Giro di prostituzione gestito da cinesi. L’inchiesta anche ad Arezzo.

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Tanti soldi contanti che li mettevano pure in un freezer nella loro casa di Bastia Umbra. Nei viaggi fatti in giro per l’Italia i presunti capi dell’organizzazione criminale – una coppia di cittadini cinesi – andavano a recuperare di persona i soldi incassati dalle ragazze che si prostituivano nei vari centri massaggi o negli appartamenti. Tutti acquistati con il fiume di denaro guadagnato sulla pelle di quelle giovani vendute secondo tariffari stabiliti dai loro capi che le spostavano, come merce, da un centro massaggi all’altro, per fornire più “varietà” ai clienti e le facevano alloggiare direttamente nei centri, negando loro qualunque tipo di libertà di movimento. In manette ieri sono finite 22 persone, tutte di origine cinese, ma stabilmente presenti in Italia da anni. 

Dalle indagini dei carabinieri emerge che a seconda delle richieste, i clienti venivano indirizzati nei centri massaggi o negli appartamenti, comprati coi soldi della prostituzione. Le inserzioni online, raffiguranti donne seminude, lasciavano pochi dubbi sulla vera natura di quei centri massaggi. Sempre tramite internet le ragazze venivano adescate in Cina. Poi una volta in Italia passavano per Toscana o Lombardia e poi venivano indirizzate alla loro meta finale. L’inchiesta ha riguardato anche le province di Lodi, Verona, Bologna, Firenze, Prato, Arezzo, Fermo, Ascoli Piceno, Teramo e Brindisi. In ogni centro c’era una maitresse che incassava i soldi delle prestazioni delle giovani e poi li consegnava ai capi e coordinava le attività per fissare gli appuntamenti.Con questi ultimi – nel corso del tempo all’inchiesta hanno contribuito anche i militari del Nucleo ispettorato del lavoro – il comportamento da tenere era semplice: dire che non si capiva una parola di italiano e tenere la bocca chiusa. Ora con l’intervento dei carabinieri – che ieri hanno eseguito le misure cautelari anche a Lodi e Brindisi – potranno forse tornare padrone del loro destino.
 

 

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