Il senso del tempo negli uffici pubblici all’epoca del Covid 19

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Un architetto aretino ha richiesto il 12 agosto, un appuntamento con servizio edilizia del Comune di Arezzo… Prima data utile 5 gennaio 2021.

Non è un problema che riguarda la qualità dei progetti, la visione di città, i crediti edilizi o la partecipazione: questo è un cancro che divora i professionisti e di conseguenza i cittadini e l’economia di Arezzo. Bisogna farsene carico in maniera efficiente, risolutiva e veloce.

Veloce, perché non c’è più tempo né pazienza, né giustificazioni. E non c’è nemmeno più tempo per le lettere ufficiali.

Un portale di prenotazione che assomiglia piu’ ad una supercazzola,

Oggi abbiamo da una parte l’ecobonus, con tutta una serie di paletti che lo rendono di fatto irrealizzabile, con tempi strettissimi salvo proroghe, dall’altra la paralisi delle amministrazioni, uffici e organi competenti: una nazione allo sbando in cui per una relazione tecnica di conformità, tocca aspettare le settimane solo perché il tecnico possa accedere all’archivio e fare le opportune verifiche…

Bisogna essere incazzati non amareggiati, bisogna reagire anche con le persone, non con la violenza ma come loro rispondono a noi: siamo al punto di rottura, non solo dei nostri interessi, ma di quelli di tutto il paese perché il problema è generale.

Le poste non consegnano più le raccomandate e poi ti costringono a code interminabili. Il sistema sanitario, per la parte amministrativa, cioè prenotazioni e compagnia cantante è una tragedia e tutto poggia sulla buona volontà di pochi.

Ma ci immaginiamo quando ci sarà da assegnare i soldi europei con chissà quali progetti fantastici, redatti proprio da questi che stanno chiudendo Italsider, che cosa accadrà?

C’è da sperare di non mandarli mai i progetti almeno non ci indebitiamo oltre.

Col Covid/19 lo strapotere della burocrazia pubblica, in danno di tutto il resto, è straripato dappertutto come un diluvio che nulla risparmia. Dobbiamo aspettare che non ci siano più soldi per pagare i dipendenti pubblici?

5 COMMENTS

  1. Voglio far presente che mi risulta la quasi totalità di questi dipendenti pubblici deve lavorare con il proprio PC e ha dovuto sostenere delle spese per poter lavorare da casa che nessuno gli ha rimborsato !!

    • Sono commosso…non gli hanno comprato neanche il PC x fare lo Smart working! La verità” e” che x gran parte dei dipendenti pubblici o privati quali i bancari il covid e” stata e continua a essere una lunga vacanza pagata a fine mese. Ci sono caste braminiche, mentre i paria devono scarpinare x garantirsi il pane. I professionisti possono ricevere in studio, i commercianti hanno i negozi aperti, le fabbriche lavorano. Poi ci sono le categorie che x carità” senno’ si piglia tutti il covid. Addaveni’ baffone!

    • …. spese “straordinarie” compensate dal fatto che se ne rimangono in tutta sicurezza a casa, nessun costo di trasferta, nessuna usura di indumenti di rappresentanza, il caffè se lo prendono in cucina, a fine pranzo non passano dalla cassa, e il wifi lo sfruttano anche per guardarsi le prime visioni dopocena. E’ lampante che in fondo al mese ci sono ampissimi margini per potersi permettere un PC – che costa meno di molti smartphone.

  2. Bell’articolo.. ora però forse è il caso di segnalare anche che l’errore è stato corretto e che quelli che avevano preso appuntamento a gennaio sono stati contattati ed è stato detto loro di riprendere un appuntamento per settembre. Questo l’architetto aretino non ve lo ha segnalato?

    Ovviamente no, fa molto più fico fare una pantomima senza avere la minima idea di cosa si parla.. non si dice che si può telefonare o mandare una mail e avere una risposta che nel 99% dei casi è sufficiente. Gli appuntamenti di persona causa disposizioni per il covid devono essere ridotti al minimo, non è colpa dei tecnici o del comune. In altri uffici (pubblici e non) funziona allo stesso modo.

    • “Bisogna essere incazzati non amareggiati, bisogna reagire anche con le persone, non con la violenza ma come loro rispondono a noi”…………perché, com’è che rispondono? “Rispondono”, quindi tutti………buttiamo tutto nel calderone, vai, alè……….eppure mi risulta per certo che ci siano molti, moltissimi, dipendenti pubblici, nello specifico comunali, che, come nel caso di scrive, risponda anche il sabato e la domenica alle mail e pure al telefono, avendo effettuato da inizio COVID la deviazione di chiamata, con centinaia di mail di ringraziamento da parte dell’utenza per la completezza, rapidità ed esaustività delle informazioni rese. Certo, ci sono cose che non vanno e debbono essere segnalate, ma se poi si fa la letterina con “ma brutti e cattivi e nullafacenti che sono questi travet” per avere qualche “mi piace”, e poi non si rettifica nemmeno, a cose risolte, non è molto corretto (eufemismo)

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