di Riccardo Mazzoni
L’allarme lanciato dal ministro Cingolani sul costo impazzito delle bollette è piombato sulla politica italiana come un fulmine a ciel sereno. Eppure, nell’indifferenza generale, era chiaro da tempo a chi monitorava l’aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime (in un anno sono raddoppiati) – combinato con il maggior costo dei permessi di emissione di anidride carbonica – che la tempesta stava per arrivare, e che per l’Italia sarebbe stata una tempesta più che perfetta, visto che la nostra manifattura paga già da tempo una fra le più alte bollette elettriche d’Europa. Ma il fatto più sorprendente è che la stangata sulle bollette era stata annunciata due mesi fa dalla stessa presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen durante la presentazione del maxi piano comunitario sul clima: “Il principio è semplice: l’emissione di CO2 deve avere un prezzo che incentivi consumatori, produttori e innovatori a scegliere le tecnologie pulite, per andare verso prodotti puliti e sostenibili. E sappiamo che il prezzo del carbonio funziona. Quindi rafforzeremo il sistema di scambio di quote di emissione nell’industria e nella produzione di energia, e lo estenderemo all’aviazione a al marittimo”. Un ragionamento molto diretto, basato sulla convinzione che l’economia dei combustibili fossili ha raggiunto i suoi limiti e che quindi servono nuovi modelli, costi quel che costi. Più chiara di così la presidente non poteva esserlo: attribuire un prezzo al carbonio sarà “il punto centrale che guiderà l’economia” nei prossimi anni per centrare l’obiettivo storico della rivoluzione verde con una tabella di marcia che prevede di ridurre le emissioni di Co2 del 55 per cento entro il 2030.
In quel discorso-manifesto – tenuto 14 luglio – c’erano già dunque tutti gli elementi di preoccupazione che sono invece rimasti sotto il tappeto fino al monito di Cingolani. Il problema del tutto sottovalutato dai vertici europei è che l’ambizione di diventare il primo Continente in regola con i comandamenti gretini rischia di avere un drammatico costo economico e sociale, e non basterà certo il Fondo per il clima promesso dalla Von der Leyen a poter affrontare la povertà energetica e tagliare le bollette a famiglie vulnerabili e piccole imprese. Nell’immediato toccherà ai governi nazionali correre ai ripari per scongiurare fiammate inflattive e una gelata sui consumi che minerebbe la ripresa economica – oltre che un inverno al freddo per la fascia più fragile della popolazione – ma subito dopo andrà inevitabilmente rivisto il cronoprogramma Ue sul clima, perché illudersi di compensare i deficit di energia con le rinnovabili è un’illusione da radical-chic dell’ecologia.
Cingolani è stato messo in croce dai suoi mandatari grillini per la sua apertura al nucleare di nuova generazione, e la stessa sorte è toccata a Salvini, reo di aver detto l’ovvio, ossia che nuove centrali “verdi e sicure” ci salverebbero dalla endemica dipendenza energetica dall’estero. Ma siamo in Italia, la patria del luddismo ideologico.
Un’altra perla di saggezza del Mazzoni, che glissa seraficamente sulle politiche seguite dalla sua parte politica ( e per la verità da quasi tutte le parti politiche) per decenni.
Oggi danno per scontate tante cose che fino a ieri guardavano con sufficienza come espressione di estremismo e patologia ambientalista, ma lo spirito è sempre lo stesso, basta vedere l’espressione “comandamenti gretini” o “radical-chic” o ancora “luddismo ideologico”. Insomma, si fa buon viso a cattivo gioco, almeno fino a quando magari non verrà fuori qualche ennesima insofferenza che verrà prontamente cavalcata come si fa con tutti i maggiori problemi mondiali, tipo le migrazioni, e allora magari si punterà smaccatamente su finte soluzioni come il petrolio nell’Adriatico, per abbagliare i Menchetti di turno.
E’ accaduto il miracolo che finalmente l’Europa, e non solo, vedi gli USA post trumpiani, ritengano di porre alla base delle loro politiche il problema ambientale (staremmo a vedere poi se è veramente così nei fatti) e nessuno ha ora il coraggio di contestare queste scelte che hanno sempre sabotato con tutte le loro forze.
Lo si fa sotto traccia, nel caso per esempio parlando appunto di “ambizione di diventare il primo Continente in regola con i comandamenti gretini”, insomma, come se in fondo si fosse un po’ ambiziosetti e in fin dei conti il tutto fosse una cretinata.
E il problema in realtà esiste se poi aumenta il costo dell’elettricità e del gas. Solo che non si tratta di una problematica contingente, ma la situazione odierna è il frutto di decenni di politiche energetiche e industriali sbagliate, non di ubbie dell’ultim’ora.
La transizione ha problemi enormi perché il problema da risolvere è enorme, e i politici alla Mazzoni sono del tutto inadeguati alla bisogna, capaci solo di esprimere un (apparente) buon senso, cerchiobottista e un po’ trito.
Il deficit energetico non sarà compensabile con le fonti alternative, ma ciò che si può fare in questo campo è tantissimo, e altrettanto su politiche di risparmio energetico.
Penso anch’io che tutto va affrontato in modo “laico”, compreso il discorso dell’energia nucleare, perché se si trovassse il modo di eliminare o abbassare i rischi tutto potrebbe essere riconsiderato. Ma si sta parlando di tecnologie né pronte né con potenzialità applicativa se non a lungo termine, e anche Cernobyl o Fukushima erano centrali garantite per sicure, quindi staremo a vedere. Salvini poi delle ipotetiche nuove centrali citate da Cingolani ne ha parlato più che altro per rilanciare quelle di tipo attuale, col solito contorno di motivazioni che poi ha sempre cozzato con gli esiti referendari.
L’intervento di Mazzoni a me sembra buono solo per gli sproloqui del caporal Menchetti la cui essenza vitale sembra sempre essere il mettersi entusiasticamente sull’attenti e fare il balilla di ogni anacronismo.
Mi dispiace Colonnello, ma devo riconoscere di nuovo in Lei una crudeltà spietata: l’Ingegnere è tormentato per la patria devastata e Lei cosa fa? Infierisce senza riguardo. Che poi abbia digitato, euforico, direttamente dalla sagra di Montagnano non è da escludere (da lì potrebbe scaturire la visione di Generale e Ingegnere in campo di luce).
D’altra parte nell’argomentare si nota qualche incongruenza: ma non parlavano di superare l’era del carbonio? Allora il petrolio adriatico dovrebbe diventare anacronistico (in teoria); lo stesso vale (sempre in teoria) per gli idrocarburi leggeri condotti fino in Puglia. Poi non sono così aggiornato ma mi sembra che in Basilicata estraggono senza aver incontrato grandi opposizioni dai vari citati oscurantisti (Vendola poi è stato condannato per aver avuto un occhio di riguardo verso ILVA , quando i vertici dell’Azienda sono stati imputati per disastro ambientale o qualcosa del genere). Come vanno le diverse perforazioni interessate qualche anno addietro da un referendum? Non credo siano state interrotte. Intanto si è creato un mercato mondiale per le quote di CO2. Diffido per questo su finanziamenti imponenti riservati alla “transizione”, come verranno impiegati? Esistono “azioni” precise già impostate?
Altrimenti si deve ammettere che la strada è la “decrescita” (felice, triste o apatica che sia).
Sono crudele perché il Menchetti sotto sotto mi è stato sempre simpatico, è una persona che ha strutturalmente un modo di vedere le cose opposto al mio e quindi mi incuriosisce, poi mica spara sempre cazzate più grosse delle mie. Senza contare quanto l’invidio perché sembra un vero fancazzista ed è sempre al giro a vedere bei posti ed opere d’arte, mentre io…
Lei è arrivato tardi…una volta il nostro metteva sempre foto di prosciutti, culatelli, aglioni..e qualche volta lo fa ancora…abbiamo provato in molti a scroccare qualche invito, ma non ci ha mai degnato nemmeno di una risposta negativa…si pappa tutto per sé e probabilmente fa bene, ma non so se poi a volte lo fa con Alessandro…Lucia…come li chiama lui…o coi suoi compari del Rothary.
Cosa ci vuol fare…è più di 10 anni che ci dicono, per invogliarci a trivellare in ogni dove, che la Croazia ci ruberà tutto, ma anche la Croazia va avanti a stop and go a seconda dei governi. Si è presentata la cosa come un Eldorado e non lo è. Il problema è se deve prevalere la corsa a trivellare tutto il Meditarraneo ( non solo l’Adriatico), col principio per ogni Paese di doverlo fare prima che gli rubino tutto quegli altri o abbandonare (tutti insieme) questo modo di vedere le cose per altre politiche energetiche. Il petrolio-gas adriatico non sarebbe comunque minimamente la soluzione ai nostri problemi energetici e ovviamente porterebbe anche impatti negativi.
Certo, sulla crudeltà scherzo ovviamente. Buona serata
Carissimo e lucidissimo Mazzoni come non posso tormentarmi per la nostra patria devastata da decenni di anacronismo, incivile e antiscientifico ambientalisti che ha devastato la crescita energetica della nazione con il massimalismo di Pecoraro Scanio Emiliano il Dibba il Vendola tutta una colorita carovana di strani e folcloristici personaggi che hanno regalato il petrolio dell’Adriatico alla Croazia ostacolato un gasdotto per l’esposto e trapianto di 209 olivi quando l’intero territorio era infestato dalla xilella (Che essendo un virus come il covid è chiaro che era una invenzione degli speculatori) ci metta poi tanto per stare con i piedi sulla Chiana la Chiara che hanno fatto per spegnere la ciminiera di San Zeno che tanta dalubre elettricità produce senza petrolio per i colli di aretini.
Che fare !
Oggi meno male che abbiamo il generale e l’ingegnere che nel loro campo
di salutare luce costruiscono la strada da percorrere.
https://uploads.disquscdn.com/images/73266413758b0d890a61ede20e516038cea0bbe9780dffa3983b389cea6a170c.jpg
Centrali “verdi e sicure” si possono basare solo sulla fusione nucleare, quando si riuscirà a riprodurre e controllare in questo pianeta quanto avviene nel sole saremo nel “concreto”, ad oggi siamo nel teorico e nello sperimentale.
L’ultima generazione di centrali prevede comunque la fissione, uranio come combustibile e uranio a bassa emissione da smaltire. Si eviterebbe rilascio di CO2, resterebbe da importare il combustibile, dopo la sua estrazione mineraria, e prevedere il trattamento del residuo, comunque riciclabile a scopi militari.