La memoria e il presente: segni di frattura

0
La memoria e il presente: segni di frattura
Abbiamo celebrato il giorno della memoria. Abbiamo visto la partecipazione delle più importanti cariche istituzionali. Il Presidente Meloni , partecipando alla cerimonia in memoria dei giornalisti ebrei, ha dichiarato che “le leggi razziali del ’38 segnano il punto più basso della storia italiana , una vergogna che ha segnato il nostro popolo per sempre”. Vogliamo crederle, anche se tra i suoi supporter…..
Anche il Presidente del Senato, La Russa, ha celebrato in senato il giorno della memoria, ha anche tentato di definirsi antifascista…ma non ce l’ha fatta. Non è riuscito nemmeno a pronunciare la parola “memoria”. Infatti ha parlato di “ricordo” che è il termine con cui si ricordano le vittime delle foibe, fino a dire che il 25 aprile dovrebbe diventare da giorno della liberazione dal nazifascismo, a giorno in memoria dei caduti di tutte le guerre, compreso il ricordo di tutte le vittime del coronavirus”. Già l’accostamento della lotta partigiana al coronavirus la dice tutta sulla conversione antifascista di La Russa!
Ma a noi oggi non interessa una disamina sulla credibilità dei presunti neo-antifascisti. Ci interessa più una riflessione sul rapporto tra la memoria e il presente.
Abbiamo seguito la trasmissione RAI “Binario 21“, il binario sotterraneo della stazione di Milano da cui partivano i deportati ebrei per Auschwitz o altri campi di concentramento.
Nel racconto di Liliana Segre, che quella esperienza l’ha vissuta personalmente, ci ha colpito un fatto: l’indifferenza. Liliana ha ricordato l’indifferenza della maggior parte dei cittadini, comprese le maestre che il massimo che hanno saputo dire è stato: “Le leggi razziali non le abbiamo mica fatte noi!” . Insomma dal racconto della Segre emerge una complicità, esplicita o implicita. di gran parte della gente.
A noi sembra questo l’aspetto più tragico e preoccupante, che poi ci riporta all’oggi.
Mentre celebravamo il giorno della memoria, esprimendo la nostra solidarietà alla comunità ebraica, arrivavano le quotidiane notizie dall’Ucraina: bombardamenti su scuole, ospedali, edifici civili, uccisioni di bambini, torture e violenze sulle donne, fosse comuni con centinaia e migliaia di morti. Verrebbe da dire: ma siamo nel 45 o nel 23? Anche perché in contemporanea notizie simili arrivano da Afganistan, Iran e altre nazioni più lontane
Purtroppo siamo nel 2023 e sembra di rivivere i fatti di quasi 80 anni fa. E quel che è peggio comincia a circolare la stessa indifferenza e quasi fastidio per una guerra (o per vicende) che non ci riguarda e ci crea solo problemi.
Ci ha colpito anche il modo in cui la maggior parte dei telegiornali ha raccontato i fatti. La prima parte del TG a parlare del giorno della memoria e di quei tragici eventi, poi si passava a parlare di Ucraina,(o di Afganistan o di Iran) come altra notizia senza alcun rapporto con il precedente racconto delle manifestazioni del giorno della memoria. Insomma abbiamo notato una cesura tra i due racconti, senza vedere, purtroppo il rapporto stretto tra le due vicende e senza riflettere sui ricorsi della storia. Non avremmo mai pensato di arrivare al 78°anno dalla liberazione dal nazifascismo rivivendo tragedie simili ed anche con il diffondersi della stessa indifferenza.
Ci verrebbe da gridare con Gramsci “Odio gli indifferenti”.
Sappiamo che molti ci rimproverano di vedere tutte le cose dal punto di vista della politica. E’ vero e ne siamo orgogliosi. Ci amareggia il constatare che si continua a pensare alla politica come male, come qualcosa di sporco da evitare. Dimenticando che la politica è la base della democrazia (facciamocelo insegnare dagli antichi greci che inventarono la parola Politica ed anche quella democrazia). Come abbiamo più volte ricordato il disprezzo e la delegittimazione della politica è l’anticamera della “servitù volontaria”!
E per chi non ama quel pericoloso comunista di Gramsci, visto che ci prepariamo a celebrare il centenario della nascita di don Milani, ricordiamo una sua nota affermazione: “Non abbiate paura della politica. Chi ha paura della politica è fascista”. Appunto!
Circolo Arturo Bibbiena e Poppi
Giorgio Renzi Luca Tafi

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here