Di Alessandro Artini
A fronte di una domanda della Gruber sul “rischio calcolato” di cui parla Draghi, Galli ha risposto perentoriamente: “Calcolato male!”. La vicenda della Sardegna, in pochi giorni passata dalla fascia bianca a quello rossa (nonostante il fatto che sia un isola e che il traffico turistico in questo periodo sia ridotto), purtroppo, rappresenta un monito difficilmente trascurabile.
Anche se la politica è l’arte del possibile e, a fronte di una scelta, c’è sempre chi può dire che seguendo un’altra strada avremmo fatto meglio, la verifica questa volta ci attende, occorre solo aspettare 15/20 giorni. Infatti, siamo in un cul de sac, cioè in uno di quei rari momenti in cui è possibile tirare i conti e vedere i risultati.
Per il momento c’è da prendere atto che Draghi non poteva fare diversamente, perché quelle che finora sono state sporadiche manifestazioni di piazza sarebbero potute diventare contestazioni di massa. Una parte della popolazione italiana è messa a dura prova e i ristori sono inevitabilmente parziali.
Ma veniamo alla scuola: dal 26 aprile, apertura al 100%, cioè con tutti gli alunni in classe. Funzionerà?
Forse è bene chiarire, per chi non è del mestiere, cosa succede in una scuola, quando si registrano casi positivi.
Se il caso positivo è quello di un alunno, la classe va in quarantena (cautelare) e comincia a partecipare alle lezioni in DAD. Ma quando il caso positivo è un docente, vanno in quarantena tutte le classi nelle quali insegna. In certi casi, un professore può averne 3 o 4, ma, in altri, può insegnare in 18 classi (per esempio, i docenti di Religione), le quali potrebbero, tutte quante, essere poste in quarantena. In sostanza, se il professore positivo va in isolamento, i suoi alunni lo seguono in quarantena. Ma gli altri professori, che insegnano in quelle stesse classi, a loro volta, ne hanno anche altre, che compongono la loro cattedra. Ne deriva che terranno lezione in DAD con gli alunni in quarantena, ma che continueranno a insegnare, in presenza fisica, con gli altri che non lo sono. Lo stesso docente, cioè, in certi casi insegna on line, in altri in aula con i ragazzi. Ovviamente, per attuare queste due diverse modalità, la scuola si deve attrezzare in modo che anche le lezioni “da remoto” siano tenute da scuola, altrimenti, nell’ora successiva a quella in DAD, il docente non potrebbe insegnare in presenza fisica. Se tenesse da casa la lezione on line, non avrebbe il tempo materiale per spostarsi a scuola, quando nell’ora successiva è prevista lezione in presenza.
I professori, che collaborano con il preside e predispongono l’orario, ormai sono diventati esperti di questa organizzazione, ma talvolta si ha la sensazione di fare delle acrobazie. Fino a che punto l’organizzazione scolastica può continuare a funzionare? Qual è la soglia dei casi positivi oltre la quale la scuola si inceppa? Personalmente non credo possa essere molto alta.
Si ricordi che non tutte le scuole riescono a porre gli alunni nelle aule alla distanza di un metro. Ciò significa che probabilmente saranno organizzate delle turnazioni. In che misura? Come è possibile che ogni giorno il 10 o il 20% degli alunni resti a casa e partecipi alle lezioni via DAD? Occorrerà, poi, che il criterio di frequentare un certo numero di ore in DAD valga per tutti, perché non sarebbe accettabile che una parte degli alunni frequenti le lezioni sempre in presenza fisica, mentre altri ciclicamente “rimangano in DAD”.
Perché racconto tutto questo? Semplicemente per far capire la difficoltà di far funzionare l’organizzazione scolastica, se si hanno più casi positivi. Difficoltà attualmente acuite a causa delle cosiddette varianti, come quella inglese, la quale, com’è noto, ha un tasso di diffusività molto elevato.
Dunque, speriamo che il calcolo di Draghi sia giusto, perché “calcolare un rischio” è quasi un ossimoro, in quanto l’imprevedibile non è calcolabile per definizione.
Già nel quinto secolo avanti Cristo, il poeta greco Euripide ci aveva messi in guardia sul futuro. Gli dei, sosteneva, giocano brutti scherzi: ciò che è atteso non si realizza “e all’inatteso un dio apre la via”.
riaprire gli istituti superiori è stata la più grande delle cretinate spinta da ogni parte dell’arco parlamentare fin dall’aprile 2020.
non esiste possibilità alcuna di far funzionare la logistica delle scuole (non si tratta di avere autobus infiniti o autisti infiniti: è impossibile il tracciamento, le quarantene, è discontinua la didattica e se anche riesci a moltiplicare gli autobus x5, il primo dei 5 autobus partirà mezz’ora prima e non vorrà prenderlo nessuno, o arriverà mezz’ora prima, e nessuno vorrà prendere l’ultimo. né qualcuno può controllare gli assembramenti alle fermate in attesa che 5 autobus si fermino) e almeno le superiori andavano tenute a casa. c’era un’estate intera per:
1-assumere i precari a luglio, non a settembre
2-individuare le famiglie bisognose di hardware per la dad e procurarlo loro;
3-far registrare ai professori le lezioni (una famiglia con 3 ragazzi e due genitori in smart working può non essere in grado di far seguire tutti i figli in diretta) e metterle a disposizione degli studenti. è un insegnamento più universitario? sì, pazienza, è andata così, è comunque una buona alternativa a contare i morti col pallottoliere.
ad occuparsi della questione c’erano la azzolina e speranza, inutile meravigliarsi del casino, a cominciare dall’esplosione dei tracciamenti dell’autunno (e chi mai avrebbe pensato che con un professore positivo c’erano da mettere in piedi 400 quarantene…era parecchio difficile da pensare, sì).
a superiori chiuse, sarebbe stato estremamente più semplice poi sparpagliare elementari e medie sfruttando gli istituti, ma ripetiamo che se ne dovevano occupare quello che ha scritto il libro su come siamo usciti dalla pandemia, nell’estate 2020 e quella dei banchi a rotelle.
a margine, si citano gli insegnanti di religione. ricordando il periodo di crisi del paese e che sono un esercito di 25’000 persone che, scelti da un regno straniero ma pagati da noi, costano una miliardata malcontata all’anno per fare (…) diciamo un lavoro dalla sindacabile utilità, non a caso facoltativo, non sarebbe l’ora di chiedere a chi li nomina perché facciano marketing, di pagarseli di tasca sua?
Sì, ma adesso i vaccini ci sono, nell’estate scorsa non erano disponibili, men che meno ad Aprile. Certo, un ministro della sanità che scrive memorie sulla pandemia mentre è ancora in corso…….. (non so se poi è stato pure pubblicato). La riapertura era “spinta da ogni parte dell’arco parlamentare fin dall’aprile 2020”,non parliamo poi dell’estate dove arringavano le piazze incitando alla ribellione rispetto alla “dittatura sanitaria” che contemplava anche l’uso di mascherine! Tutto questo era diretto verso il Governo che ha dimostrato debolezza di fronte alla pressione (d’altra parte si può interpretare in questo senso anche il “rischio calcolato” attuale, senza una forte pressione di una minoranza di piazza la sia pur lieve “riapertura” sarebbe slittata a Maggio e con minor enfasi si sarebbe insistito sui 40 miliardi di “scostamento”). In quel clima il ministro dell’istruzione, che era d’accordo peraltro sulle riapurture ma forse ricordo male, se ne uscì con la trovata ridicola delle rotelle alle zampe di banchi che, tuttavia, se anche le medie inferiori fossero state sparpagliate negli istituti vuoti, avrebbe consentito almeno il distanziamento. Sui tre punti elencati non ci sono discussioni secondo me, l’estate doveva costituire una tregua per centrare quegli obiettivi.
Sull’ora di religione: ma con il coraggio e con il personale politico che circola (in questo del tutto assimilabili ai predecessori più vecchi) è possibile solo pensare di mettere in discussione un Concordato (anni ’30 più modifiche successive)? Sui costi complessivi che la repubblica italiana impegna per mantenere cordiali rapporti con il regno, la miliardata l’anno dei 25.000 costituisce la punta dell’iceberg e forse nemmeno quella.
Buon pomeriggio
Applausi per l’ultimo paragrafo sull’ora di Religione Cattolica (si chiama così), erogata fin dalla scuola dell’infanzia, e che ha un costo orario doppio rispetto agli altri insegnamenti visto che si deve pure garantire (giustamente) una attività alternativa. Il tutto per insegnare ai ragazzi che una cosa è vera perché te la dico io o perché è scritta su un vecchio libro – cioè l’esatto opposto del pensiero critico.
Un contributo informativo professionale, concreto.
Immagino che nel “rischio calcolato”sia stato soppesato anche il ruolo giocato dal notevole incremento della fornitura e somministrazione dei vaccini con conseguente ampliamento della platea degli immunizzati.
Se un virologo sostiene che il calcolo in questione non torna dovrebbe spiegare i difetti che lo inficiano (non ho seguito la trasmissione). In Sardegna, per quanto ho compreso, si è entrati in zona bianca senza intensificare, in parallelo, la somministrazione dei vaccini. Se i due aspetti non procedono alla stessa velocità il Dottore non può esprimere che dubbi.