FISCHI REITERATI A DONNARUMMA

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Non ho mai simpatizzato per le fortissime e storiche squadre di calcio Milanesi in Italia, sempre gioito dei loro successi in campo europeo soprattutto di quei trionfali Milanisti quando in Coppa Campioni tritava con risultati eclatanti il Real Madrid e le vinceva… Il mitico Milan di Gullit, Van Basten, Baresi, Donadoni, Galli, Evani…

La stazione centrale di Milano per tantissime Famiglie del Sud che proseguivano il viaggio verso i Paesi del Nord, Svizzera, Germania, Belgio ha sempre rappresentato un punto di passaggio molto triste…il signor portabagagli ( non facchino) meneghino offendeva “reiteratamente” il meridionale che lo chiamava pagandolo per trasportare i numerosi bagagli a seguito ( spesso dopo una notte di viaggio negli espressi del Sud). Certo, altra Storia d’emigrazione che riguarda Milano ed i Milanesi fra gli anni 80 e 90.

Da anni le bandiere nel calcio non esistono piu’ forse le ultime F. Totti, A. Del Piero, Maldini, Baresi fratelli…

I fischi a Donnarumma oltre a lasciare un profondo dispiacere, non hanno nessun senso mai ( neanche se chi li riceve giocasse con il club trasferito ) a maggior ragione con la Nazionale di calcio con l’aggravante in una semifinale ufficiale con i rivali “odiati” per il loro estenuante, asfissiante, lezioso possesso palla.

Lo stadio a livello sociologico ha sempre rappresentato una cartina di torna sole della temperatura socio-culturale e politica del momento in quella area geografica specifica e nel Paese in generale.. In questa circostanza, con la nostra Nazionale di calcio in campo, i fischi reiterati, al suo portierone che legittimamente ha deciso di lasciare il club di lancio in serie A, ( non importa se a causa del maggiore guadagno, ognuno instaura il rapporto che o valore che vuole allo sterco del diavolo) oltre ad essere offensivi e denigranti qualificano chi li ha emessi per quello che sono e di riflesso, nello specifico l’intera Nazione.

Da casa erano sicuramente sonori e le curve di san Siro non sono proprio irrilevanti numericamente. Miserrima tristezza anche in questa circostanza.

4 COMMENTS

  1. DAI FISCHI REITERATI DI MILANO AGLI APPLAUSI DI TORINO
    Situazioni agli antipodi, Deo gratias, il buon senso, la ragione quando esiste è manifesta. Donnarumma merita solo applausi anche dopo il goal subito contro il Belgio di primissimo acchito degno del miglior portiere da calcetto oratoriale e non dal campione d’Europa milionario qual è.
    Il resto è fuffa, soliloquio confuso, capzioso, fazioso del solito Azzeccacarbugli solipsista anche un tantino gretto e becero. In modo (s)grammatico mi taccio.

    • Proprio non ci capisci niente. Quella non è una papera, fattispecie peraltro non sconosciuta a Dollarumma ( che non saprei se è proprio ancora un grandissimo portiere, ma certo scarso non è, quantunque attualmente funga da portiere di riserva del PSG). Il portiere in certe situazioni non può coprire lo specchio della porta se non allargando le gambe e se l’attaccante tira con precisione in mezzo alle gambe la parata è difficilissima.
      Sul tacerti invece hai ragione, perché hai messo in fila una serie di termini sparati a caso tanto per fare il rumore necessario a coprire l’incapacità di formulare uno straccio di argomentazione in replica.

  2. L’articolo, oltre che esageratamente sgrammaticato, esprime a mio avviso una tesi errata.
    Mi sembra che il problema degli stadi oggi siano gli intollerabili comportamenti razzisti e il disprezzo dell’avversario. La massa dei tifosi( o meglio, la componente ultrà) continua a offendere i calciatori neri oppure, come gridano loro, zingari. E’ come se vi fosse il complesso personale di sentire di valere poco e il bisogno di poter individuare “razze” che valgono di meno, legittimando l’autoriconoscimento di un valore umano superiore sul quale evidentemente si hanno molti dubbi.
    Non meglio è andata per altri versi. Dopo le (giuste) accuse agli inglesi nel corso degli europei di aver fischiato l’inno italiano( e di altri), picchiato e insultato i nostri tifosi ( e altri) etc etc., prendendone spunto per i proclami di orgoglio nazionale, di amore per l’inno e la bandiera, la stessa cosa è successa a Milano con gli spagnoli, che pure avevano accettato signorilmente una sconfitta agli europei ( ricordo le belle parole dell’allenatore Luis Enrique) per la quale potevano esserci molte ragioni di avere l’amaro in bocca.
    Questo, semmai, dovrebbe preoccupare e intristire, se proprio se ne dovesse fare uno specchio della nazione come pretende l’articolo.
    Viceversa, nei fischi a Dollarumma, come spiritosamente è stato ribattezzato il portiere, ci vedo qualcosa di sano, il non rassegnarsi a una certa idea e a un certo destino del calcio. Ognuno può certo avere il rapporto che crede con lo sterco del diavolo, come lo chiama F. Bray, e infatti non è che qualcosa impedisce ai Dollarumma di cambiare squadra. Ciò non impedisce neanche a chi segue il calcio di manifestare in proposito il proprio giudizio e per esempio ritenere che sia ingeneroso lasciare la squadra che ti ha coraggiosamente lanciato giovanissimo a grandi livelli, consentendoti di acquisirie grande valore professionale e di mercato, con uno zero di remunerazione, nonostante ti abbia offerto un contratto tutt’altro che disprezzabile e non certo l’obbligo di permanenza a vita, ma solo una soluzione che gli consentisse, se proprio poi te ne vorrai andare, di guadagnarci un po’. Invece Bray sembra ritenere che debba accettarsi ( e zitti) che prevalga automaticamente su tutto un contratto da 8 mln all’anno invece che di miseri 6 (netti !) e che ormai, eliminato il “padronato” delle squadre sui giocatori, sia del tutto legittimo quello dei procuratori, i quali, come nel caso specifico, possono condizionare la firma del giocatore al versamento di 40 mln per sé da parte della squadra. Ho ammirato la serenità con la quale Maldini ( lui sì una bandiera) ha deciso infine di mollare Dollarumma e questo Raiola, che più che un procuratore sembra ormai, anche per “phisique du role”, una specie di capo camorrista con in mano il racket delle estorsioni. E puntare a costruire una squadra che gioca bene e ha risultati più consoni al blasone su altri presupposti ( io, per inciso, non sono tifoso milanista).
    La stessa cosa sta accadendo a Firenze con Vlahovic, dove hanno già scontato da poco la partenza a prezzo ribassato verso la Juve di quello che sembra ora il miglior talento del calcio italiano.
    Nessuno può costringere un giocatore a comportarsi come una bandiera, anche se poi quando giocano baciano le maglie delle squadre, indicano il cuore, dichiarano l’amore per quei colori. E le ultime “bandiere” citate da Bray non è che non avessero contratti ipermilionari.Se un calciatore ha aspirazioni di giocare a più alti livelli, o semplicemente ritiene importante guadagnare di più, non deve essere per forza giudicato male, anche perché le società di calcio non sono opere benefiche che hanno a cuore la gioia del tifoso. Se però ha un debito di riconoscenza, o ha dichiarato un’affezione verso la squadra che decide di lasciare diciamo così “per forza maggiore”, potrebbe comportarsi con più signorilità, non è che gli si propone la fame.
    Altrimenti va tutto bene così, si facciano le “super leghe”, si creino squadre che per strapotere economico possono strappare anche gratis i migliori giocatori a squadre che li hanno “creati”, si ponga al centro del sistema questo stuolo di avidi procuratori, si legittimi un sistema che con queste pratiche sta affogando nei debiti e cerca sempre occasioni di introito ad ogni costo, perché, come si diceva ossessivamente fino a qualche anno fa per tutto, ” è la legge di mercato”. E tutti zitti!

    • Condivido tutto.

      Aggiungo che fischiare una persona per il suo comportamento è legittimo, come a teatro vengono fischiate le opere non gradite.
      L’inno di un’altra nazione no, come l’altro vincitore (vedi Marquez o Hamilton sul podio).
      Nemmeno scrivere striscioni infamanti o minacciosi.

      Infine, hai ragione, la parte finale dell’articolo è veramente incomprensibile, se si vuole scrivere, almeno accertiamoci di saperlo fare…

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