di Domenico Nucci
Nessuno, sano di mente, può dubitare della bontà delle iniziative adottate su tutto il territorio nazionale, contro la violenza sulle donne.
Sono reati disgustosi che scuotono le coscienze e che meritano una punizione severa così come previsto dalle norme in vigore.
Da alcuni giorni la panchina rossa, simbolo appunto della lotta contro tutti i femminicidi, è stata collocata in bella vista nell’ingresso del Tribunale di Arezzo al termine di una sobria cerimonia.
Ma non credo che la scelta di collocare una panchina rossa in un Tribunale sia giusta.
Pur se sommessamente rilevo che un Tribunale, luogo istituzionale e simbolo di giustizia e imparzialità, si occupa di tutti i reati; rapine, omicidi, infanticidi, estorsioni, associazione a delinquere di stampo mafioso, riduzione in schiavitù ecc.
Ebbene i reati di violenza contro le donne per quanto terribili fanno parte, come gli altri, di comportamenti delittuosi che devono ovviamente essere perseguiti.
Immagino quindi l’impatto che una panchina rossa possa avere nei confronti di un imputato, magari non colpevole, di questo reato quando entrando in aula vede la panchina rossa.
Non credo sia opportuno, all’interno di un palazzo di Giustizia, evidenziare e/o stigmatizzare un reato rispetto ad un altro.