A volte gli esponenti di spicco del M5S sembrano dimenticare che ormai da due anni hanno in mano il boccino del potere.
Parrebbe in realtà che abbian bisogno come l’aria di qualche polemica da cavalcare, come ai bei tempi andati e si accontentino di qualche argomento di retroguardia, come quello dello spostamento di parte dell’ospedale San Donato in una struttura privata e nuovissima come il Centro Chirurgico Toscano e in parte alla casa di cura San Giuseppe.
Apriti cielo e spalancati terra.
In questo statalismo dilagante, anche aver utilizzato ciò che già era pronto, disponibile e attrezzato, è visto come ideologicamente perverso, foriero di sotterfugi, sinonimo di favori. Con un perfetta mentalità ex sovietica, meglio sarebbe stato costringere gli aretini a spostarsi altrove (alla Fratta) per cure mediche non rinviabili ma di base, e questo proprio mentre si chiede, si implora, si ordina, si comanda a reti unificate, di restare a casa o di spostarsi il meno possibile.
In fondo son solo una trentina di chilometri o un ora e un quarto di mezzi pubblici… In questi tempi da arresti domiciliari, forse pure un diversivo.
Qualche giorno fa il prof. De Angelis ha spiegato nel dettaglio i vantaggi di questa operazione. Operazione realizzata in 48 ore e a costi ragionevoli.
La motivazione era banale e non discutibile: lasciare completamente libero il San Donato ormai destinato nella quasi totalità, al trattamento di ricovero od intensivo delle patologie da coronavirus di occuparsi della pandemia, ovvero costituire aree e percorsi sicuri dal dilagare della malattia, per potersi prendere cura di quelle patologie chirurgiche, oncologiche o non differibili.
E’ stata anche la necessità di razionalizzare il lavoro del personale di anestesia e rianimazione del San Donato, sgravandolo almeno del peso della normale attività chirurgica, per permettergli così di dedicarsi interamente alla terapia intensiva e diciamolo pure: per permettergli anche di respirare!
In soli tre giorni si è così potuta riavere una operatività quasi totale.
Al punto che il sistema dedicato alla chirurgia robotica, l’ormai famoso “Da Vinci” si è fermato per soli 2 giorni evitando perdite sia ovviamente di tipo economico ma soprattutto di prestazioni.
Operazione impossibile se non utilizzando strutture come il CCT, oltre che di nuovissima concezione, già predisposte e che insistono nel nostro territorio. Certamente sarà stato raggiunto un accordo economico, un affitto dei locali utilizzati e del personale già operante nella struttura, compreso il personale di anestesia e rianimazione che in questo momento è vitale.
Il nostro consigliere avrebbe preferito regolarsi come a Grosseto, dove non è stato possibile per l’assenza di strutture alternative è ciò ha portato alla delocalizzazione di molte attività su Orbetello e Massa marittima, con gravi disagi alla popolazione costretta a migrare in caso di bisogno o necessità terapeutica.
Invece che cavalcare le polemiche sul nulla, mentre ancora non riusciamo a vedere un barlume di lucina in fondo al cul de sac in cui il virus ci ha cacciati, comincino coloro che si stimano classe dirigente di questo disgraziato paese ad immaginare il futuro prossimo della sanità italiana.
Un futuro in cui il “Pubblico” dovrà avere la completa gestione e controllo dei bisogni e delle necessità emergenti, integrandosi però con il privato, non più attore separato e con libera scelta di prestazioni economicamente vantaggiose (modello Lombardia), ma coinvolto nella erogazione di servizi di alto livello qualitativo, sia affrontando casi acuti che nella gestione di quelli cronici.
Paolo Casalini
L’uscita di Quartni è alquanto discutibile, ma è anche non veritiero dire che il M5S è al potere da due anni, dato che la sanità e queste scelte sono operate a livello regionale e non nazionale…
Vero, come è vero che le linee guida a Rossi gli arrivano dal ISS. Se in tutta Italia si son regolati piu’ o meno così, significa che gli han consigliato a tutti di fare così. E onestamente credo fosse l’unica cosa sensata da fare. Oggi sappiamo che ci sono stati gravissimi errori di sottovalutazione del rischio, ma (indo cojo cojo) la colpa non possiamo darla ai politici, che tutto possono essere, ma raramente dei virologhi o degli epidemiologhi. Ho l’impressione che ci sia stato un eccesso di sicurezza, una spavalderia che qualcuno ha pagato con la vita. Certe esperienze bisognerebbe viverle due volte. Ah se si potesse quanti errori in meno si farebbero… (io di sicuro)
Di certo sono stati commessi errori, ma quando si affrontano degli eventi per la prima volta è normale farli. Non è una grande consolazione, ma anche gli altri “Paesoni” che ci schifano, non hanno preso noi da esempio, anzi, si sono messi a fare i ganzini dicendo che eravamo gli untori…ma ora la ripagano con gli interessi, purtroppo per la loro popolazione incolpevole.
Fossimo un Paese serio si farebbe una analisi a posteriori e da lì si partirebbe per una riorganizzazione sia della sanità che delle competenze degli enti locali (dove in una situazione come questa in troppi hanno cercato di fare i fenomeni per farsi vedere) e per parlare finalmente di prevenzione, ma, purtroppo, temo che tornerà tutto come prima fino alla prossima bufera.
Comunque la disintegrazione della sanità toscana, la nostra in particolare, inizia da lontano, e non solo la sanità, ma la continua spoliazione di Arezzo da tutto il possibile in favore delle altre province (più volte ne avete parlato qui), quindi adesso cambiare versione e attribuire la colpa al governo mi sembra un po’ strumentale…