Povera patria, avrebbe detto lo zio Franco.
Imbarazzanti figure il cui risultato è andare a chiedere ad un uomo di ottant’anni di continuare il suo impegno. Proclami smentiti nell’arco di poche ore, dimenticati infine perché tutti si appuntano sul petto la medaglia del aver risolto l’impasse. Compreso quelli avrebbero voluto chiunque tranne l’usato sicuro. Altrimenti Salvini non avrebbe “proposto” decine di altri.
E a tale scopo il capitano aveva appoggiato la candidatura della 2ª carica dello Stato che dopo la votazione è parsa più un pugile suonato che un candidato proponibile. E che ora verrà apostrofata come quella che non è diventata presidente della Repubblica.
Come dimenticare quell’altro, quello che assicurava che avremmo avuto una presidente donna quasi a prescindere dalle qualità, sostenuto dal comico urlante che addirittura si complimentava colla capa dei servizi segreti per la prossima e “sicura” nomina.
Non mi è piaciuta neanche quella parlamentare che accusava l’emiciclo di misoginia, dimenticando come il passaggio dai servizi segreti al Quirinale avrebbe fatto somigliare l’Italia a paesi come la Russia, l’Egitto ed altre nazioni che non brillano per equilibrio e rispetto dei diritti.
Non riesco neanche a commentare l’idea di quell’uomo assai anziano dal passato infarcito di polemiche e tribunali, che ora passa più tempo in ospedali che nei consessi cui è stato eletto, volesse proporsi come candidato.
Creando la situazione per cui il segretario del Pd, partito lacerato dalle correnti, pare uscire vincitore da questa elezione se solo riesce a far dimenticare che era andato a ruota di quel giovane di Rignano.
I famosi peones del parlamento italiano, quelli che si preoccupano più del vitalizio che del futuro della nostra nazione, hanno dato maggior sostanza alla ripetizione del mandato a Mattarella, che credo fosse realmente il candidato dalla maggioranza del popolo italiano: anche perché un cambio di prospettiva avrebbe per forza di cose avuto riflessi negativi sul futuro del governo, ponendo i presupposti per la fine del gabinetto Draghi. Costringendo ad elezioni anticipate, ma io credo che non sarebbero state passaggio troppo negativo: il popolo è sovrano e le attuali rappresentanze non rispecchiano la attuale realtà del paese. Io non sono entusiasta né di Draghi né di Mattarella.
Che pur paiono giganti in queste melme. Ma non sarebbe gara al ribasso. Però fra essi siede un senatore eletto M5s, Lannutti, che ignora l’origine farlocca del libello “Protocolli dei saggi di Sion” eppur siede accanto ad una sopravvissuta ai lager. Ha anche un suo gruppo parlamentare, un incentivo a votare la Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.
Razzi, Scilipoti. Figure non dimenticate, come si fa a gioire?
Non mi sembra una ricostruzione molto originale…segue il martellamento del giornalismo “indipendente” ma in realtà sempre targato e attento a sponsorizzare chi di dovere.
Secondo questa narrazione si salva Letta, che non ha mai fatto pubblicamente un’ipotesi di candidatura, e il ganzo di Rignano, che ci vogliono riciclare in tutte le salse come un gran politico, il genio che ci ha regalato prima Draghi e ora Mattarella e che viene intervistato in ogni dove praticamente senza che un giornalista osi discutere le sue solite panzane. Non so quasi niente della Belloni, ma questa boutade da solito vendipentole della “sensibilità istituzionale” e della questione Russia che ne avrebbe impedito l’elezione è buona solo per i “parvenu” cui viene spiegato il galateo e non osano contraddire tanta scienza; e Ruzzi, come quei giornalisti che accolgono a bocca aperta ogni riedizione del vecchio Bomba ha abboccato subito, come se il ruolo di coordinamento della Belloni fosse paragonabile a quello operativo avuto da un Putin o un Mubarak. Renzi ha visto 007 al cinema e la cazzuta Judi Dench che spietatamente dirigeva il mitico agente e non esitava a usare le più sporche pratiche per combattere il male. E ha detto “volete voi Judi Dench presidente della Repubblica? No…non sta bene…”.
Il vero candidato di Renzi( e non solo) era quell’altro artista di terza categoria del maneggio che è Casini, che abbiamo schivato per il rotto della cuffia e per grazia di Dio ( Belloni for ever piuttosto).
Quanto all’altra, che è l’ultima moda e che viene spacciata come dignitosamente uscita dalla ennesima débacle della politica, la Meloni, avrebbe naturalmente eletto Berlusconi e la Serbellonia Mazzanti, se fosse stato possibile, il che la dice tutta sulla caratura del personaggio.
Comunque una performance generale pietosa, il cui unico barlume di genio è stato alla fine concludere di lasciare tutto così per il terrore di far qualche danno serio che sarebbe stato rinfacciato. Tra una settimana sarà passato anche S. Remo e si potrà ricominciare a vivere.
non sono giornalista. per il resto la sua opinione conta quanto la mia. che comunque verteva sulla qualità dei grandi elettori e su una politica che …..