di Alessandro Artini
Alcune chat di Whatsapp, collettive e singole, di persone orientate o espressamente schierate contro i vaccini hanno mutato natura: da no vax sono diventate pro Putin. In altri termini, si sono dichiarate a favore delle ragioni dei russi nella guerra di aggressione contro gli ucraini. Forse la nuova etichetta potrebbe essere quella di no Ukraine, oppure no Nato, no Zelensky, ecc.
Mi chiedo come si possa spiegare una tale evoluzione, che non ha registrato alcuna soluzione di continuità.
Parrebbe che la nuova identità sia frutto di una logica antisistema, che originariamente parteggiava per Trump, poi si opponeva ai vaccini e, infine, è pervenuta all’appoggio di Putin. Vediamo.
Mi soccorre un breve saggio acuminato e preveggente del grande sociologo Ralf Dahrendorf, di ispirazione liberale. Nella metà degli anni ’90, egli osservava come si stesse generando, in tutte le società occidentali, una underclass, cioè una sorta di sottoproletariato che viveva condizioni di emarginazione non solo economiche, ma per “razza, nazionalità, religione o per qualsiasi altro segno distintivo sia stato scelto come scusante della discriminazione…”. Si trattava di persone che, in quegli anni, comprendevano il 40% della popolazione occidentale e cioè una parte significativa della nostra società, le quali avevano anche un posto di lavoro, ma non uno stipendio dignitoso, come oggi accade particolarmente per i giovani. Già in quegli anni, si osservava un forte sfilacciamento sociale, che si è aggravato in tempi più recenti e che ha prodotto un allontanamento individualistico di quelle persone dalla restante società civile.
A questa condizione descritta da Dahrendorf, vanno aggiunte le ulteriori difficoltà che fanno parte oggi della globalizzazione, ulteriormente diffusa, e che riguardano la digitalizzazione della nostra vita. Per molte persone, il disagio, che si avverte quando non si riesce a prenotare una visita o un appuntamento alle poste, si fa sempre più disturbante ed estraniante. Un allontanamento che si riversa, poi, nella vita lavorativa, dove le macchine informatizzate rivoluzionano il mondo produttivo e minacciano le nostre abitudini. Oltre al lavoro di fabbrica, inoltre, esse mettono a rischio anche gli impieghi più qualificati. L’imprenditore americano Martin Ford, in un libro di successo, racconta che oggi abbiamo delle macchine in grado di scrivere autonomamente una cronaca sportiva, di comporre affascinanti melodie, cuochi-robot che preparano piatti succulenti, congegni che leggono le cartelle cliniche al posto dei medici, ecc.
Questo mondo lascia indietro molte persone che, una volta abbandonate alla deriva, elaborano forme difensive e di rifiuto. L’irragionevolezza dei no vax si nutre di questa marginalizzazione, cioè dei risentimenti verso la società contemporanea. Già, “risentimenti” sembra proprio essere la parola-chiave, tant’è che Francis Fukuyama, in un libro del 2018, parla proprio di una “politica di risentimenti”, che si innesca esattamente quando i membri di un certo gruppo sociale, connotato da elementi comuni, ritengono che la propria dignità sia messa in discussione.
Lo stesso Fukuyama spiegava come Putin, dopo la tragedia del collasso dell’originaria Unione Sovietica, disprezzasse il senso di superiorità morale dei politici occidentali, ritenendo che la Russia dovesse essere trattata, diversamente da come faceva Obama, non come un modesto attore di politiche regionali, ma come una grande potenza (“not… as a weak regional player, but as a great power”). Il risentimento di Putin spiegherebbe gran parte degli eventi di questi giorni. Ovviamente un tale cupo sentimento non è vissuto solamente da lui, perché egli interpreta, anche se non integralmente, il suo popolo.
Esso, infine, si licet parva…, impronta anche le chat di cui ho parlato inizialmente, che vedono in questa loro posizione un forte diniego verso il governo italiano e verso il mondo occidentale. Per questo, è plausibile che siano dettate da una logica antisistema. E per questo ho sostenuto, in passato, che occorreva non desistere dal dialogo con i no vax, perché solo tramite questo si sarebbe potuto superare il risentimento.
Non c’è alternativa, infatti, alle trattative nel corso dell’attuale guerra, perché solo le parole possono sciogliere il risentimento dei russi.
So bene che il primo a rifiutarle, in questo momento, è Putin che, sul campo, non ha ancora ottenuto successi risolutivi. Ma occorre comunque tentare il dialogo. Con ostinazione. Nessun’altra soluzione razionale o semplicemente ragionevole è ipotizzabile senza trattative. Anzi un’altra soluzione c’è, ma è meglio non considerarla.