E’ calato il gelo sugli investimenti strutturali, che stanno infatti evitando la nostra città

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Burocrazia comunale esasperante, richieste insostenibili per il budget disponibile. Mentre la fibra ottica sta raggiungendo anche remote località del nostro paese, il digital divide della nostra città continua drammaticamente ad accentuarsi

Non è solo un problema di Open Fiber, ma anche piu’ banalmente di TIM che ha cercato di coprire gli anni passati con la FTTC  (fibra al cabinet) ma non riesce con questi impedimenti a fare un piano serie di copertura FFTH (fibra ottica a cittadini e imprese).

E mentre Arezzo resta al palo, a Perugia Open Fiber è vicina al traguardo di copertura 100%, con circa 65mila unità immobiliari cablate e 700 km di fibra in modalità to-the-home (Ftth), ma soprattutto con quasi 8.000 utenti attivi.

Sono passati due annui – era il 25 maggio del 2016 – da quando il Comune di Perugia e Open Fiber, firmavano la prima convenzione per la posa della fibra ottica sull’intero territorio comunale. Il progetto – che prevedeva il cablaggio dell’80% della città umbra per portare connessioni a 1 Gb ai cittadini, ma soprattutto alle imprese che trovano spazio nel mondo telematico – è stato completato già da un anno. Ma il successo dell’operazione ha spinto l’amministrazione comunale a “rilanciare” la roadmap per arrivare al 100% di copertura.

Evidentemente la lungimiranza non appartiene agli aretini, che sognano ancora il mercato delle vacche e le rievocazioni medievali, mentre il mondo attorno a loro corre sempre piu’ veloce.

Per le operazioni di scavo, non è stato compreso l’impiego diffuso della minitrincea e delle altre tecniche di scavo non invasive, per lo più possiamo immaginare, a causa di una non corretta conoscenza sulle nuove tecnologie; le operazioni di scavo tradizionale vengono poi autorizzate solo a seguito di rassicurazioni sul rifacimento totale del manto stradale, che non è dovuto, ma diventa oggetto di lunghe negoziazioni, con conseguenti pratiche rallentate. A questo si deve aggiungere le difficoltà nel realizzare centraline fuori terra, non solo nel centro storico, ma neppure nelle periferie o addirittura nelle aree artigianali/commericali, generando lavori più impegnativi, oneri superiori ai budget disponibile, che è già strettissimo viste le grandi difficoltà tecniche incontrate per la vetustà delle linee esistenti.

E se i soldi non bastano, si evitano i nodi piu’ costosi o burocraticamente impegnativi: Arezzo è considerato uno di questi.

Ma il costo sociale ed industriale del digital divide è drammatico.

La nostra città rischia di rimanere drammaticamente indietro nella gestione telematica delle sue aziende: “becchin’taim” va bene per fare folclore, ma non per stimolare lo sviluppo imprenditoriale di una città.

L’ente locale interpreta la normativa a proprio uso e consumo e gli operatori nazionali sono costretti a confrontarsi con interpretazioni, prassi, comportamenti e costi eccessivi sul nostro territorio, anche significativamente.

L’unico protagonista dell’applicazione delle norme è infatti proprio il Comune che, come sottolinea l’Anci, ha “un ruolo decisivo nella semplificazione nella concessione delle autorizzazioni, nella programmazione e coordinamento dei cantieri, nelle prescrizioni sulle modalità di scavo per la posa della fibra ottica, nella messa a disposizione di proprie infrastrutture e in generale dei dati sulle infrastrutture di rete idonee a ospitare fibra ottica”.

Dunque, velocità ed efficienza del processo di infrastrutturazione con reti a banda ultralarga dipendono in larga misura anche dalle decisioni e dall’azione della amministrazione locale. Quelle che saggiamente individuano nelle reti avanzate di telecomunicazione un’opportunità di sviluppo del proprio territorio, stanno dimostrando che sono in grado di superare difficoltà e complessità in modo intelligente e rapido.

La sfida che l’Italia intera deve vincere è il superamento dell’attuale geografia di rete a macchia di leopardo, per rendere l’intero territorio una piattaforma interconnessa di reti avanzate di telecomunicazione e per vincere tale sfida è necessaria un’opera di sostegno, semplificazione e di accompagnamento.

E mentre a Perugia anche l’amminstrazione spinge al massimo sull’utilizzo delle nuove teconologie, noi siamo fermi ai piccioni viaggiatori.

Dal controllo sulla qualità dell’aria alla tariffazione puntuale sui rifiuti, dalla videosorveglianza al wi-fi fino alla videocomunicazione per avviare sessioni di “dialogo” con cittadini e imprese per il disbrigo di molte pratiche: questi alcuni dei servizi resi disponibili grazie alla nuova infrastruttura in fibra e che hanno consentito “di avvicinare la pubblica amministrazione al cittadino, dando un senso pratico e compiuto a quello che è l’evoluzione digitale di una città”.

Questa consapevolezza temo che manchi alla nostra amministrazione e non basta a consolarci il successo dei mercati tirolesi o della ruota panoramica e nemmeno le classifiche un po’ farlocche pubblicate proprio da coloro che il governo definisce pennivendoli.

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