Un estate al mare

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Di ALessandro Artini

Ho preso un gruzzolo di giorni ferie, in attesa che cominci il nuovo anno scolastico, che molto probabilmente sarà disordinato e rutilante, denso di acrobazie tra Dad, quarantene e isolamenti. Non sono di buonumore e mi pare che al Ministero dell’Istruzione, in Viale Trastevere, gravi una sorta di maledizione di Tutankhamon per la quale anche le migliori persone, una volta entrate dentro, iniziano a combinare guai.  Riponevo molte speranze nel ministro Bianchi, e mi pareva doveroso, dopo l’incidente frontale della scuola con Azzolina… ma continuiamo a navigare a vista.

Se da un lato intravedo nuvole autunnali fredde con l’avvio dell’anno scolastico, dall’altro il caldo indolente e sfacciato mi imprigiona a casa, al riparo degli scuri abbassati. Leggo il giornale e a pagina 18 (Corsera) mi imbatto contemporaneamente in tre notizie, che mi svegliano dall’afa.

In basso la foto di Antonio Carbone, sottufficiale dei Carabinieri, morto in vacanza, sotto il sole calabrese di Paola, “nell’esercizio delle sue funzioni”, come dice il fratello. Carbone, sotto l’ombrellone, aveva visto dei tizi gettare a mare sporcizia. Forse avrà pensato, lui calabrese tornato dal Nord dove lavora per trascorrere le vacanze, che il suo mare, quello di casa sua, si meritava un maggiore rispetto. Anche se in costume, un carabiniere non smette di essere tale e sembra che abbia invitato due energumeni, per i quali il mare può ben essere il secchio dell’immondizia, a utilizzare per le cicche un posacenere. Non l’avesse mai fatto… i due hanno reagito come due serpenti a sonagli. Poco c’è mancato che dovesse affrontarli fisicamente. Evitato lo scontro (grazie all’intervento di altri), si è seduto nuovamente nella sdraio. Ed è morto.

Penso che non sarà facile dimostrare il nesso causale tra la lite e la morte e che su di esso disputeranno fior fiore di avvocati. Ma dentro di me avverto il disturbo per quei due tipi non ancora sapiens, che considerano il mare come il loro personale vespasiano. Due tizi infuriati per essere stati redarguiti, mentre non facevano altro che esercitare il diritto animalesco di lasciare le loro fatte dove capita. Forse non hanno capito che Carbone era un carabiniere e del resto c’è senz’altro un attenuante, perché, in spiaggia, non si indossano costumi da mare con i gradi dell’Arma. Certamente non mancheranno di farlo osservare al giudice… Antonio Carbone, comunque, deve esserci rimasto male. Poi il caldo… Probabilmente il giudice non condannerà i due (anche se me lo auguro di cuore), perché non esiste il reato di trogloditismo, ma io intesterei una piazza a Carbone, perché il suo senso civico non era andato in vacanza.

Leggo, poi, che a Palermo non si seppelliscono i morti e al cimitero accumulano bare su bare. Niente altro che un caso di inefficienza della pubblica amministrazione. Forse i becchini sono andati tutti in ferie contemporaneamente. Forse è mancata una firma nelle pratiche cimiteriali. Se ben ricordo è stato Napoleone a “inventare” i cimiteri, per ragioni igieniche e sanitarie, e a esportare l’invenzione da noi, in Italia (dopo aver importato, con dei carriaggi militari, una marea di opere d’arte italiane a Parigi). Si legge nell’articolo che le bare esplodono, ma pudicamente non si spiega perché. Il caldo mi rende insopportabile la falsa pudicizia e penso ai corpi in putrefazione e ai gas che esalano a causa del caldo. Penso che la pubblica amministrazione talvolta non rispetta neppure la morte.

Mi chiedo cosa direbbe Napoleone e se non farebbe passare a filo di spada qualche amministratore inetto o negligente. Di sicuro nessuno pagherà per questo oltraggio alla morte, anche se i reati contro la moralità pubblica e il buon costume dovrebbero valere… Non sarà mica che contano solo gli atti osceni in luogo pubblico! Lo scoppio delle bare, per me, è ancora più osceno.

Poi, sempre a pagina 18 c’è il rave di Viterbo, con 8 mila persone che nessuno può fermare. Ovviamente chissenefrega delle mascherine e del distanziamento.  Per non parlare poi di tutti gli ammennicoli la cui presenza visiva viene usualmente occultata dall’esistenza dei servizi igienici (che ovviamente in aperta campagna sono inesistenti).  Non sono un moralista, ma queste giornate di abbandono selvaggio alla musica, ai balli e ad ogni sorta di sfrenatezza mi paiono proporzionali al senso di vuoto interiore. Penso che ci sia molto bisogno di adrenalina posticcia, per colmare l’insensatezza della quotidianità adolescenziale. Mi chiedo in che misura c’entri la scuola…

Poi sono affascinato (!) dall’esistenza di queste zone franche, off limits, dove di fatto lo Stato abbandona la propria giurisdizione… Sono isole che si registrano in tutte le società contemporanee e che si vanno diffondendo.

Adesso mi manca una conclusione a questo articolo. Volendo potrei osservare, meditabondo, che quegli articoli, condensati nella stessa pagina, sono lo specchio di ciò che è il nostro Paese. Tuttavia, il caldo mi demotiva dall’assumere un’aria riflessiva. Pertanto, semplicemente sconsiglio tutti dal leggere la pagina 18 del Corriere della Sera di oggi.

5 COMMENTS

  1. Grazie Professore per questa cruda rassegna stampa in un momento in cui con uno spirito nichilista la nostra società sembra avvolta da un desiderio di autodistruzione etica e civile che passa dagli incendi per libeberare il territorio dalla natura ai sindacati che si schierano senza se è senza ma a difesa dei diritti dei non vaccinati che sembra ormai sia la nuova frontiera su cui hanno deciso di rendere visibile alla opinione pubblica la loro esistenza.
    Nel 1918 l’Italia attraversò il Piave con una marea di ragazzini, premetto che il paragone è azzardato ma mi ha dato speranza, però vedere tanti giovani al centro vaccinale di cortona a vaccinarsi con mia figlia mi ha infuso un senso si serenità verso il futuro e sui problemi che comporta il suo lavoro.
    Grazie Maresciallo per averci insegnato fino agli ultimi momenti fi vita cosa vuol dire amare il proprio paese e come è importante vivere per servire la nostra comunità.
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    • Federmeccanica ha proposto di far pagare ai lavoratori i tamponi che richiede d’obbligo per il rientro al lavoro (non basta il green pass). Su quale nuova frontiera si stanno affacciando?

        • Non sto deragliando, la richiesta è quella. Poi un parente molto stretto, di più non si può, ha il green pass ma per tornare dalle ferie deve presentare il tampone all’Azienda di meccanica elettronica dove lavora. E’ operaio specializzato e nel suo caso non deve pagare ancora, non credo che lo farà eventualmente nel futuro vista la natura un po’ diversa di quella realtà rispetto ai vertici sindacali di riferimento. Poi anche Lei non scherza in quanto ad “interventismo”.
          Mica tutti possono godere dell’accoglienza generosa e discreta della capitale siciliana. anche se questa forse non è stagione per andare lì.

  2. Caro Sandrino…proprio oggi giri il dito nella piaga…sono da un po'” di giorni sulla costa toscana che va da Baratti a San Vincenzo, luoghi che ho la fortuna di frequentare da molti anni. Non sara’ l eccellenza naturalistica dei mari del nostro sud e delle isole, ma la qualità” comunque e’ alta. Ormai negli ultimi anni passo un po'” del mio tempo in spiaggia a raccattare soprattutto cicche che trovo abbandonate intorno a me. Ma anche altro. E’ una spiaggia quasi tutta libera. Io sono fumatore, la gente che vedo mi sembra civile, normale, non volgare. Eppure non mi capacito come tantissime persone, che non vedi mai farlo, lascino cicche, plastiche, mascherine, fazzolettini nella bella sabbia, nell’ acqua di un bel colore, nella boscaglia che si attraversa x arrivare al mare.
    Con la plastica e’ una gara impossibile, ormai in dei giorni particolari entri in acqua traversando un paio di metri di brodaglia di microplastiche. Poi nell’ acqua tendenzialmente limpida t imbatti nei pezzi di buste e reperti vari.
    Io ho molti ricordi shockanti. Un ritorno dalla Grecia in traghetto dove di notte ( io insonne) il personale delle cucine scaricava decine di sacchi di plastica d immondizia in mare. La più bella spiaggia di Ischia dove se guardavi sotto lo splendido mare vedevi centinaia di piatti di plastica. Ischia per sue caratteristiche dovrebbe essere un santuario nazionale, e’ unica e e’ nota sin dagli albori della nostra cultura. Andavo a cercare le sue magiche e storiche fonti termali curative e le trovavo in abbandono o semi abbandono, circondate da escrementi. Tanti anni fa ho vissuto un mese allo stato brado in una splendida spiaggia sarda che si chiama Cala Domestica. Un paradiso. Durante il giorno la gente la riempiva nonostante non fosse agevole arrivarci. Ovviamente li spingeva la incredibile bellezza del luogo e dell’ acqua. Eppure la sera, quando se ne andavano, non si contavano i sacchetti di rifiuti abbandonati. Nessun rispetto religioso x la bellezza, Nessuna gratitudine x i doni del creato.Che tristezza! Non sono l unico ” raccattatore”…chi e’ con me ha fatto sempre come me e a volte vedo altri, l anno scorso c era una ragazza molto giovane che vedevo intenta tutti i giorni alla cerca…le si leggeva in faccia la sofferenza, lo sconforto.
    Siamo in ritardo su tutto, come dimostra la questione dei cambiamenti climatici. Ma quel che racconti te e quel che racconti io e’ indicativo di quanto ancora sia scarsa a livello di massa la sensibilità” ambientale.
    L ambientalismo del resto ha attratto l interesse di molti ma e’ stato piu’ fondamentalmente deriso come eccessivo, estremista, irrazionalmente d ostacolo alla crescita economica.
    Non voglio certo tirarmi fuori da responsabilità” xche'” raccatto qualche cicca e qualche plastica e perché” ho sempre sostenuto l ambientalismo. Probabilmente il mio modus vivendi e’ anch’ esso incompatibile con la salvezza del pianeta. L errore piu’ grande e’ dare x scontato che ormai la gente abbia capito l urgenza del problema ambientale.
    Ho l impressione da sempre che non faremo mai il necessario se non obbligati dalle tragedie, e quando sarà” troppo tardi.
    Per le bare bomba, che sembrano tutt’altra cosa, il discorso e’ invece simile.
    Io sono convinto che non e’ un discorso di risorse…di personale. Il problema e’ che ci sono ampi settori della P.A. d inefficienza consolidata. Una P.A. che vive prima per se’ stessa che per i servizi da garantire, piena di consolidati interessi parassitari, di appalto, sindacali, di clientela politica.
    Del resto se non sbaglio e’ più di un anno che a Palermo ci sono spaventosi accumuli di bare e a volte a stento si ritrova quella giusta se c e” da movimentarla.
    Forse dobbiamo appunto arrivare al punto che ci esplodono i parenti nelle bare perche’ la gente si ribelli, ma non e’ detto che succeda, magari ci abitueremo anche a questo, o si amplieranno e refrigeranno i locali. Ricordi le ecoballe capane di cui non parla più nessuno? Sono milioni, ce ne sono del secolo scorso, sono ancora lì.

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