Il cinema non si ferma. Nell’aprile 2022, Castiglion Fiorentino è stata la scena di un cortometraggio girato da giovani amanti dell’arte. Questo ambizioso programma è stato finanziato all’interno del progetto Fermenti in Comune, vinto da L’Ulcera del signor Wilson insieme al comune di Castiglion Fiorentino e all’associazione culturale Kilowatt CapoTrave.
Spicca tra i primi, tra le migliaia di progetti presentati, proprio il cortometraggio Passi.
Questo film si configura come la fine di un laboratorio seguito da addetti ai lavori nel mondo del cinema e da studenti che si stanno approcciando a quel mondo. Grazie al tutoraggio di personalità di spicco nel settore, le forme di apprendimento ed esperienze acquisite durante questi laboratori sono state restituite all’interno del progetto finale, ovvero nella realizzazione di un cortometraggio.
Mi trovo a tu per tu con Jacopo Bucciantini, regista, autore e fautore di questo progetto. Non posso non fargli qualche domanda.
Ciao Jacopo, il cortometraggio Passi di cosa parla?
“È un dramma sentimentale basato sulla vita di una giovane coppia che vive a Castiglion Fiorentino per l’appunto, anche se questo non è mai rivelato direttamente.
La storia è stata scritta da me, da Gabriele Maccauro e da Niccolò Massi nell’arco del 2021, fino ad arrivare al febbraio 2022 con la stesura finale. E’ stato un processo collaborativo e condiviso perché abbiamo fatto molte riunioni anche online durante la pandemia, oltre a incontrarci di persona. Gabriele Maccauro, che è stato anche aiuto regista oltre che co-sceneggiatore, vive infatti a Roma. Abbiamo lavorato moltissimo sul soggetto prima di tutto, inspirandoci in modo molto sottile a Samuel Beckett. Dopodiché abbiamo rielaborato la trama nel modo più personale possibile, facendo uso delle nostre esperienze, come ci ha suggerito Elena Stancanelli, che poi è stata la tutor e la docente del laboratorio di sceneggiatura”.
Jacopo, questo è il tuo primo progetto ufficiale come regista?
“No, ho avuto esperienze pregresse. Recentemente ho diretto quattro video-art che sono state installate a Reggio Calabria in occasione del cinquantesimo anniversario dei Bronzi di Riace all’interno del Palazzo della cultura Pasquino Crupi. Ho diretto anche molti videoclip e co-diretto un mediometraggio chiamato La sindrome di Charlin”.
Tu Jacopo sei molto poliedrico, ti destreggi tra vari ruoli: sceneggiatore, regista, musicista. Quali panni rivesti con maggior piacere?
“Ho acquisito molte esperienze e competenze nel tempo. Nasco come musicista e compositore, infatti sono entrato a questo titolo nel cinema inizialmente. Però alla mia musica ho sempre sentito il bisogno di legare anche altri aspetti, come la parte dinamico-visiva, la parte grafica e la parte teoretica se vogliamo. Alla fine mi sono reso conto che l’unione di queste discipline unite insieme, portano al cinema o ai videogiochi. Io non sono in grado di programmare un videogioco, sono in grado però di montare un video, di eseguire le riprese o coordinare un team, quindi la regia è diventata poi il mio riferimento disciplinare anche se mi sono laureato in neuroestetica e in filosofia”.
Dove potremo vedere passi prossimamente?
“Il 28 luglio 2022 al Castiglioni Film Festival, in anteprima nazionale, anche se c’è stata un’anticipazione al Prato Film Festival a fine giugno 2022.
A Castiglion Fiorentino ci sarà un’anteprima con tutto il cast, le maestranze e vari interventi. Parleremo del film e lo proietteremo insieme a un piccolo documentario che racconta la storia di come si è svolta tutta la parte della lavorazione”.
Prossimi progetti all’orizzonte?
“In cantiere c’è la produzione di un lungometraggio in qualità di aiuto regista nel 2023. Prima di allora vorrei produrre un altro cortometraggio completamente svincolato da dinamiche di limitazione artistica”.
Nel cortometraggio Passi che importanza dai alle immagini e ai suoni?
“Credo che ci sia un certo equilibrio perché abbiamo studiato con attenzione le inquadrature, la parte fotografica grazie anche a Mara Gianmattei, DOP che ha fatto un lavoro di cromatismo e di nuance, quindi di pantone. La parte delle immagini è stata molto importante ma le battute lo sono altrettanto per capire lo svolgimento della trama, così come sono molto importanti i silenzi, i rumori e soundscape su cui abbiamo lavorato e la colonna sonora che richiama uno stile anni ’70, composta da Davide Lucioli col quale io ho collaborato attivamente”.
Isabella Baldoncini