“Pollock e Rothko. Il gesto e il respiro”presso la ex chiesa dei santi Pergentino e Lorentino

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di Alessandro Artini

Domenica 3 ottobre, è stata inaugurata, presso la ex chiesa dei santi Pergentino e Lorentino, una mostra, una nuova iniziativa che si inserisce nel contesto del “Progetto Fraternita Giovani”, promossa anzi tutto dal Primo Rettore della Fraternita dei Laici e cioè dal dott. Pierluigi Rossi.

Le alte pareti bianche sono arricchite dai quadri e dalle foto del gruppo di artisti che ha deciso di partecipare alla mostra. Nello spazio dell’ex chiesa, vi sono anche delle sculture moderne, dei piccoli menhir di ceramica, sinuosi e decorati elegantemente. In fondo, a destra rispetto all’entrata, un Pinocchio dal naso lungo e dalla testa reclinata, quasi resipiscente per le bugie. Tra queste sculture postmoderne di Marco Cipolli, dal tratto calligrafico raffinato, siede il pubblico, per ascoltare, intervistato da Gabriele Grazi, Gregorio Botta, che ci parla del suo ultimo libro dal titolo “Pollock e Rothko. Il gesto e il respiro”.

Botta, ex vicedirettore di Repubblica, esperto di arte, lui stesso artista (le sue opere sono esposte in alcuni importanti musei), prende la parola e racconta.

Pollock e Rothko sono, nel “grande quadro americano” della metà del secolo scorso, le stelle del firmamento della pittura. Le loro vite, che fra l’altro presentano alcune analogie (la scoperta tardiva della pittura, la mancanza di una casa e l’insofferenza per la vita familiare, un padre assente e la rispettiva scoperta di padri putativi…), si sono intrecciate nella New York di quegli anni, dove essi hanno lasciato un indelebile segno nella storia dell’arte. Eppure tra i due, vi sono anche profonde diversità: mentre per Pollock conta l’azione del dipingere (action painting), il gesto, che s’immerge nella dimensione materiale della tela, nella densità della texture e che assieme ai colori comprende anche cicche, unghie, bottoni, monete (come in Full Fathom Five); per Rothko, invece, valgono i color fields, illuminati da una luce quasi “respirabile”, campi di colore che rappresentano una dimensione di dolore personale, con dei risvolti tragici, ma anche un invito alla contemplazione e al silenzio.

Mentre Botta parla, osservo sulle pareti della mostra, un paio di quadri di Maria Teresa Ribul Mazzola, realizzati con la tecnica del dripping in omaggio a Pollock. La forza dei colori (in uno dei quadri domina il rosso su uno sfondo nero) è visivamente coinvolgente e la logica geometrica dello sgocciolamento impatta fortemente con la sfera emozionale dell’osservatore. Credo che l’omaggio a Pollock, in realtà, non sia altro che il riconoscimento di come quella tecnica e quella maniera di dipingere siano entrate nei nostri occhi e abbiano cambiato il nostro modo di vedere.

Alcuni anni fa, mentre passeggiavo per il MOMA di New York, saturo dell’inquietante bellezza dell’arte moderna, a un certo momento mi sono come risvegliato, tanto forte mi è apparsa la potenza dell’energia di Pollock. Da allora mi sono avvicinato a quella sensibilità, che mi parve frutto di una soggettiva ed eccitante volontà di potenza.

L’azione del dipingere e il suo dinamismo sono ben rappresentati anche nelle opere di Raffaele Rossi, esposte nella mostra, alcune delle quali raccontano l’insoddisfazione dell’artista, che contrassegna ogni autentico spirito di ricerca. Sono graffiature che riflettono, nella realizzazione, la “perdita” momentanea dell’opera (come pare che sia accaduto spesso a Pollock) e che, per questo, non devono essere sprecate. Esse impreziosiscono un’opera, ma vanno rielaborate con successive velature, in vista del suo “ritrovamento”. Esse compongono le figure slanciate dei suoi quadri, indefinite e progressivamente sfuggenti, tuttavia calde nei colori.

Analogamente le opere di Rothko riecheggiano nel quadro potente di Giuliano Caporali, dove si confrontano, come in un libro aperto, due pagine di colore diverso, rosso e viola. Vi è un lieve passaggio tra i due mondi ed è dato da una lieve espansione del rosso nel rettangolo del viola. Vi sono poi linee verticali, che rimandano forse a una ricerca spirituale dell’autore. Nell’intensità dei colori si intravedono delle dissonanze, come se occorresse liberarsi dal colore stesso e seguire quelle linee nella direzione verticale indicata, sulle tracce degli archetipi ideali. Si intravede nel colore una luce.

Si tratta – prosegue Botta – della luce che Rothko percepì nelle opere del Beato Angelico a S. Marco a Firenze e che talvolta stordisce nella sua purezza spirituale. Essa segue il tracciato della pittura tonale che dall’Angelico taglia verticalmente la storia dell’arte e comprende anche Vermeer, Monet, Morandi fino allo stesso Rothko.

Ma l’altra grande “scuola”, quella della pittura timbrica, non scompare ed emerge nuovamente con l’espressionismo e la prima astrazione. Il colore incarna sempre uno stato d’animo.

Questo è ciò che percepisco nei quadri di Alessandro Mazzoni, uno dei quali pare descrive uno stupendo e inquietante tramonto, che illumina nuvole rossastre sullo sfondo di un cielo nero, presago di terribilità.

Sonia Fiacchini, con la sua mano accurata, propende per il sociale e ci propone alcuni volti stranieri, di uomini anonimi, privi degli occhi. Come Polloch e Rothko è convinta che la bellezza possa redimere il mondo.

Grazi continua la provocazione della precedente mostra: offre al pubblico un quadro incompleto, da arricchire con l’intervento dei singoli. Promuove una sorta di action painting collettiva, che coinvolga i visitatori della mostra.

Non è possibile seguire tutti gli altri autori che espongono e, del resto, la conferenza di Botta giunge a termine… Pollock muore l’11 agosto 1956, quando ubriaco e sempre più sperduto, sbaglia un curva e finisce contro un albero.  Un incidente stradale, molto simile a un suicidio per l’avventatezza della guida. Rothko viene trovato il 25 febbraio del 1970 riverso a terra, nel suo studio, dopo essersi imbottito di barbiturici e tagliato le vene.

Sono uomini – spiega Botta – che hanno cambiato il nostro modo di vedere e la nostra estetica, i quali tuttavia hanno pagato un prezzo altissimo.

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