Giovedi 9 giugno, un giorno prima dell’inizio del silenzio elettorale, il comitato per i referendum ha organizzato a Villa Severi di Arezzo, nel salone del CAS, un incontro con Francesca Scopelliti, compagna della vita e delle battaglie dell’indimenticato Enzo Tortora.
Il prossimo 12 giugno si voterà infatti per cinque referendum abrogativi su temi della giustizia, dichiarati ammissibili dalla Corte costituzionale lo scorso 16 febbraio, lo stesso giorno in cui la Consulta ha bocciato quelli su fine vita e cannabis.
I 5 quesiti sono stati promossi da nove consigli regionali e sostenuti dai Radicali e con la partecipazione delle forze democratiche e liberal/riformiste. Non si tratta tuttavia di referendum di iniziativa popolare, come quelli su fine vita e cannabis.
I cinque quesiti ammessi
Il primo chiede l’abrogazione della legge Severino (dal cognome dell’ex ministra della Giustizia del governo Monti, Paola Severino). Questa norma vieta la candidatura e l’eleggibilità o la sospensione della carica per 18 mesi in caso di condanne non definitive o la decadenza in caso di condanna definitiva.
Il secondo chiede una riforma della custodia cautelare, eliminando la custodia preventiva per i delitti puniti con un massimo di 5 anni di carcerazione o 4 in caso di arresti domiciliari.
Il terzo interviene sulla separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri. Il quesito chiede che venga eliminata completamente la possibilità per i magistrati di cambiare carriera da giudice a pubblico ministero e viceversa, imponendo quindi di dover scegliere in maniera definitiva a inizio carriera se diventare giudice oppure pubblico ministero.
Il quarto vuole intervenire sulla valutazione dei magistrati effettuata dalla Corte di cassazione e dai Consigli giudiziari. Il quesito vuole quindi estendere il potere di voto sulla valutazione dei magistrati anche agli avvocati e ai professori universitari.
Il quinto vuole abolire l’obbligo di raccolta firme per i magistrati intenzionati a candidarsi al Consiglio superiore della magistratura. Il quesito propone di eliminare la raccolta firme, per permettere al candidato o alla candidata di presentare liberamente una candidatura, senza la necessità di un appoggio, evitando voti politicizzati all’interno del Csm. Il comitato per i referendum