Umiliazione e pistola: la nuova scuola dei balilla
Per chi conosce un po’ la scuola, e magari ci ha passato molti anni della sua vita, e ne conosce anche le insufficienze e i limiti, sentire un ministro della Istruzione che parla di umiliazione è proprio imbarazzante. Poi scatta l’indignazione. Ma in che mani siamo?
Nei giorni scorsi il Ministro della Istruzione Valditara ha dichiarato, citando un caso d bullismo:”Quel ragazzo deve fare i lavori socialmente utili, perché soltanto lavorando per la collettività, per la comunità scolastica, umiliandosi anche, evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità, di fronte ai suoi compagni è lui, lì, che si prende la responsabilità dei propri atti e fa lavori per la collettività. Da lì nasce il riscatto”..
Non sappiamo se Valditara confonde umiliazione con umiltà (che son concetti ben diversi), ma ipotizzare soltanto che l’umiliazione possa essere uno strumento di educazione, significa tornare ad una scuola pre-ottocentesca,.Più che alla alla deamicisiana maestra dalla penna rossa (tutta dolcezza e preoccupazione per i suoi alunni) Valditara fa pensare ad una maestra con la penna nera!
Ma è evidente che l’esimio ministro non ha mai letto un libro di pedagogia né di didattica. Non pretendiamo che legga don Milani ma qualche aggiornamento sulla didattica motivazionale alla luce delle teorie pedagogiche novecentesche e post novecentesche gli eviterebbe affermazioni di una gravità inaudita e che la dice lunga sulla “visione” della scuola di questo governo. Caro Ministro, la scuola non è un riformatorio per bulli! Caso mai ha il dovere di recuperare ed educare anche i bulli.
E se non bastasse Valditara, a confermare la visione della scuola della destra di governo ci ha pensato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,Giovanbattista Fazzolari, che ha precisato meglio che scuola vorrebbero questi signori. Fazzolari ha proposto al generale Franco Federici, consigliere militare della (anzi “del” , absit iniuria verbis) premier, di insegnare il tiro a segno nelle scuole. «Dobbiamo fare un tavolo per un progetto di insegnamento del tiro a segno nelle scuole. C’è tutta una rete di associazioni che si possono coinvolgere e mettere in contatto con il mondo della scuola».
Ma sono questi i problemi della scuola italiana?. Gli insegnanti sono tra i più malpagati d’Europa e spesso devono fare proprio i missionari per svolgere al meglio la loro funzione educativa, per aiutare tutti gli alunni ad apprendere, a diventare cittadini consapevoli, senza umiliarli e senza insegnare loro a sparare. Nel frattempo il governo parla di ulteriori tagli alla scuola, di accorpamenti, di eliminazione di sezioni periferiche, di eliminazione dell’autonomia di plessi storicamente affermati (pensiamo, tra l’altro all’ISIS E. Fermi di Bibbiena, una delle scuole più antiche e prestigiose nel settore tecnico, che sulla base dei nuovi parametri ipotizzati dal governo della destra, perderebbe la propria autonomia).
Insomma stiamo proprio tornando alla scuola del balilla. Non a caso in questi giorni, dopo le sparate dei due rappresentanti del governo meloniano, è molto citato lo slogan del ventennio “libro e moschetto, fascista perfetto!”
Ci saremmo aspettati qualche presa di distanza dal premier, dagli alleati di governo. Ma evidentemente condividono la visione di Valditara e Fazzolari.
Oppure della scuola non importa loro niente. Non è un argomento da campagna elettorale!
Circolo Arturo Bibbiena e Poppi
Giorgio Renzi e Luca Tafi