Una donna che in pieno Seicento, dentro una società assolutamente patriarcale, osasse sfidare ogni convenzione e convinzione per accedere ad un’arte –quella della Architettura- di profilo decisamente maschile e non per caso completamente occupata da uomini per di più di caratura eccezionale, non poteva che attirare prima o poi l’attenzione degli studiosi, ed anzi ci si meraviglia perché sia passato tanto tempo prima che questa straordinaria personalità, la “Architettrice” Plautilla Bricci (Roma, 1616 – 1704), uscisse dall’ombra.
Merito di Consuelo Lollobrigida, una docente universitaria romana, che per prima si è posta sulle tracce di questa figura femminile che, in anni in cui le donne appaiono da protagoniste come cortigiane di alto o basso rango spesso implicate in eventi criminali, o, fossero nobildonne o anche artiste, comunque implicate in vicende pruriginose, seppe invece emergere e addirittura competere ricevendo committenze di grande rilievo, in un ambiente decisamente a lei poco favorevole. Autrice di saggi, esposizioni ed eventi collegati a temi e personaggi del mondo antico, del periodo barocco in particolare, ma non solo, Consuelo Lollobrigida, nel suo essere da sempre vicina alle lotte delle donne per la parità di diritti e di genere, evidentemente aveva individuato nella Bricci una sorta di figura per molti aspetti sovrapponibile a chi ancora oggi combatte quel tipo di battaglie.
E così dopo anni di ricerche in archivi, biblioteche e altri luoghi canonici, arriva a pubblicare nel 2017 per i tipi della casa Editrice Gangemi di Roma una monografia dal titolo Plautilla Bricci. Pictura et Architectura Celebris. L’architettrice del barocco romano, mettendo in luce questa straordinaria personalità capace come dicevamo di farsi valere e gareggiare con i più magnificati architetti dell’epoca, e stiamo parlando di Bernini, Borromini, Pietro da Cortona, tanto per citare i più famosii. Il libro è stato presentato in più circostanze, a cominciare da quella a ridosso dell’uscita del 6 dicembre del 2017 in cui intervennero studiosi come Maria Grazia Bernardini, Marco Nocca e Lauretta Colonnelli e poi a Firenze, Bologna e nuovamente a Roma (ultimamente il libro è stato efficacemente recensito da Stefania Macioce; cfr About Art online)
Senonché, forse per gli stessi identici motivi che avevano spinto la Lollobrigida sulle tracce della “Architettrice” Plautilla, ossia l’attrazione per una donna fuori dagli schemi, si è anche posta una intellettuale di grande rilievo, la scrittrice Melania Mazzucco, autrice de L’Architettrice, apparsa nelle librerie, per i tipi della Einaudi, due anni dopo il libro della Lollobrigida, nel 2019, protagonista ancora Plautilla Bricci. Già autrice di libri dedicati alle vicende di artisti dalle vite romanzate, e probabilmente affascinata, come la Lollobrigida, dalla figura di una donna che oggi classificheremmo ‘inquieta’, come certamente fu la Bricci, la Mazzucco ne ha delineato il profilo in modo assolutamente professionale dal punto di vista narrativo, snodando una trama ricca oltre che di richiami storici di valutazioni molto ben argomentate in cui, per citare il testo della casa editrice “ci regala il ritratto di una straordinaria donna del Seicento.
Chiaro però che ben diverso da un romanzo è un saggio scientifico frutto di ricerche d’archivio durate svariati anni, di letture e comparazioni di testi d’epoca (peraltro non sempre ben codificabili, e lo sa bene chi fa lavoro di ricerca) di non agevoli confronti, poi passato attraverso i giudizi degli addetti ai lavori e finalmente approdato alla pubblicazione.
La Lollobrigida -che a quanto pare non è stata non diciamo interpellata (solitamente gli specialisti vengono contattati se non addirittura in qualche misura coinvolti, se non altro per evitare cantonate) ma neppure citata- non l’ha presa molto bene, ma forse non tanto per aver visto irrompere improvvisamente sugli scaffali delle librerie un romanzo così strettamente connesso al suo libro (ognuno ovviamente può scrivere quel che gli pare) quanto per il fatto che il suo lavoro può risultare ridimensionato dal punto di vista scientifico, oscurando perfino quello che è l’impegno di un ricercatore e lo stesso valore della ricerca storico artistica, cosa questa che, come rivista che in questo campo si situa, ci interessa sottolineare.
Per questo ci siamo decisi a chiedere il parere dei diretti interessati, a cominciare da Consuelo Lollobrigida, e di chiunque intenda intervenire in merito
–Dunque, prof.ssa Lollobrigida in primo luogo ti chiedo perché hai scelto di studiare proprio la vita e l’opera di una figura come Plautilla Bricci certamente atipica nel panorama artistico del tempo e poi come giudichi la pubblicazione successiva della scrittrice Mazzucco.
R: Ho deciso di studiare Plautilla Bricci ai tempi della Scuola di Perfezionamento (1997), quando entrando in San Luigi dei Francesi diretta alla Cappella Contarelli di Caravaggio, mi sono letteralmente imbattuta nel cartiglio della cappella adiacente che recava il nome di Plautilla Bricci. Come dici tu, la passione politica coltivata dai tempi del liceo per il riconoscimento dei diritti delle donne, come si diceva allora, o per la parità di genere come si dice ora, mi ha immediatamente spinto a fare ulteriori ricerche su questa figura su cui trovai pochissimo. Decisi di dedicarle la tesi di diploma e poi di presentare un progetto di dottorato. Che vinsi al primo tentativo. Da lì poi, come in un gioco di scatole cinesi, piano piano, ho tirato fuori documenti d’archivio; ho studiato la letteratura femminista del Seicento; ho frugato nella storia economica e nella storia giuridica. Le tessere del mosaico a poco a poco hanno preso forma. L’ho messa a bottega dal Cavalier d’Arpino e le ho costruito una formazione da architettrice, sondando tra le tante accademie private del Seicento e tra i collezionisti più attenti del tempo, vedi Cassiano Dal Pozzo. L’ho inserita nel “gran theatro del mondo” barocco. L’aspetto più difficile è stato ricostruire il corpus delle opere. Le ho attribuito opere già assegnate a colleghi o ancora anonime: la pala di Santa Maria in Campo Marzio, il lunettone con il Sacro Cuore, gli stucchi della Collegiata di Poggio Mirteto, due disegni per il monumento funebre di Mazzarino; il taccuino di casa Benedetti. Un lavoro durato veramente venti anni, che mi ha portato nel tempo a prendere parte a importanti convegni ‘di storia dell’arte di genere’ in Italia e, soprattutto, negli Stati Uniti.
-E riguardo al libro della Melania Mazzucco?
R: Come giudico il libro della Mazzucco? Un buon romanzo che però secondo me non ha fatto un buon servizio alla storia delle donne. L’autrice è caduta nello stereotipo e ha ceduto alla tentazione della morbosità. Mi dispiace per Plautilla che non è stata capita.
–Hai avuto mai contatti con l’autrice del libro “L’Architettrice” ? o con la casa editrice? Si è mai fatto vivo qualcuno, quanto meno per chiedere un parere?
R: Mai. Sono stata avvisata dell’uscita del libro da una cara collega che aveva annusato qualche cosa non quadrava. Nel libro non sono né citata, né ovviamente ringraziata. Nessuno accenno ai miei studi.
-Ovviamente devi accettare che vada riconosciuta a tutti la facoltà di scrivere scegliendo il soggetto che più gli aggrada, tanto più se questo soggetto si presta ad una narrazione romanzata; dunque ti chiedo per quale motivo hai ritenuto di adire le vie legali; cosa c’è in particolare che ti ha dato fastidio?
R: I riferimenti alle mie ricerche di storica dell’arte sono evidenti ma omesse e taciute. La Mazzucco avrà anche fatto delle ricerche d’archivio, ma non può aver trovato da nessuna parte l’apprendistato di Plautilla presso il Cavalier d’Arpino, non può aver trovato in nessun documento l’attribuzione della tela di Campo Marzio, così come i disegni per Mazzarino. Non può aver attribuito lei gli affreschi dell’oratorio di San Giovanni Battista dei Genovesi a Giovanni (il padre di Plautilla). Queste ipotesi formali e attributive le può fare solo una storica o storico dell’arte. Unicuique suum. C’è un danno morale dietro a questa storia che non rivendico solo per me ma per tutta la categoria che non ha certamente bisogno di essere maltrattata, o poco rispettata, più di quanto già non lo sia.
–Come certo sai il romanzo della Mazzucco ha avuto diversi riconoscimenti a livello letterario e pareri piuttosto positivi sulla stampa, e inoltre come ha scritto sul “Giornale dell’Arte” uno studioso attento come Stefano Causa, può abituare anche gli storici dell’arte “al piacere del racconto”; dunque ti chiedo che ne pensi di questo e soprattutto non ti sembra di combattere ora una battaglia molto controcorrente ?
R: Ha ragione Stefano Causa ma forse ha omesso di dire che la Mazzucco non è una storica dell’arte. Passare per la scopritrice di Plautilla e per la sua biografa ufficiale credo sia un poco azzardato. Cosa succederebbe se un’appassionata di medicina scrivesse un libro utilizzando i risultati di ricerche di medici e scienziati appropriandosi di meriti altrui? Credo che quanto meno l’ordine dei medici insorgerebbe e farebbe quadrato. Ecco, è questa battaglia che vorrei combattere. Non tanto per me, ma per la categoria che ho la responsabilità in questo momento di rappresentare.