“…un leader sa bene che la virtù individuale che primeggia e sovrasta ogni altra virtù è l’onore”: così se ne esce Ghinelli, foto in fascia tricolore.
Quasi contemporaneamente la Fondazione cultura presenta un opuscolo, definito bilancio sociale 2019 e ORA (Ghinelli) scrive “risultati importanti di cui la città tutta dovrebbe essere orgogliosa e fiera”.
Quale virtù, quale qualità è la più importante per loro? Dipende se siamo uno o centomila: onore per il singolo (specie se uomo della istituzioni, sperando valga anche se donna), orgoglio e fierezza per la città.
Mi sovvengono le massime scritte su muri di case nel periodo fascista.
Vanno adattate all’oggi: l’ignavia non è peccato (ed i reati collegati); io son io e voi niente; Aretini: pagate, muti, ma siate fieri; non capite niente; il capo decide cosa è cultura; non c’ero e se c’ero dormivo; io nulla ho fatto (appunto nulla); il buon gusto l’abbiamo noi, non voi; orgoglio prodigale (o prodigo).
Ma guardando il video della fondazione, penso che dimenticano di indicare la virtù più praticata fra loro: la presa in giro, democraticamente rivolta a tutti quei cittadini che devon credere agli asini che volano, che vivono delle chiacchiere inconsistenti tipiche di consiglieri e presidenti di partecipate (pensando erroneamente siano episodi seri e preoccupanti se si svolgono dinanzi al sindaco e suo uomo di fiducia).
Quindi adatterei il titolo del report: sganasciarsi dal ridere per non piangere. Perchè il vero bilancio sociale è altra cosa, questo libello non lo è. Pura auto referenzialità, già vista nel passato (ma allora forse era costata meno al cittadino). In assenza di preventivi e in attesa di consuntivi.
Perchè basta una frase, concetto ripetuto in conferenza stampa, a farmi dubitare: dicono “non ci siamo inventati niente”. Cheddici?? Pare excusatio non petita. Le altre volte, i numeri ve li siete inventati? Oppure volete dire che erano falsi quelli de’ prima? Comunque sia, basta per non credervi molto.
Infatti sono davvero deboli i punti di forza che sventolano: il successo della mostra di Paladino è basato sulla visita di Cacciari, che ha elogiato il contesto (la fortezza) capace di valorizzare le opere (infatti ci puoi esporre anche un carciofo, farebbe la sua porca figura). E Paladino fa ben altro che carciofi. Prendono le parole di uno che infilerebbero col forcone e vai.
Concetto simile anche dalla direttrice di un museo russo passata ad Arezzo (secondo voi attratta da Piero della Francesca o da Paladino?).
Si loda Scanzi, wow: lo sanno che ha scritto “Il cazzaro verde” su Salvini?
A me pare pochino per giustificare una spesa da un 300.000€ per una mostra da 35.000 biglietti con 120.000€ di incassi sinora (Aceves, quello dei cavalli, aveva già fatto 50.000 biglietti) e che è stata allungata fino ad aprile (sperando in più biglietti, direi). Perchè il risultato è evidentemente modesto: dicono che “la città del natale” (in 40 giorni, mica 200 come Paladino) ha fatto oltre un milione di visitatori. Se nel programma di mandato prevedevano turismo calamitato dalla cultura, la calamita Paladino non ha funzionato; oppure il milione e oltre è falso. Oppure gli asini volano e parlottano.
Questa fondazione dovrebbe spingere a venire ad Arezzo per poi vederla. Strano, la fondazione turismo dovrebbe fare lo stesso. Two is better che one!
Promuovere Arezzo non solo città dell’oro: sapete come dovrebbero capirlo che siamo una forza orafa?
Dicono che la fondazione è strumento efficace e efficiente (come dire che l’acqua è bagnata, un luogo comune, parole senza sostegno), purtroppo parte dei media aretini non applica spirito critico, rilancia come oro colato (appunto) senza riflessioni. Stampa inginocchiata, benedetta pagnotta….
In conclusione gli amministratori della fondazione specificano che è un punto di partenza e, sì, il pubblico non è stato massiccio: quindi per il futuro prossimo Ghinelli promette investimenti ancora più cospicui. Aiuto!!
Perchè gran parte dell’elogio si basa su: abbiamo pagato tanti pasti e soggiorni fuori stagione, lo vediamo dalle fatture che gli esercizi ci hanno mandato per riscuotere. E io che pensavo un’altra cosa…… Quindi vedremo ancor più visitatori a nostre spese. Il museo gratis, senza Daverio.
Preferisco più pubblico o più incassi al tanta spesa. Il “raro festival”, coi suoi pochissimi spettatori, ci ricorda come sono bravi a bruciare i nostri denari.
Fatemi capire: devo essere contento perchè un paccone d’euro, soldi dei cittadini, sono andati a pagare commercianti aretini per soggiorni e pasti agli operai che montano le opere espositive o agli artisti dei concerti?
No, siete fori de’ melone! E mi preoccupo.
Per me onestà intellettuale e mancanza di interessi privati (o di cordata) sono i primi pregi di un uomo (o donna) delle istituzioni. Voi non mi offrite garanzie su questo, lo conferma quello che chiamate bilancio sociale della fondazione cultura. E auspico una rivoluzione ai vertici e non solo.
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