Le campane e le sirene…

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…abbiamo assistito in un profondo ed esicastico silenzio alla benedizione urbi et orbi impartita dal vescovo di Roma Papa Francesco. ContemplAzione – contempla[t]tiva. Il colonnato di san Pietro deserto e bagnato dalla pioggia, emblema della condizione umana in questo drammatico periodo pandemico. Per la prima volta nella storia della Chiesa è saltata la formula canonica per ottenere l’indulgenza che può essere parziale o plenaria secondo che liberi in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati. Impartita con altre modalità inusuali.

L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi. Norme sulle indulgenze tratte da: Manuale delle indulgenze. Norme e concessioni, Città del Vaticano 2008.

Sant’Agostino anticipa la meditazione filosofica moderna sulla morte. La morte è il problema umano numero uno. Alla luce di quanto stiamo vivendo in questo preciso tempo storico – cronologico tale asserzione è ancora piu’ vera…
“Quando nasce un uomo – scrive – si fanno tante ipotesi: forse sarà bello, forse sarà brutto; forse sarà ricco, forse sarà povero; forse vivrà a lungo, forse no… Ma di nessuno si dice: forse morirà o forse non morirà. Questa è l’unica cosa assolutamente certa della vita. […]…La morte è la malattia mortale che si contrae nascendo”. Cf. S. Agostino, Sermo Guelf. 12, 3 (Misc. Ag. I, p. 482 s.).

Certo, esiste anche la visione Epicurea della morte ovvero la morte fosse la fine di tutto: ” …è vana la paura della morte in quanto dipende dal rappresentarsi la morte come qualche cosa che ci fingiamo  quindi temiamo paurosi e angustiati. Bisogna persuadersi che la morte è un nulla; dopo la vita non c’è nulla: io sarò dopo la morte come ero prima di nascere: nulla…[..] quando siamo vivi, la morte non c’è e non ci può recare alcun danno. Quando siamo morti, la morte c’è, ma non ci siamo noi e, quindi, egualmente, non ne possiamo avere alcun danno“. Epistola a Meneceo, 124-127. Epicuro, Opere, Einaudi, Torino, 1970.

Il suono delle campane insieme a quello delle sirene udite durante la Preghiera, momento molto evocativo, sono il vessillo della quotidianità a prescindere da qualsiasi condizione sociale e ruolo ricoperto…Nella foto, […] C’è tutto, la vita, la morte, il silenzio, la voce, la luce e le tenebre… Affermazione di un Amico, molto caro.

(Il Direttore di Kintsugi)
Fabio Bray

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