Cos’è il tempo? La domanda attanaglia la mente di scienziati e filosofi da secoli, ma resta in gran parte inevasa. Forse la sola risposta accettabile è quella del premio Nobel per la fisica Max Planck, il quale ha teorizzato l’esistenza del “quanto del tempo”, cioè della durata infinitesimale del volo compiuto da un fotone, il quale viaggia alla velocità della luce, per coprire una determinata distanza, denominata, appunto, “lunghezza di Planck”. Ebbene il tempo in questione, nel suo più breve intervallo, è pari alla 10-44 secondi, quindi un numero sostanzialmente impossibile da verificare sperimentalmente. Il che corrisponde, più o meno, ai risultati (se così ci possiamo esprimere) della riflessione filosofica, che tendono a negarne l’esistenza oggettiva, accogliendo tuttavia quella soggettiva dell’esperienza personale (se così ci possiamo esprimere). Ma Gavarro, nel suo saggio “Il presente e la contemporaneità. L’arte nel time loop analogicodigitale”, non si interessa, perlomeno non direttamente (tanto meno nel libro di cui parliamo), di fisica o di filosofia, ma di arte. Quindi il tempo va coniugato con il tema dell’arte nella contemporaneità.
Talché la domanda più precisa, che riecheggia nel titolo, è: “Cos’è il presente e cosa la contemporaneità?”. Seguiamo il filo del discorso di Gavarro.
Il presente che, fino a qualche decennio fa, appariva come una dimensione transeunte, cifra istantanea dell’eterno passaggio, secondo la visione agostiniana, dal non essere del passato, che è tale proprio perché non è più, al futuro, il quale anch’esso non è, in quanto non è ancora, ebbene quel presente sembra inadatto alla contemporaneità. Ma anche la distinzione di Bergson, fra un tempo spazializzato e cadenzato dalla successione numerica e quello della durata, cioè del tempo “coscienzializzato”, pare adesso non corrispondere all’attualità. Il presente non è più espressione dell’orologio, né della sola interiorità, ma si estende oltre misura, a causa un impressionante aumento della dimensione informativa. Il passato, infatti, ricco come non mai di immagini e testi che ne testimoniano il suo decorso, finisce per lambire la contemporaneità, dacché quella documentalità, così la definirebbe Maurizio Ferraris, esonda nel presente stesso. Analogamente quest’ultimo dilaga nel futuro, in qualche misura usurpandolo e semplicemente improntandolo. Immagini, storie e iscrizioni di ogni tipo si dispiegano così in un presente onnicomprensivo e univoco, creando un Grande Racconto ancorché privo di trama. La contemporaneità, che è l’essenza del presente, finisce per essere inattuale, come suggeriva Nietzsche, perché antitetica al tempo storico lineare. L’ambiente analogicodigitale, infatti, ci offre la ciclicità, che allude alla dimensione dell’“eterno ritorno”.
In questo presente dilatato assistiamo all’assoluto predominio delle immagini nelle attività comunicative o conoscitive, le quali, traslate nell’invenzione artistica, ci presentano opere videoperformative, come quella di Michele Sambin, alla fine degli anni Settanta, caratterizzate dalla manipolazione del tempo. Oggi, grazie allo sviluppo tecnologico, l’arte indaga il tema del loop, cioè della ripetizione e della ciclicità nella contemporaneità, come testimonia una mostra del 2020 al Mambo di Bologna. Ma prima ancora, nel 2017, in Germania, il Kunstmuseum di Wolfsburg aveva inaugurato un progetto, coinvolgente l’arte e vari ambiti del sapere, dal titolo “Never Ending Stories”. Grazie all’evoluzione dei processi analogicodigitali e allo sviluppo della tecnologia, il tempo connota sempre più spesso l’arte, determinando la nascita di forme ed esperienze inedite.
Parleremo di tutto ciò a Firenze, lunedì prossimo, 20 febbraio 2023, alle ore 18, presso Palazzo Strozzi – Bottega Strozzi, nell’ambito del ciclo sull’arte “Dialogues”, dove presenteremo il volume di Raffaele Gavarro “Il presente e la contemporaneità. L’arte nel time loop analogicodigitale”, edito da Maretti. La conferenza è organizzata dalla “Fondazione Palazzo Strozzi” insieme a Maretti Editore, Marsilio Arte, la Feltrinelli Point di Arezzo e la Biblioteca della Città di Arezzo.
Interverranno Fabio Migliorati, critico d’arte, Arturo Galansino, Presidente della “Fondazione Palazzo Strozzi” e Raffaele Gavarro, autore del libro.
Alessandro Artini
(Presidente CdA della Biblioteca della Città di Arezzo)