Giugno è il mese nel quale le camere di commercio presentano i loro rapporti sulla economia provinciale nell’anno precedente. I commenti dei media aretini e degli interlocutori hanno puntato sui fattori positivi senza tuttavia addentrarsi sulla vera origine dell’incremento che, per esempio, si è registrato circa il turismo della Provincia di Arezzo o sul vertiginoso aumento delle importazioni che ovviamente si riflette in aumento delle esportazioni, preferendo glorificare il nuovo massimo assoluto espresso per l’importo totale delle esportazioni provinciali.
È facile anche per me sottolineare come l’economia regionale non possa troppo distanziarsi dall’economia nazionale che per l’anno 2018 ha registrato un aumento dello 0,9%: gioire perché a livello provinciale il valore aggiunto è aumentato dello 0,8% (sotto la media) dà purtroppo idea della tristezza del momento.
Sono andato a fare un confronto con la provincia di Siena che riporta dati diversi e migliori di quella di Arezzo: infatti a Siena il Pil è aumentato del doppio, ossia dell’1,6%. Ma è aumentato del doppio in una situazione complessivamente migliore: infatti il valore aggiunto per addetto senese è di € 29.250 mentre quello aretino è di € 24.865. Ma non è che Siena sia fuoriclasse, basta guardare a Firenze dove ogni addetto sviluppa oltre € 34.000: ad Arezzo siamo oltre € 2.000 sotto la media regionale.
Se poca ricchezza si produce, poca ricchezza si distribuisce; direi che questo è il problema della economia aretina: dai servizi evidentemente non arrivano contributi di grande pregio (semplicemente commesse o camerieri), nel manifatturiero l’impatto delle crisi è così forte che molti sono coloro che non lavorano (o non percepiscono stipendi pieni). Quando parliamo di eccellenze, vino e cibo vengono spesso citati: il loro contributo all’economia senese e di circa 450milioni€ mentre ad Arezzo siamo fermi a 77milioni€ (dati anno 2017). Cotiche quanto s’ha da camminare!!
I molto vantati incrementi dei flussi turistici ad Arezzo devono forse fare conto con metodi diversi di rilevazione e magari con una diversa attenzione al profilo fiscale (nel passato troppi facevano i furbi): l’incremento si concentra sulle attività alberghiere “altre” (case vacanze e simili) mentre per quello che riguarda gli alberghi c’è una situazione di modestissimo aumento.
Mi permetto di aggiungere le immagini tratte dalle presentazioni in modo che ognuno possa fare le proprie valutazioni, ma il fatto che il valore aggiunto pro capite nell’aretino sia ancora lontano dal valore registrato nel 2007 forse fa capire meglio di tutti quanto la nostra economia locale sia debole.
Continuo a sottolineare la mancanza di governance a livello locale che tenga in adeguata considerazione l’importanza del manifatturiero e la smetta di investire male a favore di una sola tipologia di categoria imprenditoriale: caso mai non mi fossi spiegato intendo che l’assessore alle attività produttive del Comune di Arezzo si preoccupa principalmente di iniziative legate al commercio per negozi e alberghi.
La fondazione turismo ovviamente è troppo giovane per sviluppare iniziative di spessore (e di ritorno economico), quindi vai con “La città del Natale”, la notte bianca, la cena gialla o il pomeriggio fucsia. Oltre ai mercatini internazionali, di strada, di cantone, di cortile. Ma al CAC, Centro affari (o come si chiama adesso), tuona e siamo a ventilare l’acquisto di beni per dargli un pò di fiato: spero che sia una operazione giuridicamente corretta. Spero non si vendano i “gioielli” che gli orafi partecipanti alla sagra dell’oro di Arezzo hanno prodotto e consegnato in comodato. Oggetti peraltro con dubbi materiali dato che servivano a sola esposizione. Spero che in Regione cambino idea, ho qualche amico fabbricante che sta radunando le carte. Intanto il bilancio dell’ente fiera latita e i grandi accordi con Rimini non si vedono.
Secondo me abbiamo perso altri 4 anni (l’era Ghinelli si èaggiunta alle precedenti tristi giunte) nei quali aree a noi vicine hanno dimostrato potersi fare meglio.
Mi scusi Dott. Ruzzi se sono ripetitivo in questa risposta
ma al contempo propositivo.
La sua analisi economica del confronto economico provinciale dimostra
così come ha più volte ed in tempi antichi sostenuto uno dei più lucidi ed acuti a reti
L’avvocato Maurizio Bianconi
che la linea economica imposta dal potetanto granducale Ceccarelli Ghinelli ha portato al declino (Se sono veti i dati che che lei riporta) della città fi Arezzo.
È inarrestabile questa discesa verso l’irrilevanza?
Si può arrestare?
Io sono ottimista.
Ci sono segnali
e sopratutto dalla Chiana che la storia può invertire il suo corso.
Due le cito.
Il primo che dalle ultime elezioni comunali la Chiana si è trasformata da territorio vasallo di Arezzo in un principato indipendente.
Il secondo è che ad Arezzo una figura accusata dal popolino di appartenere ad una delle categorie più nefaste della umanità “gli untori ”
è sempre più spesso apprezzato per quello che è
Un grande che, per storia morale e risultati reali, può far rinascere questa città.
Il Dott. Squarcialupi.
Sono cosciente che non gli è simpatico
Ma fosse per me lo proporrei come
Dittatore di Arezzo
Ovviamente non nella e significato interpretato dalla buonanima del loro Duce
Ma quella più illuminata che interpretò
Garibaldi quando conquistò la Sicilia.
Chiudo su Garibaldi nella speranza che qualcuno ad Arezzo si ricordi di commemorare i 170 anni della Repubblica Romana e del passaggio della colonna romana nella Chiana
E dubito
Ma al contempo sono sicuro che dove fu accolto e dove ad esso fu innalzato in imponente monumento
L’obelisco a Garibaldi
SARÀ RICORDATO.
“Sono cosciente che non gli è simpatico” non è vero, comunque non credo si immagini in politica. risolvendo così ogni problema col mio gradimento (sia esso nullo, modesto o totale). Circa garibaldi, questi manco sanno chi fosse…..
Un giorno, e io confido fra non molto, la voce Ruzzismo troverò degna collocazione nella Treccani. Il prestigioso vocabolario, opera di riferimento edita dall’istituto dell’Enciclopedia italiana, non potrà che definire per Ruzzismo il s.m. – derivato da un nome proprio con l’aggiunta del suffisso ismo – in cui si esprime una concezione della politica cittadina fondata sulla propensione ad essere opposizione in una realtà ( ad esempio qual è l’Arezzo dei nostri giorni) in cui deprimono non solo le deformazioni nella gestione del potere da parte della maggioranza ma deludono anche le deformazioni che si verificano nell’opposizione.
Finalmente!! Finalmente qualcuno che lo dice e che fa opposizione.
Questa deludentissima giunta si è occupata solo di turismo senza nessun intervento strutturale per rilanciare l’economia.
A che servono le pagliacciate al Prato e in Fortezza se poi al centro affari non c’è niente e quello che di buono c’era scade inesorabilmente.
I ristoranti si traferiscono dalla periferia al centro al posto dei negozi, impoverendo le zone periferiche dove prende campo lo spaccio, quello sì con grossi incrementi.
Ex Lebole? mah.
Hanno dichiarato che non possiamo puntare solo sul manifatturiero ma almeno un pò non guasterebbe, chi pensano che lo dia il lavoro, quello vero, i mercatini? non scherziamo.
Iniziative legate al commercio sì ma per pochi.
Meno ruote e più investimenti seri, ma forse le carnevalate continue servono proprio a distogliere l’attenzione da altri problemi.