I figli per la patria

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Non sappiamo se la grande stampa ed i neo-intellettuali allineati ai nuovi potenti se ne sono accorti (o fanno finta di non accorgersene), Ma il nuovo governo delle destre sta, giorno per giorno, riproponendo iniziative che furono proprie del ventennio, ovviamente aggiornate e adeguate alla nuova situazione. Con buona pace della Meloni che ogni giorno dichiara che il fascismo è stata la nostra più grande tragedia e che ora non esiste più. Lo dica al suo sodale Ignazio Benito La Russa (e a tanti altri del suo partito che salutano con le mani alzate), che ha costretto a presenziare alla cerimonia all’altare della Patria ma che è subito scappato a Praga (dove nessuno lo aspetta, ma è pur sempre una gita a carico dello stato).
Ma le parole, le dichiarazioni non possono imbrogliarci. Le scelte ed i linguaggi di troppi esponenti del governo parlano chiaro: sostituzione etnica, prima gli italiani, premi a chi fa figli, razzismo, multe a chi usa parole straniere…ecc.ecc. Che cosa è questo linguaggio, se non linguaggio fascista? e cosa è se non l’idea di una Italietta tutta chiusa in se stessa?
Il Presidente Meloni è andata in Etiopia, qualche gaffe l’ha fatta. E meno male che non l’ha chiamata Abissinia! E non ha cantato faccetta nera.
Ma la cosa più significativa è la decisione di premiare le famiglie che fanno figli. Il tutto è motivato dal calo demografico e dal bisogno di manodopera, che (per i nostri governanti) non può essere soddisfatta dall’ingresso di stranieri, come chiedono anche gli imprenditori.
E quindi giù un’altra ipotesi (solo ipotesi, annunci) di riduzione delle tasse per gli italiani che fanno figli. Ma al governo bastano gli annunci e la diffusione anche subliminale di una cultura profondamente fascista, per cui gli altri sono cattivi, e tutto va fatto in casa, tra italiani. Un bel progresso davvero. Altro che progetti Comenius o Erasmus, altro che Europa e libero scambio. Ormai sembra che questo governo non sappia fare altro che proporre (anzi. Annunciare) riduzione di tasse, in barba al mostruoso debito di bilancio (ma tanto poi tagliano i servizi e recuperano).
Gli imprenditori chiedono manodopera oggi, con urgenza, per non bloccare le attività. E il governo risponde con gli incentivi alla natalità.

Non sappiamo se il ministro Lollobrigida ha inventato un nuovo metodo di natalità, per cui i figli nascono già grandi e “imparati”. Ma normalmente i bimbi, (almeno se nati con con metodo naturale, che è l’unico che i nostri governanti riconoscono) nascono piccoli, devono crescere ed andare a scuola e almeno dopo venti anni potrebbero essere pronti per l’ingresso nel mondo del lavoro (ed anche dopo 25 se un lavoro richiede la laurea). Nel frattempo cosa dovrebbero fare le imprese? Chiudere bottega?

Ci è venuta in mente, di fronte a questi annunci, una iniziativa nata in Basilicata nel 2008, se ben ricordiamo.
Un certo Vincenzo Mancusi, segretario regionale del Movimento sociale-Fiamma Tricolore della Basilicata propose un premio di 1500 euro per ogni figlio, purché si chiamasse Benito (se maschio) o Rachele (se femmina). Tutto questo per “onorare le radici profonde del partito”, e per combattere lo spopolamento della Regione.
“Noi rappresentiamo la destra vera, e non dimentichiamo la storia”, aveva aggiunto Mancusi.
Ci sembra che anche il governo Meloni, Salvini, Lollobrigida, con l’aggiunta di Ignazio Benito La Russa non dimentichi la storia!
Ora stiamo aspettando l’annuncio della tassa sul celibato.
p. Movimento Arturo
Circolo Bibbiena e Poppi
Giorgio Renzi e Luca Tafi

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