Gli utili dioti son tornati? No, governano da molto tempo!

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Forse la generazione nata a cavallo del favoloso biennio 1989-1991 (che celebra la vittoria della libertà: crollo del muro di Berlino e del comunismo bolscevico) ha soltanto sentito parlare degli “utili idioti”, una categoria di persone fiorita dopo la Rivoluzione sovietica. L’espressione, pur attribuita a Lenin o Stalin o ad altri ancora, pare d’incerta origine. Tuttavia il significato è meno incerto: “Persona che senza rendersene conto porta a qualcuno un vantaggio indiretto. In origine era usato dagli anticomunisti per definire le persone che fiancheggiavano le sinistre in modo ingenuo, per motivi ideali, senza capirne la reale portata. La paternità della locuzione è però attribuita a Stalin, che sembra definisse così gli intellettuali del mondo occidentale che simpatizzavano per il Partito Comunista, facendo indirettamente molti proseliti”

Gli utili idioti tedeschi di Putin” è il titolo dell’articolo apparso nelle ultime ore sulla testata online “Politico Europe”.

A pochi mesi dall’uscita di scena della Merkel, la politica estera della cancelliera è dunque finita nel mirino di uno dei giornali più influenti dell’eurozona.  L’articolo firmato da Matthew Karnitschnig mette in fila le principali concessioni alla Russia fatte nei sedici anni dell’era Merkel, mettendo in risalto il mea culpa degli stessi protagonisti di quella stagione.

“Mi sbagliavo, ci sbagliavamo tutti”, ha ammesso pochi giorni fa l’ex ministro delle Finanze Wolfgang Schauble, definito da Politico “l’eminenza grigia della politica tedesca”. “L’ostinata insistenza della Germania nell’impegnarsi con il leader russo – si legge nell’articolo – di fronte alla sua prolungata aggressione (un catalogo di misfatti che vanno dall’invasione della Georgia all’assassinio di nemici all’estero e ai crimini di guerra in Siria) è stato a dir poco un errore catastrofico, che varrà alla Merkel un posto nel pantheon dell’ingenuità politica al fianco di Neville Chamberlain”. Un riferimento al premier britannico che a meno di un anno dall’inizio della Seconda guerra mondiale era convinto di aver raggiunto con Adolf Hitler l’accordo che avrebbe dovuto garantire “la pace per il nostro tempo”.

Obiettivo delle critiche della versione europea del magazine online non è solo la ex cancelliera, bensì “un’intera generazione di politici tedeschi” del tutto “accecati dalla nostalgia per l’Ostpolitik” e “le politiche di distensione degli anni ‘70 sostenute dal cancelliere Willy Brandt che secondo alla leggenda tedesca portò alla fine della guerra fredda”.

Sergey Maratovich Guriyev, economista russo, professore di economia presso gli Instituts d’Etudes politiques di Parigi: “Putin conta sulla stanchezza degli europei e molti utili idioti diffondono le sue notizie false”

Ecco come siamo giunti al vero punto dolente: una parte dell’opinione pubblica occidentale negli anni ha cominciato a provare una fascinazione perversa per Vladimir Putin. Il suo nome è diventato sinonimo di forza da contrapporre alle mollezze europee e il presidente russo ha fatto molto per rafforzare questo stereotipo. Cavalcare a torso nudo, tuffarsi nei laghi, praticare judo: le foto diffuse dal Cremlino erano pensate per esaltare il modello Putin come politico differente. Finalmente qualcuno che sa il fatto suo. Finalmente un uomo di polso. Finalmente qualcuno con le idee chiare. “Scambio mezzo Putin per due Sergio Mattarella”, come ebbe a dire l’ex ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini.

Nacque una simpatia di massa per l’uomo forte russo, che andava forte a destra ma non dispiaceva nemmeno tanto nella sinistra-sinistra, perché per tradizione c’era meno diffidenza verso Putin che verso gli Stati Uniti. I putinisti nostrani cominciarono a minimizzare per partito preso tutte le operazioni ostili compiute dalla Russia e a ridicolizzare chi sospettava della malafede del suo presidente. E tutto questo si condensò in un motto: ha stato Putin.

Mentre scorrono le immagini agghiaccianti delle brutalità, dei crimini, delle distruzioni e delle crudeli stragi di civili ucraini perpetrate ogni giorno senza ragione e senza pietà alla stregua dei peggiori nazisti, gli uomini comuni guardano inorriditi e i “professionisti della parola” sfoggiano garruli l’impudenza  irresponsabile e compiaciuta di chi sdottoreggia , come in un gioco di guerra, anziché compenetrarsi del dolore e della tragedia della guerra vera: gli aggrediti incolpevoli Ucraini, combattono eroicamente per difendersi dagli aggressori, i Russi.

È disgustoso lo spettacolo che offrono i tanti utili idioti di Putin, pedanti, opportunisti, pretenziosi, assertivi, che ardiscono persino prescrivere al popolo ucraino le regole morali e politiche di condotta (“Dovrebbe fare questo! Non dovrebbe fare quello!”), mentre quello stesso popolo soffre in silenzio, invoca aiuto, muore armi in pugno lottando per mantenersi libero e sovrano.

La guerra trasformata in tragico spettacolo! Dove gli attori costretti a recitarlo muoiono davvero. Gli spettatori, no. La platea assiste al dramma muta e commossa. I palchi invece, gremiti di vocianti intenditori, commentano l’effusione di sangue vivo innocente come sgorgasse per finzione scenica.

Mentre i militari e i civili ucraini combattono e muoiono attenendosi scrupolosamente all’etica della responsabilità per conservarsi in libertà e democrazia, “compito che può essere risolto attraverso la politica e soltanto con la forza” (Weber), gli utili idioti di Putin praticano semplicemente l’etica della convinzione, “anelando alla salute della propria anima e alla salvezza di quella altrui” (Weber).

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