Coltiva cannabis per alleviare il dolore: arrestato

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Si sa che la gente dà buoni consigli / Sentendosi come Gesù nel tempio / Si sa che la gente dà buoni consigli / Se non può più dare cattivo esempio

Ed arrivarono quattro gendarmi / Con i pennacchi, con i pennacchi / Ed arrivarono quattro gendarmi / Con i pennacchi e con le armi… (De Andrè)

Dopo trent’anni di lotta è infermo in un letto e ha perso la sua indipendenza. L’unico sollievo ai dolori lancinanti è il THC.

Walter De Benedetto ha 48 anni, vive a Ripa di Olmo insieme al padre anziano.

Ha lavorato per anni alla USL ma adesso ha un’invalidità al 100% che negli anni lo ha reso praticamente immobile, con dolori ovunque. La diagnosi a sedici anni dopo tre mesi di febbre altissima. Si tratta di una malattia degenerativa, un cancro della sinovia, il liquido extracellulare contenuto nelle cavità articolari che funge da lubrificante.

La sua malattia comporta una progressiva perdita di mobilità oltre che forti dolori articolari. Oggi Walter ha bisogno di assistenza costante, ogni giorno, perché tutto ciò che riesce a fare sono piccolissimi movimenti con le mani, appena sufficienti per usare il telefono in qualche modo. Da cinque anni non cammina e la malattia sta degenerando: ormai è arrivato alla paralisi totale. Ha perso l’uso delle braccia e soprattutto della mano destra. Ha una protesi in un osso che sporge di due millimetri per la quale dovrà subire un’operazione importante. La stessa cosa è già successa alla gamba sinistra.

Per alleviare i suoi forti dolori Walter assume marijuana medica (il Bedrocan, farmaco legalmente prescritto dal Sistema Sanitario Nazionale). Un prodotto e un principio del quale è ormai esperto e che in modo straordinario riesce a rendergli la vita meno complicata. La quantità che gli spetta, però, non è mai sufficiente, per questo ha scelto di coltivarne poche piante ad uso personale e terapeutico nella sua abitazione. Soprattutto negli ultimi tempi, visto che la compressione midollare di 1,20 centimetri al collo, che sta degenerando anch’essa, fa sì che abbia bisogno di almeno un ulteriore grammo rispetto a quello prescrittogli.

 A seguito di una denuncia, sono arrivati i carabinieri ed hanno sequestrato nove piantine.

Le piante, in questo caso, erano certamente illegali in quanto non si può coltivare nulla, ma se uno lo fa per uso medico personale, non commette un reato penale, ma amministrativo. Decide il giudice, ovviamente. Nel caso di Walter si trattava di una produzione secca di nove piante, pari circa al 5% dei venti chili pesati come riportato nel comunicato stampa, ma che indicava il peso di foglie e fusti (solo il fiore della cannabis contiene THC)

Walter Vorrebbe che il suo amico Marco, arrestato per averlo aiutato nella coltivazione, venisse scagionato: è innocente, lo ha soltanto aiutato. Inutilmente ha tentato di prendersi la responsabilità delle 9 piante, ma non è stato ascoltato, mentre Marco è stato preso quando si trovava a casa per dargli una mano.

Walter non è nuovo a disavventure con la legge in questo senso. Ha dovuto in passato fare un processo per un etto d’erba (pari alla cura di un solo mese): fortunatamente è stato assolto pienamente perché il fatto non sussisteva, dato che non sono riusciti a dimostrare che fosse per uso di spaccio essendo lui incensurato, con un lavoro, e sprovvisto di bilancini in casa. Il PM era inoltre a conoscenza del fatto che la ASL gli desse le infiorescenze e che, anzi, ne aveva chiesto l’aumento.

“La situazione attuale è l’infermità. Sono stanco, non riesco ad affrontare altre operazioni. È molto dura: non sapete cosa vuol dire dover fare l’elemosina per essere curato. A volte penso di fare lo sciopero delle medicine, che essendo dipendente da cortisone sarebbe per me letale in tre giorni. È l’unica soluzione che ho in mente quando la rabbia diventa troppo grande. Aiutatemi.”

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