Bibbiano parte seconda

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La cosa che sorprende sul caso Bibbiano, portato alla ribalta nella nostra città dal “turbofilosofo” in cerca di una ribalta e due spicci per tirare avanti,  è che nessuno apra bocca sul tribunale dei minori che invece non ha mai trovato nulla da eccepire su un metodo, che se fosse confermato sarebbe aberrante, e si concentri l’attenzione sulle accuse ad un sindaco, reo solo di aver dato dei locali in locazione senza apposito bando.

La verità è che del metodo di Bibbiano non frega niente a nessuno, salvo far stampare delle squallide magliette da indossare in parlamento. Dei 30.000 bambini tolti alle famiglie meno che meno.
Ogni tanto scoppia un caso e tutti in coro a fare oohhhh… Che grandi ipocriti che stiamo diventando

Nessuno interviene, la magistratura gioca a bussolotti, il parlamento fa finta di niente, incapace di riformare il sistema della giustizia minorile che affonda le sue radici in un Regio Decreto datato 20 luglio 1934 (forse aspettano il centenario per festeggiare) in attesa che prima o poi scoppi un altro caso Bibbiano e ci sia qualche altro politico accusato di fuffa, per poter fare propaganda elettorale.

Ma il giornalismo italico? Oltre a preoccuparsi per i crediti obbligatori è capace di fare altro?

6 COMMENTS

  1. Concordo con la valutazione di Casalini. Il caso, al di là delle strumentalizzazioni politiche, richiama il difficile problema del rapporto fra scienza e diritto. Abbiamo recentemente assistito alla sciagurata sentenza su un presunto caso di tumore causato da uso del cellulare, unica al mondo e contraria a orientamenti maggioritari fra gli esperti.

  2. So che tutto cio’ che riguarda in negativo la sinistra son bugie e che la magistratura si rispetta solo se agisce contro il cento destra, ma con 26 persone indagate e 108 capi d’imputazione contestati, prima di dire fuffa aspetterei un attimino.

    • Qual’è il motivo per cui le azioni della associazione Hansel e Gretel possono essere definite di sinistra? E se la stessa associazione avesse operato ad Arezzo sarebbe stata colpa del Ghinelli?

      Solo perchè il sindaco è responsabile dei servizi sociali, non significa che sia penalmente colpevole. La responsabilità penale è personale e mai oggettiva. Per nessun motivo può esserlo. Civilmente potrebbe essere tutto, ma penalmente no. Sarà responsabile di aver locato un immobile senza bando pubblico di gara (abuso di ufficio), ma trovami il sindaco che prima o poi non è imputato di abuso di ufficio… (Salvini voleva abolire il reato)

      Perchè il Ghinelli cosa sa di ciò che fanno i servizi sociali di Arezzo? E’ in grado di metterci bocca? E’ in grado di interferire con le assistenti sociali e con l’operato del tribunale dei minori? Si da la colpa ai sindaci solo perchè non si ha coraggio di indicare i veri colpevoli ovvero i giudici dei tribunali minorili? (E nemmeno tutti)

      La vera colpa dei politici, nessuno escluso, è la loro ignavia che permette un sistema minorile borbonico!

      L’attuale procedura consente al Tribunale per i Minorenni di decretare la sospensione della potestà genitoriale ad uno o entrambi i genitori, dietro segnalazione di un qualunque operatore scolastico, sanitario, sociale.

      Qualunque comportamento o atteggiamento anche verbale al di fuori della “norma” – chiusura caratteriale, difficoltà ad interagire con i coetanei, eccessiva aggressività, momentanea inappetenza, linguaggio sboccato, precoce gestualità sessualmente connotata, lamentazioni per rimproveri ricevuti – oppure un aspetto esteriore troppo grasso o troppo esile, può essere interpretato come sintomo di disagio causato da abusi sessuali, maltrattamenti o trascuratezza subiti in famiglia Quando tale “sospetto” si affaccia nella mente degli anzidetti operatori, essi, per legge, sono tenuti a segnalare il caso al Tribunale per i Minorenni senza l’obbligo di verifica preventiva oggettiva: si va a naso!

      Nei casi di separazione/divorzio conflittuale la segnalazione è effettuata perlopiù dal genitore affidatario (nel 93% la madre) che, su consiglio di consulenti legali senza scrupoli, utilizza l’apparato giudiziario per far allontanare l’altro genitore dalla vita del figlio, al fine di gestire gli affetti di quest’ultimo in maniera esclusiva e/o per consumare vendette.

      Se e quando emerge l’infondatezza della segnalazione e l’intento strumentale, spesso anche questo genitore viene considerato “inadeguato” e privato della potestà, senza peraltro il reintegro e la riabilitazione di quello ingiustamente accusato.

      La sospensione può essere decretata senza alcuna previa consultazione o controesame del genitore “sospetto” di abusi sessuali, maltrattamenti, trascuratezza abbandonica e consiste nell’allontanamento coatto del/i figlio/i da uno o entrambi i genitori; in quest’ultimo caso la prole viene forzosamente prelevata dall’abitazione o da scuola e collocata presso un Istituto di Accoglienza.

      Gli Assistenti Sociali subentrano nella totale gestione del minore, spesso senza fornire adeguate informazioni ai genitori cui viene talora concesso un “diritto di visita” settimanale. Molti hanno perso i contatti per anni con i loro figli, istituzionalizzati in altre città o in luoghi di cui non viene fornita localizzazione.

      Generalmente il decreto di sospensione emesso dal Tribunale è provvisorio: ciò non consente ai genitori di ricorrere in Appello. Tale provvisorietà può protrarsi per diversi anni, nel corso dei quali non esiste alcuna possibilità di contraddittorio e difesa dalle accuse che hanno determinato il provvedimento. Non vengono accolte prove a discarico, non vengono sentiti testimoni: valgono esclusivamente le insindacabili relazioni degli assistenti sociali e le perizie dei consulenti psichiatrici, perlopiù adeguate alle aspettative del magistrato che ha conferito l’incarico .

      Quando infine il Tribunale per i Minorenni prende una decisione, il minore ha le seguenti possibilità: o le iniziali segnalazioni si rivelano infondate e rientra in famiglia psicologicamente massacrato, oppure la sua famiglia viene dichiarata inadeguata dagli “esperti” e posto in stato di adottabilità. Da quel momento perderà ogni contatto con i suoi genitori e se nessuno lo adotta resterà in Istituto fino alla maggiore età. Oppure passerà da una famiglia affidataria all’altra come un pacco postale, senza che nessun Tribunale tenga conto dei legami affettivi nel frattempo instaurati.

      Ad oggi sono collocati presso gli Istituti di Accoglienza Italiani circa 40.000 minori. Di cui un terzo figli di genitori separati/divorziati. Per ciascuno minore il Comune di appartenenza, contribuisce versando una quota di 100-300 EURO giornaliere, per un totale complessivo annuale che va da un minimo di uno ad un massimo di due miliardi di euro a carico della collettività (fonte Osservatorio Nazionale Famiglie Separate – Gesef)

      Dal varo della legge 285 del 1997 che stanzia annualmente centinaia di miliardi per garantire e tutelare i diritti dell’infanzia, si sono moltiplicati in quantità industriale i Centri di Accoglienza per Minori, i Centri di Trattamento per il Disagio Minorile, i Centri per la Mediazione Familiare, finanziati appunto con detti fondi pubblici.

      Per vigilare su minori presunti “disagiati”, l’apparato dei Servizi Sociali Territoriali ha assorbito negli ultimi anni decine di migliaia di operatori, formati professionalmente e retribuiti con fondi pubblici, che non avrebbero altrimenti ottenuto alcuna collocazione nel pubblico impiego.

      Un esercito di avvocati e di psicologi, che non troverebbero altrimenti spazio sul mercato del lavoro professionale già saturo, traggono dalle conseguenze giudiziarie della conflittualità tra ex coniugi e del disagio minorile una inesauribile fonte di prosperoso guadagno.

      La conflittualità tra ex coniugi abilmente alimentata e il disagio minorile abilmente mistificato legittimano la crescente e devastante intrusività della magistratura nella sfera più intima di un essere umano: gli affetti familiari. Con procedure di dubbia costituzionalità che ottengono il pubblico consenso grazie all’allarmistico ed ossessivo clima di pericolo volutamente creato intorno alla fascia minorile. Una tensione sociale che, ben lungi dal garantire la reale tutela dei minori da qualsivoglia pericolo, ha invece prodotto nell’ultimo anno ottanta tragedie di omicidio/suicidio.

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