di Alessandro Artini
Sono a Roma per il fine settimana da mia cognata, che vive in campagna a Santa Maria delle Mole. Mia figlia parte per le vacanze e oggi prende l’aereo da Ciampino, che è a 10 minuti in auto da casa di mia cognata. Decido di fare una sorpresa a mia figlia e al fidanzato, che sono ignari del fatto che io sia a Roma.
Vado a Ciampino e cerco un posteggio. Vedo una luce verde, all’entrata di un parcheggio, e lestamente mi ci infilo. Pigio il bottone della macchina che distribuisce i biglietti all’ingresso, ma non ottengo nulla. Leggo più attentamente le istruzioni: c’è scritto di muovere la mano di fronte a un sensore e c’è l’immagine di una manina che si agita. Vedo il sensore e inizio a salutarlo, prima con la sinistra, poi con la destra. Nulla. Pigio un bottone per chiamare l’operatore. Qualcuno, in maniera inattesa, mi risponde. Nel frattempo, dietro di me, c’è un altro conducente. La voce dell’operatore, un po’ scocciata, mi fa notare che non ci sono più posti liberi. Non oso osservare che c’è un semaforo verde all’ingresso, perché voglio semplicemente risolvere il problema. Chiedo come fare ad uscire. La risposta, secca, mi fa sentire un deficiente: “A retromarcia!”.
Chiedo al signore dietro di me di fare anche lui retromarcia, spiego e negozio. E lui accetta di retrocedere. C’è una curva, nel vialetto di entrata, e non è facile girare a marcia indietro, ma riusciamo entrambi. Finalmente esco. All’entrata, a fianco del semaforo evergreen, c’è un monitor che avverte circa la mancanza di posti liberi. Beh, dovevo fare attenzione a entrambi i segnali… Proseguo e, di fronte al terminal, trovo un ampio parcheggio, ma c’è una scritta che precisa “Solo per soste brevi, max 15 minuti”. Ovviamente, non entro perché non so quanto debba aspettare mia figlia. Vado a cercare altri parcheggi, ma giro a vuoto. Chiedo a un signore che indossa una tuta (e che non sembra un turista), che mi dice che posso sostare quanto voglio, nel parcheggio di fronte al terminal, basta pagare (aggiunge, scuotendo una mano, che è costoso). Mi appresto, quindi, a compiere un ennesimo giro. Mentre mi muovo in macchina, in maniera incerta (qualcuno mi strombazza dietro), esce un signore da un casottino e mi intima di girare a destra. Chiedo dove posso trovare un parcheggio e con un gesto del braccio mi dà la direzione, aggiungendo un “P6”. Poiché la massoneria si attestava alla P2, capisco che devo andare più avanti e trovo il parcheggio. Mi ci infilo dentro d’un fiato: molti posti liberi, ma interdetti da un nastro bianco e rosso, con appiccicato una cartello con su scritto “Stallo, fuori uso”. Capisco che la logica del parcheggio è quella di una partita di scacchi e non mi faccio fregare dall’avvertenza “stallo”: alzo la fettuccina biancorossa e posteggio l’auto. Con ogni evidenza, quelli sono posti riservati al personale interno, che probabilmente non ne ha diritto. Conosco la pubblica amministrazione e tiro dritto. Quindi vado alle “partenze” per cercare mia figlia e il fidanzato. Pregusto la loro sorpresa nel vedermi a Ciampino, ma lei non arriva. Sono in ritardo, sarebbe stato necessario avere un anticipo di due ore sul volo. Decido di telefonarle e scopro che sono a Ciampino e stanno girando da un parcheggio all’altro per trovare un posto. Loro hanno prenotato perché vorrebbero lasciare la macchina all’aeroporto (capisco adesso il perché dei due segnali contraddittori del primo parcheggio: il verde indicava la disponibilità di posti per chi avesse prenotato, mentre la scritta avvertiva tutti gli altri che non c’erano posti). Ma, nonostante la prenotazione, il posto non c’è. Ormai non c’è più alcun sentimento di sorpresa per mia figlia, perché è sovrastata dalla paura di perdere l’aereo. La aiuto a scaricare le valigie di fronte all’entrata per le partenze, mentre il fidanzato continua a peregrinare in cerca di un parcheggio. Lei inizia a vivere uno stato di angoscia, all’idea di perdere l’aereo (io sono più tranquillo, perché non condivido la scelta delle vacanze all’estero). Ecco, improvvisamente, lui compare, a passo veloce. Li saluto e finalmente entrano.
Sospiro. Beh, ce l’hanno fatta. Quasi, quasi compro il giornale, visto che il giorno prima, a Santa Maria delle Mole, non ho trovato edicole aperte e l’unica aperta aveva terminato il Corriere della Sera. Chiedo di entrare per acquistare il giornale, ma il controllore delle “partenze” neanche mi degna. Intuisco sotto la mascherina una smorfia di disprezzo. Provo nel settore degli “arrivi”. Un giovane addetto mi guarda e non sa cosa dirmi. La sua collega, invece, con occhi sfuggenti, borbotta che non ci sono edicole in aeroporto. Obietto che non mi pare possibile, ma a quel punto anche l’altro addetto mormora, contro di me, che gli pare strano che io cerchi di acquistare un giornale in aeroporto. Mento: “Che c’è di male, ho appena accompagnato mia figlia che sta per prendere un aereo?”. Poi penso, sempre che lo pigli, l’aereo… Ma quel punto capisco che io, il giornale, a Ciampino non lo piglio di sicuro.
Me ne vado a riprendere l’auto per tornare nella campagna di Santa Maria delle Mole. Cerco di ritrovare il mio P6. Una signora, nel frattempo, tenta di entrare al P4 e sta affrontando la questione con l’operatore, battibeccando tramite la macchinetta che distribuisce i biglietti d’ingresso. Trovo il mio parcheggio, ma devo pagare la sosta. Dov’è un parchimetro? Mi guardo attorno inutilmente. Innervosito, mi caccio dentro a un baracchino dove noleggiano le auto e chiedo. Risposta: “Si paga alle macchinette del terminal!”. Me ne torno indietro, un altro mezzo chilometro in linea d’aria. La signora sta sempre discutendo con la macchinetta del P4. Trovo i parchimetri, addirittura tre. Per tutti i parcheggi, una sola area di pagamento.
Adesso sono a casa e scrivo. Ho chiesto a mia moglie, che è andata a fare la spesa con la sorella, di comprarmi un giornale. Rientrano. Mi danno un giornale tutto spiegazzato. Mi chiedo se l’hanno usato per pulire i vetri della macchina. Mi dicono che era l’ultima copia e che l’edicolante si è scusato. Gliel’ha anche fatto pagare di meno. Non oso chiedere che sconto abbia fatto loro, perché mi sono arreso.
La casa di campagna di mia cognata è al confine tra il comune di Roma e quello di Marino, ma lei vota per il sindaco di Roma. Nei suoi panni voterei solo se si candidasse Rambo e solo se avesse giurato al colonello Samuel Trautman (il suo “padre/addestratore”) di fare giustizia con ogni arma possibile. Specialmente con il coltello. (Ovviamente so che la Raggi c’entra parzialmente con la gestione degli aeroporti).
Un lettore, qualche giorno fa, ha osservato in modo garbato, commentando un articolo che ho scritto sul medagliere olimpico dei Britannici, che gli Inglesi sono antipatici e che “noi siamo su tutto migliori di loro!”. Controbatto, amichevolmente, che a Londra non ho mai trovato un aeroporto come quello della nostra capitale…
Tua cognata al Comune di Roma può votare tranquilla…Aeroporti di Roma spa è detenuta quasi al 96% da Atlantia spa (Benetton). Il Comune/città metropolitana di Roma ha poco più dell’1,5% del capitale, come suppergiu’ la Regione. Gli aeroporti funzionano benissimo, prima del covid la società faceva oltre 250 mln di utili, come funzionavano benissimo le autostrade (per fare utili dico, per il resto non si può avere tutto e se ogni tanto crolla un ponte o non si trova il parcheggio non bisogna stare a sottilizzare).
A leggere troppo il Corriere della Sera la gente finisce per l’appunto per farsi idee del tipo che “la Raggi c’entra solo parzialmente con la gestione degli aeroporti”, insomma non le si può dare la colpa, ma, magnanimamente, solo una parte.
Con tutte le colpe vere che si potrebbero rimproverare alla Raggi, dal primo giorno il suo mandato è stato associato alla foto di ogni buca, di ogni cinghiale, di ogni cassonetto strapieno, di ogni autobus bruciato. Per cui se non si trova il parcheggio a Ciampino il pensiero corre (solo parzialemente per i più generosi) alla Virginia.
Quando in Italia la politica era in mano a personaggi competenti si sapeva come gestire le cose, meno male che ora la competenza piano piano è ritornata e ritorna sempre più, magari a Roma tornerà con Calenda, che appunto competeva nell’Italia felix benettoniana montezemoliana renziana.
Rambo alla competenza italiana gli farebbe una pippa.
Non che Ciampino sia il non plus ultra degli aeroporti, ma quando mi imbarco da li’: prenoto on line, posteggio un po’ fuori in uno dei molti parcheggi disponibili e quindi mi accompagnano in auto all’aeroporto, quando torno telefono e mi vengono a prendere, acquisto ogni tipo di giornale all’edicola dentro all’aeroporto che e’ all’ingresso partenze, la prossima volta che le capita, cerchi prima il parcheggio on line, e’ facilissimo.