Una comunità attorno alla sua chiesa: in difesa del suo patrimonio artistico, religioso e culturale

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Foto di Flavio Sisi

Tutta la comunità del Bagnoro si è rimboccata le maniche. Radunatisi han cominciato a spalare, ripulire, lavare, recuperare oggetti, arredi e corredi, dopo che l’acqua aveva sommerso questo gioiello dell’architettura romanica

Documentata fin dal 1012, la sua costruzione potrebbe risalire tra il VI e il VII secolo ed è stata nel Medioevo una delle pievi più importanti della diocesi aretina.

L’interno a tre navate, mostra in gran parte intatto l’originario edificio (pilastri, arcate, finestre della navata centrale), oggi situato oltre due metri sotto il piano di campagna, sollevatosi nel corso dei secoli per la discesa di materiali alluvionali. Il campanile esterno fu eretto nel Quattrocento.

Intorno al Cinquecento ebbe inizio il progressivo interramento e deterioramento delle strutture dell’edificio, con conseguente distruzione della facciata romanica e delle prime due campate.

Ed è stato proprio l’interramento il problema che ne ha provocato l’allagamento. Benchè siano state costruite canalette per il deflusso delle acque, la violenza della precipitazione è stata tale da rendere il sistema di svuotamento insufficiente.

E la comunità del Bagnoro è accorsa, per mettere in salvo il suo gioiello.

 

 

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