Le guerre giuste

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di Riccardo Mazzoni
Che Letta non ne stia azzeccando una da quando è stato acclamato segretario del Pd lo dicono ormai a mezza voce anche nel suo partito, ma sostenere – come ha fatto dopo il ritorno dei talebani a Kabul – che la democrazia non si esporta con la guerra è una bestemmia storica contraddetta dalla realtà. Se in Afghanistan l’Occidente ha fallito, infatti, questo non toglie che le guerre giuste esistono, eccome, e uno slogan del genere è solo un altro passo per accattivarsi le simpatie del vetero-pacifismo militante che venti anni fa si mobilitò sotto le bandiere arcobaleno contro l’imperialismo amerikano.
Il nuovo secolo è stato caratterizzato fin dall’inizio da sfide globali e da pericoli tanto estesi quanto difficilmente identificabili, con l’affermarsi del concetto di guerra asimmetrica dopo l’attacco alle Torri Gemelle. La minaccia terroristica, l’instabilità dell’economia mondiale e le grandi migrazioni sono fattori che hanno portato a declinare il concetto di pace in modo molto diverso rispetto al passato.
La Pace, in un simile contesto, non significa più solo rifiuto della guerra. Il vero senso della pace, o meglio, della cultura della pace è proprio la difesa attiva dei principi che reggono la civile convivenza tra i popoli. E’ stato questo il senso del nostro impegno, anche militare, nei teatri di guerra come l’Irak e l’Afghanistan. Il supporto delle Forze armate e di polizia alla ricostruzione della società civile afgana e delle sue istituzioni, che ha trasformato Herat in un modello di missione umanitaria e di cooperazione, resta un esempio di professionalità che non può essere inficiato dalla ritirata precipitosa decisa unilateralmente dagli Stati Uniti. Un errore fatale non giustifica il rovesciamento della realtà: è un fatto che la guerra al regime talebano, santuario del terrorismo islamico, ha consentito, col ripristino dei diritti umani, venti anni di emancipazione delle donne afghane. Ora il ritorno del burqa, della segregazione e delle lapidazioni in piazza è certo una sconfitta drammatica per l’Occidente, ma coloro che oggi puntano il dito sulle colpe americane sono gli stessi che venti anni fa tifavano per mantenere al potere il mullah Omar, comprese troppe femministe che fingono di non vedere la difficile condizione delle donne nei regimi islamici.
La nozione di “pace” va insomma ben distinta dal pacifismo, che ne rappresenta la declinazione strumentale a fini politici. Storicamente, il pacifismo – italiano e non solo – è stato e resta infatti lo strumento politico di coloro che si oppongono all’Occidente, e che vogliono disarmarlo di fronte ai suoi nemici, quali essi siano. Si pensi ai Partigiani della Pace degli anni Cinquanta, che in nome della pace difendevano l’Unione Sovietica e il suo espansionismo, e si pensi, appunto, al pacifismo arcobaleno che voleva un Occidente inerme di fronte all’offensiva del fondamentalismo islamico.
Il pacifismo ha sempre mobilitato le anime belle solo quando le democrazie occidentali hanno dichiarato guerra a qualche tiranno, si chiamasse Milosevic o Saddam, o Bin Laden. Ai professionisti del pacifismo va insomma ricordato che la pace in sé non è un valore assoluto, perché senza libertà la pace diventa un valore del tutto relativo. E per imporre una pace nella libertà è necessario, piaccia o non piaccia, esportare la democrazia, o almeno tentarlo.

4 COMMENTS

  1. La democrazia non si esporta, ma la si conquista con il proprio sangue (questo dimostra la storia, basterebbe leggerla).
    Pensare di portarla forzatamente dall’esterno è un errore clamoroso, e lo dimostrano infatti le guerre fatte dagli americani, che ne avessero fatta una bene!
    Hanno fatto solo disastri dove sono andati, vedi anche Iraq e Libia… Come si fa ancora a credere alle guerre giuste fatte dai benefattori occidentali quando ci muoviamo solamente per interessi geopolitici ed economici? Ci sono tanti Paesi sotto dittatura e/o in guerra, ma quelli che non hanno risorse economiche vengono ignorati, anzi, sono comodi per vendergli armi…

    Ma prima di scrivere certe bazzecole, vi guardate un po’ intorno nel mondo o ascoltate solamente le chiacchiere degli statisti del circolino?

    P. S. Si scrive Iraq con la q, non con la k….

  2. Visto che va di moda attaccare pacifisti e femministe a casaccio in ogni contesto, forse giova ricordare che non ci furono grosse manifestazioni contro l’invasione dell’Afghanistan, che godeva invece di un certo consenso. Ce ne sono state successivamente, e di molto grosse, comprendenti anche governi di destra (Francia), paesi importanti e amici (Germania) e perfino il Papa, contro quella dell’Iraq. Tutto questo al netto dei giudizi, almeno riportiamo con chiarezza il dato storico.

    Poi volendo ci sarebbe da discutere anche dell’abuso delle etichette per descrivere chi non la pensa come te, e di straw man argument, ma lasciamo perdere. Una cosa per volta.

  3. tirare in ballo ancora le femministe pure….ma se solo ieri tre donne sono state ammazzate dai compagni o mariti italiani (in un caso figlia compresa)? a quale cultura autoctona si può attribuire questa “difficile condizione” dell’altra metà del cielo?
    Con questi valori poi, si chiamano soltanto “interessi”, tipo quelli del petroliere ed editore Monti, per esempio.

  4. Ecco un altro Dott.Stranamore!
    Rispondere punto per punto nel merito sarebbe tempo
    perso, lasciamoli crogiolare nel loro delirio, tanto mica
    ci vanno loro ad ammazzare e farsi ammazzare,sarebbero
    troppo vecchi!,…meno male che sono radi come i can gialli!

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