Cortona, Monti del Parterre e l’amministrazione dei soldi degli altri

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Una storia travagliata che in parole povere ed esempio banale, si potrebbe equiparare al padrone di un fondo commerciale adibito a ristorante.

Fu affittato ad un gestore nel 2003 e condotto diginitosamente fino al 2019.

Nel 2020, dopo il covid, il lockdown ecc. il gestore avverte il padrone di casa che non è più in grado di andare avanti e chiede di poter restituire il bene.

Il proprietario si oppone: prima di uscire, l’inquilino deve mettere a norma l’impianto idraulico e reimbiancare il locale. Nuovi gestori attendono di poter subentrare e tentare la fortuna, ma per il momento tutto si blocca. 

Il vecchio locatore dichiara di non avere più soldi da investire e insiste di poter restituire il locale. Nulla da fare, il proproetario rifiuta le chiavi e lascia andare in malora il fondo, ormai vuoto, le cui condizioni progressivamente e senza troppa immaginazione, peggiorano di giorno in giorno: accetterà le chiavi solo dopo che lo stesso sarà stato ripristinato.

Se fosse stato un vostro bene personale, avreste seguito la medesima prassi?

La Tatcher aveva molte ragioni quando dichiarava che i soldi pubblici non esistono, esistono solo i soldi dei contribuenti, peccato che siano solo i soldi degli altri

A seguire i comunicati.

Il Comune di Cortona non può farsi carico degli oneri di messa in sicurezza e dei costi per ripristinare l’impianto Monti del parterre. Per questa motivazione l’Amministrazione comunale si è opposta alla restituzione anticipata della struttura che ora, ai sensi della decisione del giudice di Arezzo, è stata posta in custodia all’istituto vendite giudiziarie. Come previsto dalla convenzione firmata il 12 maggio del 2003, fra il Tennis Club Cortona e il Comune, il bene deve essere restituito in buono stato di funzionalità.

Qualsiasi spesa che il creditore, ovvero l’Amministrazione comunale di Cortona, dovesse sostenere al posto dell’associazione sportiva per ripristinare il buono stato di funzionalità costituirebbe danno erariale con tutte le conseguenze del caso.

«Non possiamo far pagare a tutti i cortonesi quel che spetta a qualcun altro – spiega il sindaco Luciano Meoni –  è davvero un peccato che la cittadinanza e i turisti non possano godere di questo impianto, ma non c’è altra via d’uscita. Quello che ormai è un ex gestore non ha inteso procedere al ripristino, secondo quanto previsto dalla convenzione, e ora il bene non può essere dato in gestione ad altri, ma soprattutto non è possibile attingere a bandi pubblici per ripianare lo stato di degrado. In queste situazioni vale la regola secondo cui a ciascuno spetti di fare la propria parte: il gestore avrebbe dovuto sistemare le cose e allora il Comune avrebbe potuto fare investimenti e rilanciare l’impianto beneficiando di tutte le opportunità previste dai bandi. Tuttavia, risorse esterne non possono essere utilizzate per risanare l’impianto dallo stato di degrado in cui è stato lasciato. Non lo dice il Comune, lo dice la convenzione del 2003. Secondo quanto rilevato durante il sopralluogo effettuato prima della causa intentata dall’associazione sportiva prosegue Meoni – sono stati conteggiati almeno 50 mila euro solo per gli interventi di messa in sicurezza ai quali vanno sommati quelli necessari a riportarlo al buono stato di funzionalità. È evidente che l’Amministrazione comunale si rivarrà sulla società debitrice in tutte le sedi per le opportune tutele del patrimonio pubblico».

REPLICA DELLA SOCIETÀ DILETTANTISTICA TENNIS CLUB CORTONA AL SINDACO MEONI

La società dilettantistica Tennis Club Cortona, è costretta, suo malgrado, a rispondere nuovamente a mezzo stampa, alle parole del primo cittadino di Cortona Luciano Meoni, circa la non riapertura della struttura “I Monti del Parterre” e le vicende che, da due anni a questa parte, ne conseguono.

Il Sindaco adduce alla società pesanti responsabilità di mala gestione che lo avrebbero impossibilitato a riprendere in carico il bene e a destinarlo ad altri più titolati.

Vogliamo ribadire nuovamente, come avevamo fatto già ampiamente in passato, che la struttura, fino al 2003, nemmeno esisteva. Al suo posto c’erano solo rovi e sterpaglie ed è stata costruita grazie all’esborso di 20 soci, gran parte cortonesi, che hanno deciso di esporsi in prima persona, senza alcuna velleità imprenditoriale, per dare alla città uno spazio ludico ricreativo che mancava e che da tempo era richiesto. Il complesso comunale consta di una piscina con solarium, spogliatoi, di un locale ristoro e di un anfiteatro. I 20 soci hanno avviato un percorso di project financing con il Comune di Cortona, totalmente senza scopo di lucro, costato oltre 1 milione di euro. Proprio da contratto, tra l’altro, ogni euro che sarebbe stato originato da introiti sarebbe stato reinvestito nel complesso senza arrivare in tasca di alcuno. In questi anni, non solo il debito per la sua costruzione è stato interamente saldato dai soci, ma la società ha dovuto fare fronte a numerose e difficili vicissitudini (sia di natura gestionale sia strutturale). Nonostante tutto, anche con enormi sacrifici personali, è sempre stato trovato il modo di tenere, ad ogni stagione estiva, la struttura aperta per permettere a cortonesi e stranieri di beneficiarne.

Per altro rimandiamo al mittente le dichiarazioni di Meoni che ha affermato che il complesso non ha mai funzionato, prova ne è il grande attaccamento che molti cortonesi e non solo hanno per quel luogo, invidiato da molti.

Nel 2020, la società, trovandosi ormai allo stremo delle forze economiche, ha chiesto al Comune di riprendere anticipatamente il bene, rispetto all’ordinario termine della convenzione (fissato a maggio 2023), nella certezza che gli amministratori sarebbero stati in grado di darla in gestione a società affidabili, che per altro, a quanto ci risulta in via informale, si erano già si erano fatte avanti in tal senso.

Un passo che è stato considerato necessario per non distruggere quanto di bello era stato realizzato. Abbiamo atteso mesi prima che il Comune ci rispondesse e intanto la struttura non aveva più manutenzione. Solo a maggio 2021, a stagione estiva praticamente alle porte, l’amministrazione ha fatto un primo sopralluogo. Poi più nulla fino a fine ottobre 2021 quando la società è stata convocata per sentirsi dire che il Comune non avrebbe ripreso il complesso se non fosse stato sistemato a dovere. 50 mila euro il computo della manutenzione richiesta alla società che, a chiare lettere, aveva già spiegato un anno prima, l’impossibilità di non poter più provvedere al bene.

In tutto questo lungo periodo sono passati davanti agli occhi dei nostri amministratori e degli uffici titolati, fondi importanti (milioni veri), regionali ed europei dedicati proprio allo sport. La struttura poteva anche essere messa a bando con tutte le sue criticità senza dover intervenire direttamente con soldi pubblici, ma con la certezza di un periodo congruo di affidamento che avrebbe permesso di poter fare degli investimenti di lungo periodo.

Ad inizio 2022, impossibilitati a poterci fare carico della struttura, abbiamo chiesto tramite il Tribunale di Arezzo la restituzione forzosa del bene, che dal 6 giugno scorso, è stata posta in custodia all’istituto vendite giudiziarie.

Il primo cittadino di Cortona, oggi, si sta spendendo in pindariche spiegazioni sul perché delle proprie scelte amministrative.  Evidenzia l’impossibilità di riprendere il bene se non in condizioni funzionali, pena la possibilità “di un danno erariale con tutte le conseguenze del caso”. Adduce anche che “non avrebbe avuto altra via d’uscita” e che “ora il bene non può essere dato in gestione ad altri, ma soprattutto non è possibile attingere a bandi pubblici per ripianare lo stato di degrado”. Tutte considerazioni che la società sportiva, invece, trova assolutamente errate, proprio perché se il bene fosse oggi in carico al Comune (così come ci auspichiamo da due anni), gli uffici tecnici dedicati avrebbero potuto concorrere a tutti i bandi pubblici attivi. Il Comune, con la risoluzione anticipata sarebbe invece entrata in possesso di un bene del valore di un milione di euro che prima non aveva. E se è pur vero che il complesso richiede interventi per la rimessa in funzione (di circa 50.000 euro), la mancata ripresa in carico sta determinando solo l’impossibilità di mettere da subito il bene a disposizione della comunità e il possibile ulteriore suo deterioramento.

Al contrario il Comune avrebbe potuto (o forse dovuto) entrare in possesso del bene mettendolo a disposizione della collettività, potendo comunque muovere le eventuali contestazioni all’ associazione qualora vi fossero effettivamente state.

Al momento l’unico risultato è che il Comune ha sostenuto delle spese legali non per contestare le proprie ragioni, ma solo per non farsi carico di un bene che dovrà comunque prendere tra un anno. Spese alle quali andranno aggiunte quelle per la custodia e successivamente, se riterrà e vi saranno gli estremi, anche le spese per far valere in giudizio le proprie ragioni.

In tutto questo il bene resta non funzionante e precluso all’uso da parte della collettività e dei turisti.

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