Gli indagati, sono accusati di aver attuato un disegno criminoso iniziato dal 2010 e perfezionatosi nel maggio 2015, quando nel comune di Camerata Picena venne presentato, anche con lo sponsor di una nota associazione ambientalista, ignara delle illegalità un nuovo progetto per ritirare e ricondizionare gli elettrodomestici usati, da parte di un’azienda con sede ad Agugliano (AN), facente parte del gruppo di un’azienda del Riminese, impegnata nella logistica e collegata a società Polacche. Da qui il nome dell’operazione denominata ”RAEhELL”, per la grave situazione ambientale creata presso uno dei due siti sequestrati, quello di Agugliano, area peraltro vincolata paesaggisticamente e percorsa da un torrente demaniale.
Le indagini sono iniziate proprio dall’azienda dell’anconetano nel 2017 quando i Carabinieri della Forestale di Ancona scoprì che le ingenti quantità di rifiuti Raee, destinati ufficialmente al recupero, erano al centro di un giro illegale che veniva gestito dagli amministratori dell’azienda di Agugliano in associazione con un’Azienda di Rimini operante nel settore dei rifiuti. Già dal 2012 le aziende avevano iniziato ad accumulare rifiuti vetrosi pericolosi in quantità rilevantissima, per un quantitativo che nel 2016 ammontava a circa 10.000 tonnellate, per i quali non c’era alcuna possibilità di mercato e di recupero, ricavati da monitor e televisori a tubo catodicoprovenienti da gran parte d’Italia, con il palese intento di accumulare denaro illegalmente ed abbandonare il sito, cagionando il fallimento fraudolento dell’azienda al fine di evitare le spese di smaltimento stimate in 1.100.000 euro.
Secondo le indagini il ricondizionamento degli elettrodomestici era uno dei modi per far fluire i soldi accumulati illegalmente con i rifiuti vetrosi, verso la società madre con sede legale in San Giovanni in Marignano (Rimini). In particolare l’azienda del riminese ritirava gli elettrodomestici usati presso le abitazioni, a seguito di contratti con la grande distribuzione, e li rivendeva per il ricondizionamento all’azienda del medesimo gruppo, di Agugliano, a prezzi più elevati rispetto a quelli di mercato, inesorabilmente al fallimento.
In questo modo si generava un flusso illegale di denaro verso la società riminese, lasciando così ad Agugliano rifiuti ricchi di piombo e altri metalli pesanti, frammisti a polveri fluorescenti pericolose, in grado di inquinare gravemente il sito tutelato paesaggisticamente. Le prime analisi dei terreni eseguite dall’Arpam di Ancona, hanno evidenziato concentrazioni di metalli pesanti molto superiori a quelli consentiti. Al termine della prima fase delle indagini, nel 2017 è stata sequestrata l’area in cui erano stoccate 10.000 tonnellate di rifiuti pericolosi vetrosi derivanti dai monitor dei televisori.
Successivamente le indagini hanno portato alla emissione da parte dell’Autorità Giudiziaria delle misure cautelari eseguite nei giorni scorsi, hanno individuato tutti i responsabili del traffico illecito dei rifiuti definendo con maggiore accuratezza i meccanismi fraudolenti adottati dagli indagati individuando anche un successivo traffico illecito di schede elettroniche sempre ricavate da rifiuti Raee, le quali venivano ritirate con mezzi non autorizzati, senza documentazione o con documentazione falsa, per poi essere venduti ad aziende che procedevano ad estrarre i metalli preziosi in esse contenuti. Oltre 37 viaggi illeciti documentati in poco più di un mese, con diverse tonnellate di rifiuti trasportati e commercializzati illegalmente. Accertata anche la falsificazione di bilanci aziendali e registri dei rifiuti anche con utilizzo di false fatturazioni.