La colpa muore sempre vergine: i banchi a rotelle

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di Alessandro Artini

La ex ministra Azzolina, intervistata ieri sera da David Parenzo e Concita De Gregorio, nel corso della trasmissione serale “In Onda”, in merito ai famosi banchi con le rotelle, ha attribuito ai presidi la responsabilità di averli comprati.

Per quanto riguarda la mia scuola, essa disponeva di alcuni di questi banchi, di cui si era dotata negli anni precedenti, in previsione di alcuni cambiamenti della didattica. I banchi a rotelle, infatti, permettono una più rapida divisione della classe in gruppi di lavoro: basta che gli alunni si spostino. Se poi, come accadeva nella mia scuola, sulle pareti della classe, vi fosse stata più di una lavagna interattiva multimediale (LIM), ciascun gruppo avrebbe potuto lavorare fruendo anche di quegli strumenti telematici.

L’arredo, le suppellettili e le strumentazioni non sono indifferenti rispetto alla didattica e il loro uso innovativo, in generale, accompagna anche i cambiamenti nei modi d’insegnamento. Addirittura, per evitare la tradizionale lezione frontale (quella in cui la cattedra del docente, nelle aule, si contrappone “frontalmente” ai banchi degli alunni), in alcune nuove scuole sperimentali, si ampliano gli spazi delle aule e si procede a una profonda revisione delle strutture architettoniche.

Ma tutto questo non ha nulla a che vedere con il piano anti pandemia che la Azzolina, con il ministero, l’anno scorso di questi tempi, stava predisponendo. In quel piano, i banchi a rotelle, molto costosi e prodotti da una ditta tedesca (che dovrebbe ringraziare la ministra per i lauti guadagni), parevano essere il principale strumento anti contagio.

Nella mia scuola, dove già avevamo quel tipo di banchi non riuscivamo a capirne la logica: è vero che gli alunni si sarebbero potuti spostare per creare spazi a favore di chi avrebbe dovuto attraversare l’aula, ma, rimanendo inalterata la capienza dell’aula stessa, ogni spostamento avrebbe prodotto un avvicinamento ad altri compagni. In altri termini, avremmo potuto avere, rispetto all’alunno che si muoveva, il distanziamento previsto, ma esso sarebbe venuto meno rispetto ad altri alunni presenti in classe.

Questo banale ragionamento ci aveva indotti a mettere in cantina i banchi a rotelle. Anzi, calcolata la distanza di un metro dalle “rime buccali”, pensavamo che avremmo dovuto “incollare” i banchi per terra, per impedirne lo spostamento.

Ovviamente, considerato il tono di entusiasmo con il quale si tentava di presentare l’adozione di quei banchi come uno strumento anti epidemico, abbiamo tenuto un certo understatement, per scansare inutili polemiche. Personalmente ho evitato di dichiarare che quelli a nostra disposizione erano finiti in cantina. Ovviamente non ne abbiamo acquistato di nuovi, ma semplicemente ci siamo riforniti di un certo numero di quelli tradizionali.

Da questo punto di vista, Azzolina ha ragione: anche gli altri miei colleghi si sarebbero potuti astenere da un tale acquisto, ma il coro dei ministeriali che, sulla scia della ministra, ne esaltava le potenzialità anti Covid era davvero incalzante. Forse non sarebbe male ricordare le dichiarazioni favorevoli a quei banchi di qualche alto burocrate o il silenzio imbarazzato di altri (non occorre andar lontano…).

Durante la trasmissione, nell’ascoltare Azzolina che, incontrastata dai giornalisti presenti, attribuiva la responsabilità dell’acquisto di quei banchi ai presidi, ho provato un sentimento di ripulsa, quasi non credendo alle mie orecchie. Avrei voluto obiettare banalmente che il suo ministero aveva esaltato quei banchi come uno dei principali strumenti di prevenzione sanitaria e adesso lei, l’ex ministra, ne scaricava la responsabilità attribuendola ai presidi… Poi mi sono reso conto che la questione non era solamente quella della faccia di Azzolina, ma anche del ruolo dei giornalisti presenti che, l’anno scorso (in quel momento c’era Telese, al posto della De Gregorio) ascoltavano ammirati l’Azzolina stessa, intenta a raccontare gli sforzi ministeriali per affrontare con successo la pandemia. Quindi mi sono arreso, ho capito che il clima di allora, mutatis mutandis, era lo stesso dell’intervista di ieri sera, che riconosceva all’Azzolina la dignità di una statista, che dall’alto delle sue esperienze passate poteva impartire qualche lezione. Così mi sono sentito circondato e mi sono interiormente arreso. Ho capito che l’indignazione va riservata alle questioni serie. Del resto, circa il piano di prevenzione organizzato da Azzolina, si sono visti gli esiti.

3 COMMENTS

  1. Deve essere tipico di quella trasmissione, perché l’altra sera ho notato Renzi, macinava imperterrito le solite auto celebrazioni, devotamente non contraddetto dai giornalisti (soprattutto dalla biondina). Ma già, lui uno statista è, probo nelle spese generali a suo personale vantaggio (pagano sempre la quota per il jet del PdC agli Emirati?). Che poi Azzolina sia una debuttante allo sbaraglio non si può negare.

    • Si, di sicuro ha stato Renzi. Noncielodicono ma ha stato lui.
      I banchi ha rotelle saranno stati di sua cognata e lui a fatto la gresta.
      Chissacosacinascondono

      • Ma chi gli ha attribuito i banchi ha rotelle? Certo che non “ha stato Renzi”, la gresta non l’a fatta.
        Scrivevo di come si presenta quella trasmissione e facevo riferimento ad altra situazione. Caso mai ci nascondono la “gresta” di Azzolina.
        E poi un cognato del Principe che lottava per i fanciulli del terzo mondo ha destato qualche sospetto per la verità. Cosa c’è di nascosto? Ma sicuramente è un gombloddo.

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