di Alessandro Artini
Molti sostengono che non dovremmo inviare le armi, ma, senza di esse, cosa potrebbero fare gli ucraini? Dovrebbero arrendersi e per avere salva la vita inginocchiarsi, in casa loro, di fronte allo zar di tutte le Russie, Putin il Grande.
Ovviamente Zelensky verrebbe giustiziato, perché per lui, che ha osato opporsi, non sarebbe possibile ottenere un salvacondotto. Certamente anche i collaboratori del presidente rischiano la vita e quanti altri ucraini sarebbero in pericolo, dopo essersi arresi? Probabilmente tutti gli indomiti combattenti, cioè decine di migliaia di persone, sarebbero passati per le armi, perché la guerra funziona così.
I pacifisti diranno che questo finale è scontato e che la resistenza non ha prodotto altro che ulteriori complicazioni. Qualcuno potrebbe anche aggiungere (magari senza dirlo ad alta voce) che, conoscendo Putin, se la sono andata a cercare e sarebbe stato meglio arrendersi prima che la vicenda iniziasse. Dunque, “Basta con la fornitura di armi!”, ribadiscono quei pacifisti, tanto il finale è già scritto… Davide ha avuto la meglio, perché, secondo il Primo Libro di Samuele, aveva Dio dalla sua parte, ma di regola vince Golia, che ha, dalla sua, la forza. Fine del ragionamento.
A lato di questa opzione di resa, ce n’è un’altra apparentemente simile, sempre di natura pacifista, che potremmo definire, tuttavia, come “nonviolenta”. Molti, infatti, evocano le strategie di “nonviolenza”, perché le armi, anche se usate a scopo di difesa, portano inevitabilmente morte e distruzione. Questa seconda opzione potrebbe assumere un valore diverso dalla resa, la quale, seppur giustificata dalla netta preponderanza delle forze nemiche, potrebbe apparire come un atto compiuto per mancanza di coraggio, cioè una scelta pavida. La nonviolenza, infatti, è una strategia praticata da grandi personalità come il Mahatma Gandhi e Martin Luther King, la quale implica una forte determinazione personale e che, in certi casi, si rivela straordinariamente efficace. Essa, diversamente dalla resa, implica uno straordinario coraggio, che solo pochi possiedono.
In Italia, il Partito Radicale più volte si è fatto promotore di azioni “non violente”, finalizzate a manifestare l’obiezione di coscienza rispetto ad alcune scelte politiche e normative. Ricordo le azioni di disobbedienza civile di Adele Faccio (che hanno compreso anche l’arresto e la carcerazione) e di Emma Bonino, quando l’aborto era illegale; numerose, poi, sono state le azioni non violente di Marco Pannella (dagli scioperi della fame ai sit-in).
Norberto Bobbio, in un libro del 1979, che affronta, su un piano filosofico, le tematiche della guerra e della pace, spiega che la nonviolenza non deve essere banalizzata. Ciascuno di noi non è violento nella normale quotidianità della vita. Fortunatamente le piccole controversie automobilistiche, quando qualcuno è costretto a una brusca frenata perché qualcun altro ha dimenticato di rispettare una precedenza, si risolvono al massimo con qualche parolaccia. Posso dissentire da un collega di lavoro, ma non per questo cerco di menarlo. Ovviamente non è questa la nonviolenza. Essa è tale quando viene attuata in condizioni estreme, quando cioè la vita stessa di una persona è esposta al rischio di morte. Si è nonviolenti, per esempio, “nel caso di legittima difesa, di resistenza ad una oppressione intollerabile, di risposta efficace a crimini collettivi come quelli dei nazisti”, quando, in altri termini, la violenza di reazione è considerata, per comune opinione, del tutto legittima. Occorre osservare, infine, che la nonviolenza di Gandhi è stata efficace perché era rivolta contro gli inglesi, i cui governanti avevano di fronte un’opinione pubblica nazionale, decisamente potente e informata, che ne criticava le scelte. Ma avrebbe avuto la stessa incisività contro Hitler?
Come si ricava da queste riflessioni, la pratica della nonviolenza è tutt’altro che agevole. Aldo Capitini, filosofo, anch’egli sostenitore della non violenza, in un testo del 1967 ne definisce le tecniche, perché essa, sotto certi aspetti, pare controintuitiva e innaturale. Occorre, egli spiega, praticare esercizi di meditazione, individuali o collettivi; abituarsi a ricevere offese, ingiurie e colpi; occorre considerare il violento come un compagno di viaggio, senza cercare di vincere, ma praticando gli insegnamenti della nonviolenza; essere convinti che non è la fretta a vincere, ma la tenacia, ecc. Queste brevi indicazioni, tutt’altro che esaustive, ci fanno capire che la scelta della nonviolenza richiede uno straordinario impegno e coraggio. Richiede soprattutto un percorso di ricerca ed elaborazione soggettiva che solo la singola persona, nel silenzio profondo dei propri pensieri intimi, può liberamente compiere. Una scelta che nessuno può richiedere ad altri. Chi percorre quella strada lo fa per un intimo convincimento, che non può nascere su richiesta altrui. Anzi, poiché la nonviolenza ha a che fare con l’essenza della libertà personale, se qualcuno adottasse una tale scelta in ossequio ai consigli o alle direttive altrui, ne inficerebbe il valore stesso.
Tornando alla nostra domanda iniziale, le armi vanno date agli ucraini perché è comune opinione, come suggeriva Bobbio, che sia legittimo difendersi con la violenza da un aggressore violento.
Se gli ucraini decidessero di non usare quelle armi sarebbe una loro scelta, ma se noi non gliele dessimo, li costringeremmo semplicemente alla resa e alla morte. Senza scelta. Nessuno di noi, seduto comodamente in poltrona, ha titolo per chiedere questo agli ucraini.
LE armi, come da costituzione italiana, non vanno date a nessuno! queste sono le nostre regole che draghi, schiavo degli usa, non sta rispettando! tutte gli altri discorsi sono vuoti e sanza senso!
Si può discutere se in alcuni casi L’Italia abbia o meno rispettato la lettera della Costituzione quando ha partecipato ad interventi militari. Ma la Costituzione non vieta di dare le armi, afferma che l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Ripudia la guerra in senso offensivo, non difensivo, altrimenti dovresti ritenere che se venissimo aggrediti militarmente sarebbe vietato dalla Costituzione difenderci con le armi. Analogamente qui si tratta di cedere armi a un paese democratico invaso da una super potenza militare guidata da un autocrate e che vuole difendere se stesso oltre che indirettamente anche altri paesi europei. E’ la Russia che ha usato la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie con l’Ucraina e niente impedisce di fornire armi per aiutare a resistere un Paese invaso e mettere in testa a un dittatore paranoico che non può invadere paesi senza pagare un prezzo salato. La realtà è questa anche se non piace a nessuno ( o quasi), perlomeno alla grande maggioranza delle persone che vorrebbe vivere in pace ed evitare i conflitti armati.
ART.52 La difesa della Patria e’ sacro dovere del cittadino.
La difesa a cui si riferisce la costituzione, si fa imbracciando il fucile al costo della vita. La patria degli altri è sacra quanto la nostra. Si può discutere se è giusto dare la vita anche per questa, non certo se sia giusto o no sostenere chi difende la sua patria dall’invasione di un macellaio ditattore
allora potevamo difendere anche la patria in Iraq,Libia e Afghanistan contro l’ostile nemico a stelle e strisce…ah no! la guerra è sempre una merda e noi abbiamo il dovere da costituzione di astenerci dai conflitti(aiutando in maniera massiccia le povere persone colpite dalla guerra con aiuti umanitari!)
Ma è la stessa situazione? Io non ho mai difeso la guerra in Iraq, non ho mai capito il vero motivo dell’intervento che è stato mascherato con bugie varie, ma almeno si buttava giù un dittatore che quando non gli pigliava un giorno l’idea d’invadere il Kwait gasava i curdi con l’iprite e ammazzava e torturava centinaia di migliaia di persone del suo popolo. La difesa di Saddam da parte del suo popolo non c’è praticamente stata, è stata limitata al suo clan, c’è stata, una volta eliminato, la reazione dei capi religiosi e dei fanatici della maggioranza sciita, completamente sottomessa e imbelle ai tempi di Saddam, che una volta rimessa in condizione di esprimersi e contare voleva instaurare un regime simil iraniano.
L’Afghanistan oggettivamente era la base protetta di Al Qaeda da dove si organizzavano attentati come quello delle torri gemelle, qualcosa di non tollerabile per gli USA e poi non è che non ci fosse già la guerra, c’era la guerra interna tra Talebani e Massud.
Poteva essere l’occasione per un popolo per fare un balzo in avanti e uscire dal fanatismo talebano, e senz’altro un’occasione per migliorare la condizione di schiavitù femminile. E’ stato un fallimento.
Anche in Libia probabilmente era meglio lasciare le cose come stavano, con il solito dittatore criminale a gestire il Paese e interessi internazionali ormai consolidati. Hanno sbagliato i conti, e sicuramente c’erano avidi interessi dietro( anche ai nostri danni), ma non è che il popolo si è sentito defraudato del regime di Gheddafi, c’è stato un accordo con forze interne che da sole non avrebbero mai potuto rovesciare il regime. Poi il caos, si è scatenata la guerra tra tribù sponsorizzate dalle varie potenze internazionali.
Quindi l’azione occidentale è qualcosa che oscilla dalla espressione di interessi cinici all’azione di uno sprovveduto apprendista stregone.
Ma sono situazioni molto diverse da quella in Ucraina, dove la spinta democratica e la voglia di liberarsi dalle catene “sovietiche”, di tagliare i ponti col passato e ispirarsi al modello occidentale era forte, reale, maggioritaria, non rappresentata certo da un regime dittatoriale e non appoggiato dalla maggioranza del popolo, come dimostra la compattezza della reazione del paese, l’assenza di disgregazione di fronte all’invasione.
Quindi io penso che debbano essere aiutati anche dandogli armi per difendersi, poi ovviamente va fatto ogni tentativo di risolvere le cose diplomaticamente, ma non da una posizione che consente a un dittatore di veder soddisfatte senza conseguenze le sue pretese e giudicare proficui gli interventi imperiali che promuove perché tanto ogni paese che lui ritiene suddito del suo impero sarà immancabilmente schiacciato e senza solidarietà materiale di altri. Non possiamo stare sempre a guardare i casini provocati dai dittatori e pensare solo a porre rimedio alle crisi umanitarie che provocano.
abbiamo invaso stati sovrani senza nessun motivo che giustificasse l’invasione(visto che chi ha buttato giù le torri gemelle era saudita perchè non abbiamo invaso anche l’Arabia Saudita? ah no sono nostri alleati(come Saddam e gli afghani armati in funzione anti russa))…ma lo conosce un pò di diritto internazionale? saluti!
Se è per questo nemmeno quando nel 1956 i carri armati del Patto di Varsavia invadono l’UNGHERIA e impiccano il presidente
Quando nel 1969 invadono la CECOSLOVACCHIA e arrestano il presidente
Quando nel 1979 invadono l’AFGHANISTAN (un po’ li abbiamo aiutati ma sottobanco)
Quando, tra il 1993 e il 1996 la Federazione Russa combatte due guerra contro la CECENIA che si dichiara indipendente. Rasa al suolo la sua capitale Groznyj, con migliaia di vittime civili (la stessa tecnica bellica ora usata a Mariupol)
Nemmeno quando nel 2008 invade Abhkazia, Ossezia meridionale e la Georgia che capitola rapidamente
Quando nel 2014 occupa Donetzk, Luhansk e Crimea
E nemmeno quando dal 2015 la Russia conduce bombardamenti indiscriminati in Siria per sostenere le forze governative di Assad. L’Onu l’ha accusata di crimini di guerra.
Diritto internazionale a senso unico!
O allora? Siamo o no dei codardi?
ripeto quello che scrivo da giorni…la guerra è sempre una merda! la conosco bene la storia del mondo! noi occidentali siamo intervenuti anche troppo! buona giornata!