Le priorita’ di Carlo Nordio: attuazione del codice Vassalli e revisione del codice penale

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Del neonato governo Meloni quello che ci piace di piu’, e che fa ben sperare in un nuovo corso della disastrata giustizia italiana, e’ quanto affermato dal neo ministro della giustizia. Le sue parole, in riferimento ai primi provvedimenti , sono  molto eloquenti: “l’attuazione piena del codice Vassalli, un codice firmato da una medaglia d’argento della Resistenza, e in prospettiva la revisione del codice penale firmato da Mussolini, ancora in vigore e di cui nessuno parla”.

Queste le prime, sorprendenti parole pronunciate dal neo ministro Carlo Nordio, uscendo dal Quirinale dopo il giuramento del governo.

Parole che rincuorano quanti hanno fiducia nella giustizia e nella legge (quella che dovrebbe essere uguale per tutti), quelli che credono nei principi del giusto processo e del contraddittorio, quali elementi irrinunciabili, vere pietre miliari del processo penale accusatorio. Perche’, lo dice il codice, la prova si forma nel processo e non viene calata dall’alto come un’entita’ divina dal pm spesso vicino di scrivania del gip.

E’ in questo contesto che l’intenzione di procedere alla revisione del vigente codice penale,  che forse in pochi sanno e’ stato firmato da Benito Mussolini, e’ assolutamente rivoluzionaria.

Finalmente qualcuno si e’ accorto che i processi nel 2022 si fanno  su fattispecie di reato formulate in piena epoca fascista! Chi l’avrebbe detto, con tutti i governi di sinistra che si sono succeduti fino ad oggi,  che ci voleva un governo etichettato come di estrema destra per parlare di revisione di un codice firmato nel 1930 da Mussolini!

 

 

 

 

 

1 COMMENT

  1. La politica in Italia, ormai si sa, è fatta più che altro di sparate pubblicitarie buone per noi popolo di gonzi. La folgorazione della nuova redazione di Informarezzo per le parole di Nordio ne è un esempio.
    Qualcuno ritiene il governo di estrema destra mentre Nordio si è accorto che il codice penale è ancora, nominalmente, il codice Rocco firmato da Mussolini e lo vuole rivedere.
    Come se il codice penale fosse quello del 1930, con la pena di morte, i reati che difendevano il potere economico dagli scioperi e dalle lotte dei lavoratori, il delitto d’onore, l’offesa alla religione di Stato, i reati di violenza sessuale concepiti come delitti contro la morale invece che contro la persona, solo per fare alcuni esempi di un codice che, per essere adeguato a una società democratica, è stato continuamente emendato con abrogazioni, sentenze della Corte Costituzionale, riformulazioni di reati, nuove previsioni, interpretazioni giurisprudenziali rielaborate alla luce delle norme costituzionali.
    Come se non ci fossero state non so quante commissioni nominate per la revisione generale del codice, decadute con la morte delle varie legislature.
    Ora c’è il Nordio che scopre questa acqua calda buona evidentemente per lasciare tanti a bocca aperta.
    C’è bisogno di una revisione generale del codice penale? Forse sì, il problema è posto da decenni, dopo appunto le tantissime toppe approntate si può ipotizzare una revisione generale, come per esempio si fa quando si concepisce un Testo Unico che sintetizzi una normativa caotica divisa in una miriade di leggi. Ma il problema non è certo che si maneggia ancora il codice penale dell’epoca del duce.
    Nordio vuole la separazione delle carriere? Io sono d’accordo, figuriamoci, la separazione delle carriere c’è persino al Saracino, non mi scandalizza, ma il problema secondo me è più teorico che pratico. Può accadere a volte che i giudici nei processi abbiano, per il rapporto di sostanziale colleganza, più considerazione dei Pm che dei difensori, come a volte può accadere il contrario, specie quando gli imputati sono “eccellenti”, o magari, che so, per semplice antipatia personale. Il codice Vassalli tuttavia ha instaurato un processo accusatorio dove le parti dovrebbero stare sullo stesso piano, e quindi sancire anche formalmente che la figura dell’accusatore sia tutt’altra cosa da quella del giudice sarebbe opportuno. Ma per favore, lasciamo perdere le sparate sulla prova calata dall’alto dal PM entità divina al vicino di scrivania, del giudice succube del PM, non è obbligatorio ripetere a pappagallo la propaganda delle reti e dei giornali berlusconiani.
    A me in Italia il problema sembra questo: la destra concepisce il garantismo soprattutto a beneficio dell’intoccabilità delle classi dirigenti, politiche, economiche e amministrative, che si stracciano le vesti per le persecuzioni (che pur a qualcuno può capitare di subire come al resto dei cittadini), ma sono di fatto le più impunite tra quelle dei Paese più civili( basterebbe vedere le statistiche europee). Per altri tipi di utenti della giustizia il discorso più ricorrentre e di successo che si sente a destra è “metterli dentro e buttare via la chiave!”. Infatti le carceri italiane sono una discarica sociale, di classe dirigente dentro non c’è quasi l’ombra, ne dovremmo dedurre che il nostro Paese è fortunato per la classe dirigente rispettosa della legge che ha, ma quasi tutti pensano il contrario.
    La prima vera uscita rilevante di Nordio è sull’abolizione dell’abuso di ufficio. Un reato che è stato talmente “annacquato” negli anni da rendere chi incappa in una condanna una vera e propria mosca bianca, anche se i procedimenti non sono rari, pur finendo per lo più nel nulla per l’estrema difficoltà di dimostrarne la sussistenza. Tuttavia la nostra classe dirigente se ne lamenta molto lo stesso, perché anche incappare in un procedimento è certo una gran rottura anche se la condanna definitiva è un evento. Nordio, se ben ricordo, mi sembra che abbia criticato anche l’abolizione dell’immunità parlamentare. Leggo che la Meloni nel suo discorso d’insediamento ha invocato “più carceri”, e lo spirito guida non è quello di alleviare il sovraffolamento. Più carceri per chi?

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