Cane non morde cane

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Walter Cotugno

Tutti si lamentano della lentezza della giustizia, ma all’atto pratico nessuno fa nulla. Fascicoli dimenticati, indagini lacunose e archiviazioni a raffica sono cronaca quotidiana. Lo sport nazionale giocato nei tribunali, con estrema bravura da giudici e avvocati, pare essere quello di dribblare i processi (con la risibile motivazione di una ipotetica “economia processuale) e di rincorrere la prescrizione dei reati, garantendo cosi’ l’impunita’ laddove sia necessario.

Per questo, l‘Italia e’ stata piu’ volte sanzionata dalla comunita’ europea per aver contravvenuto al principio generale del giusto processo e per la lunghezza interminabile dei procedimenti.

Ma le cose non sembrano essere cambiate. Nei palazzi di giustizia i procedimenti interminabili, protratti fino alla prescrizione, sono all’ordine del giorno.

E’ il caso dei diciotto fascicoli penali, relativi ad altrettante denunce, che da oltre due anni giacciono sulla scrivania del pm Walter Cotugno a Genova.

Roberto Rossi

Il contenuto di queste denunce si riferisce a reati commessi dall’ex procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi, attualmente procuratore generale ad Ancona, a partire dal 2013. In quei fascicoli, iscritti a modello 44 nel registro delle notizie di reato contro ignoti, anche se il nome c’e’ scritto bello e grosso, vi sono allegate le prove dei reati ascritti al procuratore.

Reati gravi, di corruzione, come il caso dei 50 mila euro consegnati da un imprenditore al suo braccio destro, il poliziotto Antonio Incitti e della parcella mai pagata all’avvocato di fiducia Mauro Messeri, del foro aretino. Quest’ultima circostanza e’ da riferire all’incarico in un procedimento che ha coinvolto il giornalista Paolo Casalini.

Oggetto dello scandalo fu un articolo nel quale il giornalista osava confutare la tesi che nel 2010 indusse Rossi a richiedere lo stato di insolvenza di Eutelia Spa, una delle piu’ importanti, forse la piu’ importante azienda aretina.

Numeri alla mano, Casalini mise nero su bianco che Eutelia non fosse nelle condizioni di essere dichiarata insolvente e che al contrario godesse di buona salute finanziaria. Tale affronto gli costo’ una bella denuncia da parte di Rossi per diffamazione. Per la cronaca, Casalini e’ stato assolto nei tre gradi di giudizio.

Walter Giuseppe Cotugno, nato a Genova il 23 maggio 1966, il pm titolare dei suddetti fascicoli e’ nome noto alle cronache nazionali, come si addice ad un giudice di grido. E’ sua la frase “inutile abbaiare ancora” rivolta ad alcuni avvocati degli imputati nel corso di un’udienza del processo per il crollo del ponte Morandi. Frase che non e’ piaciuta al consiglio direttivo della Camera penale ligure che ha richiesto un intervento del procuratore capo Nicola Piacente per prendere “opportuni provvedimenti”. Anche il presidente del collegio giudicante, Paolo Lepri, aveva deciso di replicare con poche battute ma dopo averci dormito aveva deciso di rispondere alle parole del pm con maggiore fermezza arrivando a dire: “Se ci sono 43 morti e molti feriti che aspettano una risposta, qualsiasi essa sia magari bisognava effettuare scelte processuali diverse“. Colpito e affondato.

L’abbaiare degli avvocati, stando alla percezione di Cotugno dei suoi antagonisti processuali, potrebbe farci comprendere i motivi che lo avrebbero indotto a tale inescusabile dimenticanza. Se e’ vero, come dicevano i latini “Canis canem non estche “cane non morde cane” cioe’ i simili non si fanno la guerra tra loro così come un cane non morde un altro cane, allora e’ tutto piu’ chiaro e forse si capisce la ragione per la quale da ben due anni il pm in questione ha seppellito in un cassetto i diciotto fascicoli penali che riguardano Roberto Rossi.

Diciotto fascicoli, sui quali Cotugno ad oggi non avrebbe fatto alcuna indagine, come invece prevede il suo ruolo, e che stanno per essere avocati dalla procura generale di Genova.

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