Negli ultimi anni, in occasione dell’anniversario della liberazione, abbiamo sempre cercato di mettere in guardia dal rischio di un rito stanco, sempre meno popolare man mano che venivano meno le generazioni che quella storia l’avevano fatta, e con le nuove generazioni sempre più condizionate dall’ignoranza diffusa, anche artatamente, dai media di ogni tipo.
Oggi di fronte al dramma del coronavirus, con il rischio di un ritorno ad una situazione economica-sociale simile a quella del dopoguerra, il 25 aprile non può certo essere un rito, ma dovrebbe essere un faro, un esempio cui rifarsi per iniziare la ricostruzione.
Purtroppo non è quello che vediamo all’orizzonte.
Vorremmo riflettere partendo dallo strano dibattito che si sta svolgendo attorno alla ipotizzata app che dovrebbe aiutarci ad individuare contatti con persone positive al virus. Urla di scandalo da ogni dove, soprattutto da parte di quel mondo che guarda ad Orban, ad Erdogan, a Putin,come luminari della democrazia. A parte il fatto che, anche per noi della generazione predigitale, è chiaro che siamo continuamente tracciati già da oggi in qualsiasi movimento (google maps) in qualsiasi scelta che facciamo (fate un qualsiasi ricerca si Google e poco dopo vi arrivano le offerte!), quello che sfiora il ridicolo è che difensori della privacy (per carità problema serio e complesso, ma non da ora) siano quei sovranisti che ci vorrebbero mettere tutti sotto controllo, nostalgici dell’OVRA o del KGB e loro degni successori dell’era post muro. Sono quelli che oggi chiedono di mandare i partigiani ancora vivi in piazza a manifestare tutti insieme, così prendono il virus e tolgono il disturbo! Sono quelli che stanno organizzando manifestazioni neofasciste in occasione del 25 aprile, giorno per loro ridotto alla vittoria del comunismo sul fascismo. E non si tratta solo di movimenti minoritari, tipo Forza Nuova, casa Pound ecc,, ma di esponenti di forze come la Lega e Fratelli d’Italia. Le uscite di leghisti che pur hanno responsabilità istituzionale, in questi giorni, sono imbarazzanti e preoccupanti, oltre che manifestazione di ignoranza culturale, di una subcultura su cui cercano di innestare un nazionalismo da operetta.
Il 25 aprile non è la vittoria dei comunisti, ma la vittoria della democrazia sul fascismo. Ed a questi signori sarà bene ricordare che se oggi possono parlare liberamente (ma forse non se lo meriterebbero nemmeno) lo devono ad un certo Togliatti, che, ministro della giustizia, decise l’amnistia anche per i fascisti che si erano macchiati di gravi atteggiamenti e scelte. Nonostante le contrapposizioni politiche anche internazionali, De Gasperi e Togliatti, assieme ai leader degli altri partiti, riuscirono ad iniziare il cammino della uscita dal dramma della guerra in una condivisione delle responsabilità, Poi riprese la lotta politica. Ma pur nel duro confronto i leader di quella generazioni non vennero mai meno al dovere di dire: prima gli interessi dell’Italia, prima di quelli di parte.
Da qui dovremmo prendere ispirazione e modello. Purtroppo i leader politici non si inventano dall’oggi al domani. Quelli di allora si erano formati nella lotta ed avevano cultura, non solo politica.. Quelli di oggi, dopo anni di dileggio della cultura sembrano presi dal bar (con il massimo rispetto del bar e di chi lo frequenta ( che oggi c manca!).
Per questo il 25 aprile di quest’anno non può essere un rito stanco. Deve rappresentare un risveglio di coscienza civica, una occasione per riprendere in mano la difesa della democrazia, di quella democrazia formalizzata nella nostra costituzione, di fronte agli attacchi subdoli, ma sempre più evidenti, di forze politiche, nostalgiche di poteri forti, dei pieni poteri reclamati per persone sole al comando Non è questo un momento normale, la tragedia che ci ha colpiti e che soprattutto colpirà le nuove generazioni, richiede uno scatto di dignità, di orgoglio, non nazionalista, ma democratico. Bisogna che i roditori di democrazia ritornino nelle fogne!
Per questo chiediamo ai tutti i Sindaci (giovani o meno) che credono nella democrazia di utilizzare il 25 aprile per riscoprire quei valori che ci fecero risorgere dalla ceneri della guerra e che oggi potrebbero farci riprendere da questa tragedia.
Non utilizzino il coronavirus come scusa per ignorare. Vallucciole, Partina, il Moscaio, per limitarci al Casentino, non possono essere dimenticate!
Movimento Arturo Circolo Bibbiena e Poppi
Luca Tafi Giorgio Renzi