Saione e l’immigrazione: un tessuto sociale da ricostruire

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Una certa narrazione post 4 marzo 2018 da parte del centro sinistra italiano, ci ha spiegato che i partiti di sinistra o di centro che compongono questa area, sono stati sconfitti perché hanno perso il contatto con le periferie, con i ceti piu’ poveri, ovvero con le classi popolari e poi su su fino al ceto medio.

Quanto sta avvenendo oggi in Italia fa apparire invece i sottintesi di quella narrazione, irrealistici e fuori dal tempo, almeno nel senso in cui è stata intesa da chi l’ha proposta.
I milioni di elettori vagheggiati da D’Alema non ci sono piu’ e non ci sono stati da tempo. Il consenso della vecchia sinistra italiana si è volatilizzato. Il centro galleggia. I moderati che su questo punto di equilibrio hanno prosperato per anni, sia di qua che di là della linea del centrocampo, hanno perso la bussola e stanno navigando in balia delle onde ed in una tempesta che sta tutta dentro ad un bicchier d’acqua.

Le periferie e i ceti popolari sostengono ormai in massa la Lega, che ha saputo cavalcare le contraddizioni della sinistra (che ricordiamolo, accusò di fascismo il ministro Minniti) e dello stesso Renzi e poi di Gentiloni che seppur debolmente, la seguirono su questa strada (che per sua stessa natura non poteva essere diversa), lasciando cioè in apparente competizione i poveri nostrani con i miserabili piu’ miserabili del pianeta, frutto dell’immigrazione.

Salvini ha annusato l’aria e fatto solo quello che gli si chiedeva: navigare a vista con azioni dimostrative di nessun significato pratico, continuando invece ad illudere, anzi accentuando queste illusioni (come da 40 anni a questa parte i politici tutti) ovvero che esistano colpevoli esterni identificabili e rapide scorciatoie per uscire dalla miseria: incassare subito la ricchezza delle future generazioni per poi sperperala. Che poi è quello che hanno fatto con noi.

Esaltando, attraverso una narrazione mediatica attenta e capillare i problemi di ordine pubblico che questa spinta migratoria mal gestita ha generato, è stata fatta apparire l’accoglienza solo un business malavitoso e le organizzazioni umanitarie dei delinquenti, ribaltando il rapporto tra giusto e sbagliato e stabilendo al contempo una netta demarcazione tra i cattivi di casa nostra e i cattivi di importazione, annacquando i primi ed esaltando i secondi, rendendo infine l’insicurezza il primo problema nella percezione degli italiani (anche se le statistiche dicono il contrario, non conta nulla).

E’ stato facile per la destra populista esaltare il problema e proporre la soluzione per poter infine attirare a sè questa stessa base, ponendosi come salvatori, ovvero come coloro che li avrebbero liberati da questo gioco al massacro.

Siamo ormai ben oltre le piccole polemiche sui diritti sociali, sulla difesa del lavoro e dei lavoratori. Identificato il capro espiatorio di tutti i mali, su questa narrazione è stato inserito finalmente il libro dei sogni: quello della spesa senza fine, delle pensioni anticipate, della Europa brutta e cattiva che ci vuole male e che ci impedisce di scialacquare a debito, del complottismo come arma liberatoria e come argomento deresponsabilizzante, trovando un capro espiatorio ad ogni sofferenza, ad ogni fallimento.

In questo quadro, che è impossibile possa essere esaustivo (le mie sono solo riflessioni ad alta voce) le forze dell’ordine hanno dimostrato tutta le loro difficoltà nell’intervenire al mutare di una variabile sul territorio. Come fu per le BR, quando servì una profonda ristrutturazione del sistema di intelligence rispetto alla vecchia organizzazione imperniata solo attorno alle questure (i carabinieri però furono molto piu’ veloci) così la presenza, tutt’altro che massiccia e diffusa di nuovi e diversi soggetti sul territorio, ha cambiato i punti sensibili dell’ordine pubblico senza che per questo si riuscisse ad adeguare in tempi ragionevoli, le modalità di intervento e controllo. Anzi, in certi momenti mi è sembrato che volutamente si lasciassero le situazioni marcire (vedi il Pionta) per poter soffiare forte da poppa su certe aree di riferimento. Contemporaneamente invece, si chiede di colpire i negozietti che vendono la paglia da fumo (l’erba senza quasi THC): quasi che non si voglia rischiare che facciano concorrenza ai piccoli spacciatori di marjuana (quella vera), attorno a cui si è sviluppata una letteratura giudiziaria e mediatica anche nella nostra città.

L’impressione che se ne è ricavata per il comune cittadino, è quella di essere assediati da bande di debosciati, etnicamente troppo facilmente riconoscibili, che potevano vagare senza alcun controllo perché nessun particolare controllo era mai stato preventivato.
Un par di scazzottate a Saione (che in tempi normali non avrebbero avuto manco l’onore di un trafiletto in cronaca) hanno potuto accomunare questi eventi, mediaticamente ben orchestrati, a situazioni di grande pericolo percepito. L’uso infine di descrizioni apocalittiche (ghetto, Bronx, casba ecc.ecc.), efficaci ad attrarre i lettori, che sono alla costante ricerca di conferme alle proprie paure, hanno così ridipinto un intero quartiere, tratteggiandolo di fosche nerissime, generando fughe tanto sciocche quanto inutili ed infine il crollo dei valori patrimoniali.

Chi potranno votare oggi gli abitanti di Saione, se non chi promette (anche senza riuscirci) di restituire dignità, fosse anche solo mediatica, a questa zona? Se l’autoritarismo di destra ha reso eccezionale la percezione del pericolo, solo l’autoritarismo di destra è autorizzato a disinnescare la bomba sociale farlocca che si è tramutata in odio e razzismo.

Anche se le spinte migratorie cessassero, anche se quelli che ancora stazionano in Italia se ne andassero nel Nord Europa dei loro sogni, questi anni lasceranno un solco profondo nella società italiana. Nulla potrà mai piu’ essere come prima.

Ma ancora siamo ben lontani da questa situazione ed anche se i moderati (iniziando da Forza Italia) o i progressisti largamente intesi, non troveranno delle risposte convincenti ed autonome a questo problema, è del tutto inutile che vadano ad incontrare le periferie e i ceti popolari, rischierebbero di parlare ai muri. Al massimo potranno, come i totiani, spostarsi anche loro sulle ali della xenofobia in bocca a Salvini, che li fagociterà senza problemi restituendogli solo il ruttino finale!

1 COMMENT

  1. Devo dire che nella desolazione che caratterizza il trattamento di questi temi nella stampa locale il Casalini appare un fuoriclasse del giornalismo.

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