Non avevo mai misurato la meschinità di persone ed imprenditori che conosco. Per niente, zero, nulla, confrontandoli con i campioni di altruismo che vengono propagandati dai media: devo fare pulizia nella mia rubrica. Proprio perché le persone e gli imprenditori che conosco non sono meschini, anzi sono persone di grande cuore e umanità e non hanno una agenzia stampa che pittura le loro azioni rendendole simili a quelle di Francesco d’Assisi. Non sono neanche inserzionisti abituali dei media che propalano le loro iniziative come i gesti di grande tensione morale.
Non c’è vergogna nell’amplificare comuni attività aziendali o istituzionali ed elevarle al rango di miracoli:
- presidenti di associazioni di categoria che si gloriano per aver fatto 50 mascherine (pezze per il marchese), ma che non hanno messo in piedi iniziative di più ampio respiro che avrebbero tolto visibilità al loro “nobile” atto;
- industriali miliardari (due nomi per tutti, Agnelli e Benetton, arricchiti sottraendo la collettività) vengono incensati per aver rinunciato a 10 milioni/€ (che porteranno in detrazione dalla dichiarazione dei redditi) con un sforzo che è paragonabile ai 10€ che molti di noi destinano a iniziative benefiche;
- fenomeni che mettono un cartello pubblicitario di ringraziamento alla sanità, ma fanno in modo che la loro azienda venga adeguatamente messa in risalto.
Squali. Squali a cui assommare le nostre istituzioni, sentire il sindaco che dice che lui (rigorosamente in 1ª persona singolare) attraverso i suoi canali si sta procurando le mascherine con cui fornire il personale in servizio al Comune (non le pagheremo noi, pagherà il Comune attraverso l’anticipo del dividendo dell’azienda dove si è scatenata l’indagine per le mega strambe consulenze che lo vede indagato) mi obbliga a chiedermi per quale motivo non avessero dotato questi addetti di mascherine.
Se erano necessarie e sono passate settimane da quando questa situazione si è delineata in tutta la sua drammaticità, (ricorderete che in verità lui voleva chiudere le scuole prima ancora che si sapesse che c’era l’epidemia), perché -a distanza di 25 giorni- questi addetti non sono dotati di mascherine?
Se sono dispositivi di protezione individuale necessari, egli ha esposto questi dipendenti ad un rischio elevatissimo; se non sono dpi e quindi non necessari, poteva pagarli lui o uno dei suoi tanti sponsor e tacere.
Un detto dice “la mano destra non sappia cosa fa la sinistra “, la beneficenza è silenziosa, per tradizione ne può fare menzione colui che è beneficiato, è veramente cattiva cosa cercare benefici da iniziative che si fanno e non si dicono. La rendicontazione può essere pubblica, la comunicazione circa l’utilizzo di denari ricevuti può essere gratificante per la platea di persone che hanno contribuito: quello che sta avvenendo in questi giorni è veramente deprimente.
Chi legge queste colonne sa che c’è una persona che si è molto impegnata per far partire la produzione di mascherine da donare a strutture e persone deboli: sono rimasto deluso leggendo qua e là come nessuno dei suoi colleghi citasse l’impulso e l’impegno di quella persona, ma mettesse in evidenza soltanto una parte dell’iniziativa. L’ho fatto notare a quella persona che tutti conoscete: ma che me ne frega -ha detto- a me interessa averne da distribuire. Così si fa. Tutto il resto è pelo sullo stomaco. Compreso chiudere una azienda per senso di responsabilità, ma non chiuderne un’altra: senso di responsabilità all’incontrario oppure continuare la produzione in un caso è svantaggioso e impossibile mentre nell’altro è utile e possibile?
Perché gli imprenditori che conosco mi hanno tranquillamente detto che i clienti non vogliono ritirare le merci, che bisogna stare aperti solo per spostare pagamenti ossia incassi, che importanti fornitori a monte o a valle non sono in grado di completare il ciclo di lavoro, che hanno ritenuto opportuno offrire ai dipendenti la possibilità di stare a casa.
Nessuno ha avuto la sfacciataggine di dire che chiudevano per senso di responsabilità. L’etica inizia con la verità.
E le censure cui i media di stanno sottoponendo sono contrarie all’etica.