“Stretta la soglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia”. La querelle comune/Usl

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Pd: “il Comune condivida una strategia con la Asl. E rafforzi i suoi compiti senza indossare il camice bianco”hiarazione del gruppo consiliare Pd al Comune di Arezzo

Prima le proposte (verbali e pressanti). Poi gli ordini (per scritto e intimidatori). Così la coppia amministrativa che governa la città di Arezzo pretende di gestire anche la sanità.

Contrariamente a Ghinelli e Tanti, noi non vogliamo entrare nel merito sanitario della polemica che ha visto l’Asl reagire all’invasione di campo del Comune. Vorremmo che ognuno facesse al meglio la sua parte. Riteniamo che la risposta della Asl alla nuova emergenza Covid che ha dimensioni e quantità ben più  importanti della prima, sia all’altezza della situazione. Un problema che è rimasto aperto è quello di mantenere un canale di comunicazione con i pazienti Covid e i contatti di caso. Il referto, la comunicazione anche telefonica per sapere le condizioni di salute, le informazioni su quando e come fare il tampone, su come e quando terminare la quarantena o l’isolamento sono elementi essenziali che devono essere garantiti.

Il Comune, da parte sua, deve rafforzare il suo ruolo sociale.  I pazienti in isolamento hanno bisogno di molti servizi che il Comune potrebbe organizzare insieme al volontariato o in maniera diretta: dalla spesa alle medicine, dalla consegna dei rifiuti al sostegno psicologico. Deve rafforzare anche il suo ruolo di vigilanza sul rispetto delle regole. Oggi più che mai. E’ innegabile che rispetto alla fase 1, siamo di fronte ad un allentamento della vigilanza.

Il Comune ha molte cose da fare. L’ultima è litigare con altri soggetti istituzionali e pubblici. La logica deve essere quella della condivisione  di un progetto e di una strategia. Condividere, però, vuol dire anche avere  la disponibilità ad accettare le idee degli altri e a mettere in discussione le proprie. E questo nella prospettiva di trovare una nuova soluzione migliore delle altre. Se a questo atteggiamento si sostituisce l’imperativo della Vice Sindaca Tanti (“Per domani voglio….”) allora nessuna condivisione è possibile. E il Sindaco Ghinelli si assume interamente la responsabilità politica anche delle azioni e delle idee della sua vice.

“Male una Asl che senza validi motivi osteggia la politica sanitaria del Comune di Arezzo e non fa rete con i piccoli centri diagnosi privati che eseguono analisi e test”

Nota del gruppo consiliare di Fratelli d’Italia Arezzo

“Prendiamo posizione sullo scontro tra Comune di Arezzo e Asl e su controlli, quanto meno singolari che giunge voce la Asl stia eseguendo sui piccoli centri diagnosi privati che eseguono tamponi molecolari e test sierologici. Appare singolare che la Asl Toscana sud est osteggi le proposte sensate del comune di Arezzo, fatte per aiutarla nella lotta al Covid.

Fratelli d’Italia attende ancora, dopo le evidenti manovre, attuate fino a poco prima della pandemia e atte a depotenziare e smantellare le eccellenze dell’ospedale San Donato, che vi sia un chiaro segnale che l’ospedale di Arezzo manterrà il livello fino a oggi avuto. Paradossalmente l’emergenza Covid ha dimostrato che, se si vuole, si fanno assunzioni e si coprono i deficit di personale e, dunque, che le mancanze di qualche tempo fa erano frutto di deliberate scelte di non provvedere.

Il nostro gruppo consiliare è per una valida collaborazione e compenetrazione tra pubblico e privato in sanità per dare il migliore servizio possibile ai cittadini e non accetta una smobilitazione del servizio sanitario regionale in certe aree della Toscana per favorirne altre e, in quelle zone ‘abbandonate’, di fatto, favorire spudoratamente gli interessi di alcuni privati. Sulla gestione dei tamponi molecolari, poi, la Asl sta manifestando deficit e ritardi clamorosi!
I positivi a domicilio sono abbandonati, nessun numero degli uffici preposti risponde, i medici di famiglia non riescono a interagire con la Asl per i tamponi: è il caos più totale, con famiglie intere chiuse in casa per settimane. È evidente che alla Asl non riescono più a gestire la situazione.

In una pandemia grave in cui la velocità delle analisi e le risposte sui tamponi sono fondamentali, la Asl invece di instaurare una collaborazione con la rete di studi e centri diagnosi privati aretini, si ostina a non aprire a questi soggetti privati non speculatori che sui tamponi stanno dando un buon servizio a coloro che vi si rivolgono. In più, invia ispettori che fanno apparentemente controlli e discorsi che hanno tutta l’aria di voler sconsigliare e disincentivare a effettuare tamponi molecolari e test sierologici.

La Asl si dovrebbe preoccupare di mettersi in rete con i centri diagnosi per fare analisi veloci ed estese e avere aggiornamenti sui test eseguiti, invece di polemizzare con il comune di Arezzo e avere un atteggiamento non favorevole verso gli stessi centri. Se si vuole avere l’esclusiva nell’analisi dei tamponi, la Asl sia almeno efficiente come i dirigisti compagni cinesi, non efficiente e baldanzosa a parole e un colabrodo nella realtà”.

Le Acli stigmatizzano il confronto tra Comune e Asl

L’associazione richiama a senso di responsabilità, rispetto dei ruoli e collaborazione istituzionale

L’invito all’amministrazione è a concentrarsi sugli ambiti dell’emergenza di propria competenza

AREZZO – Senso di responsabilità, rispetto dei ruoli e collaborazione istituzionale per superare uno dei momenti più gravi dell’emergenza sanitaria. A richiederle sono le Acli provinciali che stigmatizzano il confronto tra Comune di Arezzo e Asl Toscana Sud-Est in merito all’ospedale da campo che ha condotto ad un clima di opposizione tra due realtà che, nell’attuale fase storica, dovrebbero dimostrare una rinnovata sintonia.

L’associazione evidenzia invece che, mentre la città sta attraversando il momento più acuto della pandemia, le principali istituzioni amministrative si scontrano sul tema e invadono campi che non sono di loro competenza, acuendo le divisioni e creando ulteriori preoccupazioni tra i cittadini. La richiesta rivolta ai singoli soggetti, dunque, è a mettere in campo le rispettive competenze in un clima di costruttivo confronto, con una discussione da svolgere privatamente e riservatamente intorno ad un tavolo con l’obiettivo di trovare soluzioni ai problemi reali, evitando di inasprire il clima e dimostrando rispetto per i cittadini colpiti dalla malattia e per il personale sanitario che quotidianamente rischia la propria vita sul vero fronte dell’ospedale San Donato. «Negli ultimi giorni – spiega la presidenza dell’associazione, – abbiamo assistito ad uno logorio dei rapporti istituzionali tra sindaco, vicesindaco e Asl. Tutto questo non fa che turbare i cittadini che, da questa frenesia propagandistica, potrebbero cogliere una situazione fuori controllo: se così fosse, significherebbe che nessuno sta facendo la propria parte seriamente e che la salute pubblica viene strumentalizzata per visibilità personale e politica in modo inaccettabile. Le autorità, anziché accusarsi reciprocamente, dovrebbero collaborare nel rispetto dei ruoli e nelle reciproche competenze».

Allo stesso tempo, le Acli di Arezzo invitano l’amministrazione a concentrarsi sugli ambiti di gestione dell’emergenza di propria competenza. In città, ad esempio, mancano controlli adeguati e severi per mantenere il distanziamento, mentre i più bisognosi sono abbandonati a sé stessi a causa della mancata riattivazione di un servizio quale il dormitorio per senza-tetto che negli scorsi inverni è risultato fondamentale per fornire un rifugio. Allo stesso tempo dovrebbe essere previsto un maggior scaglionamento per gli orari degli uffici pubblici e dovrebbe essere riorganizzato il sistema dei trasporti facendo affidamento anche sui mezzi delle compagnie private che sono attualmente inutilizzati. «Se davvero Arezzo necessita di un ospedale da campo – continua la presidenza, – significa che la città è ritenuta dagli amministratori come una “zona rossa” e, di conseguenza, che è necessario un sempre più attento impegno nel rispetto delle norme in vigore e, soprattutto, che sono auspicabili misure e decisioni anche politiche adeguate ad una “zona rossa”.  Le Acli di Arezzo richiamano quindi ad un’etica del ruolo istituzionale che non è certamente quella di cui i responsabili delle istituzioni cittadine hanno dato prova alla pubblica opinione in questi ultimi giorni».

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