La Toscana passa dall’attuale zona gialla a quella arancione ed anche il regolamento subirà una stretta.
A differenza di adesso, in zona arancione sono vietati gli spostamenti tra comuni e anche quelli tra regioni, salvo che non ci siano comprovati motivi di lavoro, studio, salute necessità. Inoltre, mentre adesso i bar e i ristoranti chiudono alle 18, all’arancione sono sempre chiusi sette giorni su sette. Gli altri provvedimenti non subirebbero cambiamenti.
Nella valutazione viene ritenuto fondamentale l’indice Rt, anche più dei casi registrati quotidianamente perché – come ha spiegato il ministro Roberto Speranza – i positivi del giorno sono la fotografia dei contagi avvenuti in precedenza. Con l’Rt invece abbiamo indicazioni sul livello di contagiosità di un territorio e quindi in qualche modo di una prospettiva di diffusione del contagio in quella zona».
L’indice Rt – ha ricordato il ministro – «rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto. Un dato che rappresenta una differenza molto importante e va considerata nelle decisioni assunte».
«Se un territorio – aggiunge il ministro – ha un numero di nuovi casi relativamente basso ma un indice Rt alto, siamo dinanzi ad un alert serio e ci indica che in una situazione di pochi contagiati se non interveniamo rapidamente ci sarà una forte espansione del contagio».
Il ministro ha anche spiegato il coefficiente di rischio costruito sui 21 parametri. «Si tratta – ha dichiarato – di un algoritmo funzionale al grado di resilienza dei servizi sanitari regionali e posti ospedalieri occupati. E’ un procedimento complesso rispetto al quale il ministro della Salute prende atto del lavoro svolto dalla cabina di regia e firma un’ordinanza che recepisce i dati trasmessi ai sensi dell’ultimo Dcpm. E’ preminente il ruolo delle valutazioni di ordine scientifico».
Una conferma che arriva dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, anche in risposta alle furiose polemiche innescate ieri da alcuni presidenti di Regione.
«Sono sei mesi che l’Iss – ha dichiarato il premier al Corriere della Sera – sta sperimentando insieme alle Regioni questo meccanismo di monitoraggio. Le Regioni lo alimentano con i dati inviati periodicamente e ne certificano i risultati attraverso i loro rappresentanti che fanno parte della cabina di regia».
E sulle polemiche dopo le colorazioni decise dal governo, Conte è più esplicito: «Nessuno ha mai messo in discussione, prima di adesso, questo meccanismo e rifiutarlo significa portare il Paese a sbattere contro un nuovo lockdown generalizzato. I cittadini della Lombardia, del Piemonte, della Valle d’Aosta e della Calabria, non ne trarrebbero nessun beneficio. Senza contare l’ingiustizia di imporre lo stesso regine di misure che stiamo applicando alle Regioni rosse anche a cittadini che vivono in territori in condizioni meno critiche».
«Il coronavirus – ha aggiunto Conte – sta correndo sempre più veloce e dobbiamo assolutamente fermarlo. È per questa ragione che abbiamo introdotto via via dei “riduttori di velocità” con i primi Dpcm. Quando si obietta che la mascherina obbligatoria all’aperto e al chiuso non ha sortito effetti, rispondo che i contagiati, i decessi, i malati in terapia intensiva senza quest’obbligo sarebbero stati molti di più».
I vero timore dell’esecutivo è che finiscano i posti in terapia intensiva. «È proprio per evitare che questo treno in corsa ci arrivi addosso e travolga i nostri servizi sanitari che siamo stati costretti a intervenire ancora. Il virus adesso corre veloce in tutto il Paese, tant’è che non ci sono Regioni verdi. Questo significa che difficilmente potremo trasportare i malati da una regione all’altra se la curva continuerà a salire in modo esponenziale. In primavera ci ha aiutato la Germania, ma adesso questo non sarebbe possibile e dunque dobbiamo assolutamente riportare la curva sotto controllo e il Paese in sicurezza».
Il premier non immagina «feste natalizie con baci e abbracci, cenoni e tombolate. Spero ci guadagneremo un po’ di serenità e che l’economia potrà marciare a pieno regime».