La politica secondo Ghinelli

3

Secondo Alessandro Ghinelli quando chiedeva che venisse rispettato l’impegno di far avere un prestito di 200000 euro (al consigliere Bardelli, portatore di voti in quota dei “fascisti del terzo millennio”) in cambio di una poltrona alla multiservizi; quando c’era da convincere la Popolare di Vicenza (grazie all’intervento di Olivetti Rason) a dare via libera per la nomina di Staderini a presidente della COINGAS (ma non era inutile e andava chiusa?); quando si prendeva per buono qualsiasi parere legale che permettesse di nominare Presidente di ESTRA Francesco Macrì per levarselo dai coglioni e metterlo dove li avrebbe rotti di meno (e ti credo, con più di 100000 euro l’anno…); quando si asseriva che i sindaci revisori nominati (!) dovessero “credere agli asini che volano” se a loro fossero stati indicati dal comune di Arezzo; quando sono state affidate consulenze “fittizie” allo studio Rason per apparire di più (il sindaco Ghinelli, secondo Staderini) su La Nazione e diventare più facilmente Governatore della Toscana grazie ai buoni uffici massonici di Olivetti Rason, in realtà si faceva semplicemente politica.

E’ probabile che sia vero e che alla fine non si ravvisino reati in certi comportamenti (be’, se fosse dimostrato che le consulenze sono effettivamente fasulle…).

Bene, è però possibile scrivere che una politica così fa schifo e sottrae soldi alla comunità?

Gli aretini questo l’hanno di certo compreso, ma nonostante ciò hanno rieletto Ghinelli (quello che non voleva più fare il sindaco, ma il governatore della Toscana) per un secondo mandato.

Cosa significa questo? Semplicemente che l’etica e i buoni comportamenti in genere non sono più richiesti.

Avverto un senso di nausea difficile da eliminare…

Qualcuno potrà anche dire che la politica è tutta così e che c’è poco da stupirsi. E’ probabile, ma qui siamo in tribunale, non a chiacchierare per strada. Veder giustificare certi comportamenti con un: “è la politica, cari miei…” fa ribrezzo, e voglio scriverlo.

3 COMMENTS

  1. C’è qual cos’altro da dire forse: provate, come a volte mi diverto (poco) a fare io a chiedere a chi conoscete, parenti, amici colleghi, anche gente istruita, acculturata, non disinteressata alle vicende sociali e locali, che cosa sanno della vicenda Coingas e annessi. La maggioranza di quelli che ho sentito io ne sa poco o niente, al massimo ha un’idea abbastanza vaga. La sperimentazione l’avevo già fatta in occasione dello scandalo dell’appalto truccato di SEI, delle cui vicende processuali peraltro non si è saputo più niente (Paolo…fa qualcosa…che tanto se non ci pensi te… querela più querela meno che ti costa). Schiantassi se ho trovato mai uno che lo conoscesse.
    Sicuramente in città manca una “pressione” civica che possa preoccupare i protagonisti politici e gli amministratori, che possa stimolare anche la magistratura non a fare indagini e sentenze che guardino alla piazza, ma neanche a evitare il rischio che le cose si svolgano un po’ “straccamente”. In Italia la disillusione verso i comportamenti politici e amministrativi è fortissima; certe cose poi non succedono solo in Italia; ma la differenza grande che vedo è che se poi qualcosa anche di meno grave salta fuori, in certi Paesi il politico è costretto a dimettersi o rischia di morire politicamente; la scorsa settimana leggevo dell candidata in pectore alla cancelleria dei verdi tedeschi, che per non aver dichiarato pubblicamente un introito dal partito del tutto legittimo, e per una “gonfiatura” del suo curriculum di studi è crollata in un mese nei sondaggi dal 60% di gradimento al 30%. Khol si ritirò dalla politica per una tangente al partito di neanche 10.000€. Ad Arezzo il sindaco va in consiglio comunale per rendere informazione sulla vicenda, tratta a pesci in faccia l’opposizione tutta paurosa di apparire non garantista e viene rieletto con ampio margine.
    C’è solo da concludere che in fondo abbiamo quello che ci meritiamo, senza con questo voler colpevolizzare il cittadino che nelle complicazioni della vita non presta alle cose la debita attenzione; però il risultato dopo è questo e non c’è da meravigliarsene.

  2. Gentile Brunacci, per me è difficile condividerti e mai ti condivido, condivido il tuo articolo di oggi. Senonchè, il tribunale si occupa di codice penale e non di Etica della politica ed applica il legislatore nostro contemporaneo e non Aristotele del tempo che fu e, pertanto, di tutta la somma di “reati” che sotto il profilo del politicamente etico e morale può essere lecito dire che hanno commesso sindaco e altri, Arezzo ( e lo scrivi anche tu) ha già visto celebrarsi un dibattimento (la campagna elettorale scorsa) giunto a sentenza (il responso delle urne) passata in giudicato valido fino al 2025.
    Tutto sta nella capacità delle forze politiche che sulla carta si presentano come alternativa non solamente al centrodestra ma a certi comportamenti non eticamente politici e censurabili moralmente, offrirla davvero un’alternativa. Alternativa che nel presente dovrà essere non sottoforma di rituale richiesta di dimissioni e in prospettiva sottoforma di offerta di una classe dirigente che, a cominciare dal candidato a sindaco, sia vincolata ad un programma, rappresentante esso stesso l’egida che tali comportamenti non si ripeteranno.
    I nostri amministratori in carica hanno ragione a dire per bocca dei loro legali che la politica è così. Ed è così quando è l’arte del collante della gestione del potere in quanto tale. Purtroppo, però, la produzione di questo speciale collante non conosce crisi neppure nel campo di colore differente dal colore che sta governando Arezzo. Nella nostra città c’è bisogno di qualcuno che, senza imbonirci sulla impossibile dissociazione tra politica e potere (anche personale), sappia amministrare dandoci un esempio dell’equilibrio che ci deve essere tra politica e gestione del potere e del risiko del potere. Se noi tutti cittadini comuni non cominciamo a ragionare in prospettiva, io mi auguro che nostri attuali amministratori escano penalmente indenni dalla mole di carte giudiziarie del procedimento giudiziario in atto, ma temo che noi gente comune ci rimarremmo incollati a quelle carte come se fosse moschicida.

    • Giusto.
      Giusto anche l’articolo che fa venire la nausea all’estensore e anche a me.
      Ghinelli mi ricorda Craxi che forse fu il primo a dire…così fan tutti.
      E aveva ragione.
      Noi, c.d. gente comune, abbiamo come loro le nostre colpe; la prima delle quali, è senz’altro chiedere le raccomandazioni, e roba del genere.
      Chissà forse in un futuro la gente preferirà mangiare pane e cipolla ma non piegarsi a nessuno.
      Speriamo!

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here