COSA C’E’ DIETRO UN CIAK?

0

I fratelli Lumière e il loro immenso dono all’umanità.

Il cinema ha, sin dai suoi esordi, appassionato persone di tutte le età. Da lì sono nate scuole di recitazione, ruoli ben definiti nel partorire il processo produttivo di un film, metodi di interpretazione, persone dapprima normali idolatrate a star e così via.

Ma cosa significa in realtà recitare o meglio interpretare?

L’arte della recitazione consiste nel creare un micro-mondo in scena, qualunque essa sia. Servono numerosi fattori affinché si realizzi una cosa apparentemente così semplice ma in sostanza tanto complessa. Passione, ci vuole tanta passione e in contemporanea disciplina. Non bisogna aver paura di prendere schiaffi in faccia o di andare a sbattere contro un muro. Occorrono attributi, perseveranza, concentrazione, consapevolezza, equilibrio con i centri energetici, padronanza di sé. Ci vuole un gran controllo, per poi saperlo spazzar via con un soffio quando è il momento di lasciarsi andare. Non possono mancare la voglia di imparare e di “sporcarsi le mani”, arrivando sino al punto più profondo di sé, nelle abissali gioie così come nei dolori, senza rimanervi intrappolati. In scena bisogna sapersi dare senza ritegno e riappropriarsi di sé quando è finita. Ho sentito dire da molti insegnanti che, per interpretare un personaggio, la propria psiche va saputa prendere come fosse una pallina da tennis, scaraventarla contro un muro per poi riappropriarsene a lavoro finito, quasi come nulla fosse.

Il lavoro dell’attore nell’approccio al personaggio non è solo interiore: l’uso del fisico è fondamentale almeno quanto quello dello spirito. All’artista che si appresterà ad entrare in un ruolo non potranno mancare tenuta e verticalità, con particolare attenzione ai movimenti ed alla postura fisica. L’attore è materiale vivo. Entrambi i fattori si sostengono l’un l’altro e donano completezza e stabilità al personaggio.

L’apprendimento della tecnica attraverso lo studio è fondamentale per esprimersi a pieno e, senza di essa, qualunque talento riamane limitato. L’apprendimento fa sì che la dote naturale di un attore possa ampliarsi e potenziarsi. Il solo talento, è come un torrente d’acqua che scorre in piena senza argini né contenzioni, la tecnica è il recipiente che rende gestibile questa energia. Qualunque metodo ci si appresti ad apprendere, in qualsivoglia scuola, farà uscire l’allievo con la propria personalizzata modalità di recitazione, in quando ognuno sa quale percorso è più adatto a sé per il raggiungimento dello scopo finale. La tecnica libera gli istinti dell’attore che, altrimenti, resterebbero incatenati se privi di una completa educazione del corpo e della mente ad interpretare. La grande Eleonora Duse diceva: “Tutto ciò che ho da offrire come artista non è altro che la rivelazione della mia anima”. Recitare, o meglio interpretare, è l’abilità di vivere con realismo all’interno di circostanze immaginarie. Come lessi in un libro sulla tecnica Meisner, la verità è il sangue dell’arte e, senza di essa, un’opera non riesce a toccare lo spirito umano.  Un attore capace è in grado di farvi credere qualsiasi cosa ma non è un bugiardo, in quel che fa c’è sempre un fondo di verità. Il raggiungimento della completa padronanza del proprio lavoro richiede tecnica e molto tempo di preparazione. Solo tramite la passione è possibile avvicinarsi ad una tipologia d’arte che è un credo, più che un semplice mestiere. Il talento di ogni attore va educato e costruito con pazienza e dedizione. Bisogna far incontrare il personaggio a metà strada tra ciò che è lui e ciò che è chi si appresta ad interpretarlo.

Talvolta, specialmente all’inizio, può essere utile osare per imparare sia ad andare oltre che a sapere quando fermarsi. A volte si prova ad esagerare per esplorare territori mai visitati prima, solo successivamente si pensa a migliorare con tecnica ed esperienza.

Isabella Baldoncini

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here