Le regole del mercato, note benissimo a tutti coloro che operano (giocano) in borsa, hanno alcuni principi netti: l’investitore che compra azioni, sa di assumersi un rischio di impresa. Se lo fa perché vittima di truffa, deve essere risarcito innanzitutto dal truffatore. Se non è possibile, perché ovviamente i suoi soldi sono spariti, lo Stato può intervenire solo con «misure eccezionali» in casi singoli, per ragioni sociali.
Gli azionisti delle quattro banche possono provare a fare causa alle banche subentrate, ovvero Bper e Ubi Banca, nelle pieghe di un non chiarissimo trasferimento delle vecchie good bank.
Non possono farlo invece i 169.000 azionisti (sui 300.000 azionisti totali delle banche coinvolte nei crack) di Popolare di Vicenza e Veneto Banca crollate nel 2017, poichè dopo le prime polemiche seguite alla vicenda Etruria, il nuovo soggetto subentrante (Intesa San Paolo) pretese ed ottenne una legge ad hoc, che lo manlevasse da ogni precedente responsabilità, pena l’abbandono immediato di ogni trattativa in merito alla prosecuzione dell’ attività bancaria.
E’ del tutto evidente che per il futuro norme analoghe saranno inserite in un quadro generale, o si ripresenteranno ogni volta richieste in tal senso. Coscienti infatti che in Veneto erano state fatto vendite fraudolente di massa di azioni delle banche, Veneto Banca e BPV sono state rilevate, con una legge fatta apposta, da Intesa Sanpaolo, inserendo una norma specifica che libera Intesa dal dover rispondere degli illeciti pregressi fatti da altri, ai danni dei risparmiatori. Senza questa condizione le due banche venete starebbero ancora cercando un compratore o sarebbero già probabilmente a gambe ritte.
Attenzione: i danneggiati però possono costituirsi parte civile nei processi contro gli ex amministratori o fare causa alle società di revisione (KPMG e PwC) e a Consob e Bankitalia per mancata vigilanza.
Ad inizio 2018 il governo Gentiloni istituisce un fondo pubblico di 100 milioni per i «risparmiatori» spalmato su 4 anni. Per la prima volta anche chi aveva inconsapevolmente acquistato azioni di rischio può avere un risarcimento, ma tocca all’Arbitro delle Controversie Finanziarie presso la Consob valutare caso per caso.
Mi si conceda un brivido. Si affida alla CONSOB, che potrebbe essere il soggetto passivo di una azione risarcitoria (e che ha fatto il possibile per scaricare ogni resposnabiltà su Bankitalia) per mancata vigilanza, il ruolo di arbitro super partes: un vero groviglio. I risarciti infatti, saranno impossibilitati a proseguire l’azione e richiedere danni all’arbitro. Siamo o no dei geni?
Entro settembre 2018 data fissata per presentare i ricorsi, ne vengono presentati 976, in gran parte dagli azionisti delle Venete, ma 50 di questi dagli ex soci di Banca Etruria. Ne vengono accolti 854 (tutti quelli di BE tanto i soldi li chiederanno a Ubi Banca), riconoscendo un danno totale di 36 milioni di euro da rimborsare al 30%. I soldi vengono anticipati dalla Consob attingendo al fondo Gentiloni, ma per gli azionisti ex BE si pensa al contributo di UBI Banca, che non gode della manleva assoluta concessa ad Intesa San Paolo.
Alla fine la cifra liquidata sarà di 12 milioni di euro (una media di 14.000 euro a testa), poiché la legge stabiliva un rimborso pari al 30% dell’importo riconosciuto dall’Arbitro, fino a un massimo di 100.000 euro. Un intervento quindi eccezionale e in linea con le norme Ue sul mis-selling.
Ora Lega e M5S allargano quel fondo da 100 milioni a 1,5 miliardi, attingendo ai «conti dormienti», cioè quei conti che sono inattivi da molto tempo perché dimenticati e che lo Stato ha incamerato, ribattezzato Fir (Fondo indennizzo risparmiatori) stabilendo altresì delle forme automatiche di rimborso.
Oggi dunque possono accedere tutti, anche coloro che sono stati già esclusi dagli arbitrati per mancanza di requisiti, ma anche chi ha speculato in piena coscienza. Anche coloro che un mese prima che la Vicenza saltasse per aria, comprarono bond subordinati al 50% del valore nominale. Se gli fosse andata bene, avrebbero guadagnato il 100%, Adesso possono sperare nei rimborsi automatici e se verranno ammessi, recupereranno il 95% del mancato guadagno. Un bel colpo.
Il bacino elettorale veneto apprezzerà.
(Fonti. Per le cifre mi sono ispirato alla presidentessa mancata: la Gabanelli sul CdS)
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L’ironia non abita qui? Ma via…è ironia ogni volta che destate allarme per il fascismo che non desta allarme oppure (come nel tuo caso di oggi) agitate il grafico-spauracchio dell’Europa frazionata in staterelli mentre volete conservare la Ue tale e quale in ciò che l’asse Parigi-Berlino l’ha cambiata: neocarolingia inchinata alle due capitali, napoleonica in burocrazia, unna in governance ed economia. Eccome se l’ironia abita qui. Alla faccia se abita qui.
Paolo caro, mi (e ci) pigli per i fondelli usando tutte le fake narrazioni euro pirla unioniste. Alò, però, questa della frammentazione in 80 staterelli è una scopiazzatura che mi (e ci) potevi risparmiare in vista del 26 di maggio, giorno delle elezioni verso il quale io vado (a votare sovranista) e tutti (noi sovranisti ci…) andiamo ben sapendo (chi più e chi meno, ma io lo so) che tu di PiùEuropa mi (e ci) prendi per i fondelli anche sui futuri Stati Uniti d’Europa.
Te che hai un orgasmo per la cancellazione del tricolore italiano dal simbolo europeista del Partito Democratico, sai benissimo che in queste elezioni mi (e ci) prendete sui fondelli anche sul vostro ideale federalista, contro cui io (comunque) andrò a votare le destre in nome di un’Europa dei popoli.
Mi (e ci) pigliate per i fondelli sul sovranismo degli staterelli e, intanto, ci imponete di andare a votare il 26 maggio non da italiani, non da greci, non da spagnoli non da francesi, non da tedeschi…ma da cittadini di un’Unione carolingia franco tedesca in cui sono state denazionalizzate le elezioni stesse, con una decisione intergovernativa franco tedesca presa in funzione della consapevolezza che per motivi storici e politici (che voi conoscete bene) gli Stati Uniti d’Europa non si potranno mai fare!!!
Alò, Paolo caro, fai il serio: stiamo per andare a votare NON I RAPPRESENTANTI ITALIANI A STRASBURGO ma I RAPPRESENTANTI NON NAZIONALI DEI CITTADINI DI UN’UNIONE CAROLINGIA…con la vostra solita pervicacia diabolica contro le nazionalità avete trasformato non soltanto lessicalmente il senso delle elezioni per il Parlamento Europeo… e te, da InformArezzo, mi (e ci) pigli ancora per i fondelli scopiazzando la bufala degli 80 staterelli in cui l’Europa si dividerebbe se vincesse il sovranismo, mentre VOI, PUR DI STRINGERE LA GABBIA EURO UNIONISTA, RINNEGATE IL VOSTRO IDEALE FEDERALE?!?
Alò, è da manicomio.
Nooooo… o come hai fatto a capire che ti pigliavo per i fondelli?
Ahahahah caspita!
Cosa vuoi che valore abbia questo grafico? Meno di nulla! Ma questo è evidente.
E’ divertente per estremizzare i concetti.
L’ironia non abita da queste parti…
Paolo caro, curati l’allergia da diagramma incomprensibile che impedisce innanzitutto a te e, secondariamente, a chi ti legge come me, di comprendere i dati, tipo l’export. E, intanto, scolta me: il sovranista non gufa, differentemente dall’europeista, contro nè il proprio Paese nè contro altri , compresa la Germania. Tuttavia, il sovranista, differentemente dall’unionista europeo, è realista e sa che l’euro ha incoronato valore e volumi delle esportazioni tedesche, consentendo alla Germania di avere un surplus che espone anche l’Italia, indebitata con le banche tedesche come altri paesi del sud Europa in sofferenza, tipo la Grecia (in cui 700 bambini sono morti di Ue, nonostante i diagrammi sulla sconfitta della mortalità infantile ai tempi della Troika), ai rischi di fallimento, non per eccesso di debito pubblico. Questo realismo non conduce, però, il sovranista, a sacramentare contro la Germania e la potenza manifatturiera italiana produttrice di componentistica per le merci tedesche, differentemente dall’unionista europeo che contro il realismo gufa una terza guerra mondiale in tutti i campi.
Amen!
Alleluia al sovranismo, amen alla Ue
E allora che sovranismo sia…
Altro che Unione Europea. I micro-stati sovranisti sarebbero più o meno 80.
Il solo Regno Unito ne conterebbe 13, l’attuale Francia perderebbe l’Occitania a sud, Bretagna e Normandia a Nord, e varie frazioni a Ovest (Alsazia, Patria libera, Savoia), la Spagna si spaccherebbe seguendo i confini delle storiche Catalogna, Galizia, Castiglia, Leòn, Valencia, Murcia, Asturias, Cantabria, Paesi baschi, Rioja, Andalusia (a dimostrazione che nessuno, in realtà, vuole essere spagnolo), il Portogallo invece resterebbe Portogallo (tenuto unito negli anni dall’isolamento linguistico e culturale nella regione).
In Italia tornerebbe il prevedibile caos pre-Risorgimentale. Addio a Sardegna e Sicilia, rimarrebbe un enorme Sud, forse a ricalcare il regno dei Borbone, una bizzarra Padania che comprende il centritalia (ma forse andrebbe ridivisa, togliendo la Toscana, erede dell’antico Ducato) e il Piemonte. Si dissocia la Lombardia, che vuole autonomia, idem il Veneto. Il Sud Tirolo si stacca e anche il Friuli dice addio a Roma, tenendosi Trieste ma lasciando l’Istria a una sua propria indipendenza rispetto a Slovenia e Croazia.
Nemmeno la Germania, solida e tetragona, ne uscirebbe indenne: perderebbe Franconia, Baviera, Svevia, Lusazia – e con loro gran parte della propria forza economica. Descrivere il variopinto panorama balcanico, invece, appare come compito al di sopra delle forze di chiunque, mentre tutti possono notare che la Grecia resterebbe unita, Creta compresa, e allo stesso modo la Turchia.
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L’Unione Europea e’ un’utopia.
Lingue e tradizioni diverse e sopratutto competizione secolare tra gli Stati Europei.
Tedeschi, francesi, italiani, inglesi non potranno mai formare un’unione, le strategie economiche saranno sempre quelle di primeggiare l’uno sull’altro e la debolezza di uno Stato rappresenterà (com’è sempre stato) la fortuna per l’altro Stato.
Di unioni nel Mondo ne esiste una sola, gli Stati Uniti d’America e oltre a quella non ne esisterà mai più un’altra.
Tantomeno in Europa.
Affinché questa suddivisone abbia senso e non sia solo una moltiplicazione di cariche pubbliche, ogni nuovo Stato Regionale dovrà essere autarchico. Ciascuno produrrà i suoi telefonini, i suoi vestiti e la sua ricerca scientifica, i risultati della quale non andranno mai svelati agli altri: ogni Stato sarà quindi dotato di un proprio acceleratore di particelle, di Stazione spaziale sovrana e programma nucleare autonomo. Poi ovviamente andranno controllate tutte queste frontiere che si allungheranno ovunque come frattali per l’Europa. Certo per produrre tutto ciò toccherà andare un po’ a debito, ma i soldi basta stamparli. Per l’inflazione non c’è problema, basta usare la notazione scientifica: “scusi, quando costa un litro di latte oggi?” “Sono 2,6 * 10E45 zeloti” “Grazie, eccoli”
Complimenti (si fa per dire) per la grossolana ironia antisemita di questo commento…gli zeloti erano ebrei sostenitori dell’indipendenza da Roma. Domanda: oggigiorno chi non è d’accordo con voi e non vota come voi, lo giudicate un fanatico fascista o un giudeo fanatico ? Insomma…mettetevi d’accordo con voi stessi.
ok lo faremo
Di terrapiattisti vedo solo i due comici piddini incalliti, ma lo sanno che il loro amato PD ha governato fino all’altro ieri? Mha!! Misteri gloriosi. Comunque gli azionisti non li rimborserei neppure io.
Paolo caro, l’Italia è settima potenza industriale mondiale NON GRAZIE bensì MALGRADO L’EURO, scesa nella hit delle potenze industriali dalla fine dei cambi flessibili, scavalcata dall’economia cinese, indiana e, aggiungerei io, sud coreana, non per via della demografia, che conta sì in termini di produttività ma soprattutto in termini di mercato interno.
Non ho le tue certezze sui miracoli compiuti dalla moneta unica ma so che Cina ed India non ci hanno scavalcato grazie ai loro mercati interni rispettivamente di 1,5 miliardi di consumatori e 1 miliardo. La Cina dipende dal commercio con l’estero quanto gli Stati Uniti e la Germania messi insieme. Altrettanto dicasi per India e Corea. Con la differenza che noi in Cina abbiamo problemi ad entrare nel loro mercato interno…ma speriamo che anche in questo arrivi un aiutino dalla Via della Seta… e siamo scesi nella graduatoria da quando il nostro export viaggia con l’Euro che, in Europa, ha esaltato la Germania ed ha ammazzato noi, rispetto ad una crescita italiana che dagli anni 70 a fine anni 90 era competitiva con Paesi Europei e anche Giappone. E così siamo scesi al settimo posto – e lì siamo grazie quasi esclusivamente all’export nonostante la gravissima crisi del credito alle imprese avvenuta in questi anni – mentre con l’arrivo dell’Euro ci siamo giocati il mercato interno con il forte contraccolpo che l’introduzione dell’euro ha provocato negativamente sulla crescita dei consumi delle famiglie.
L’Euro non ci ha miracolati. L’Italia sta compiendo da anni il miracolo di reggere malgrado l’euro.
Export dell’Italia dall’entrata dell’Euro per zone geografiche.
Aggiungo, ma tanto è come parlare al vento, che il 30% delle esportazioni della Germania, sono composte da prodotti realizzati in Italia. Fate fermare la Germania che poi se ride…
Ma che perdo tempo a fare… Voi non state cercando di capire ma solo di avere ragione. Pazienza. Appena avrete ridotto il nostro paese al livello del terzo mondo spero che chi ha diffuso le bufale di cui vi nutrite, lo appendano al muro. https://uploads.disquscdn.com/images/92aa6b8d4457c366f1eb7dbb172d5144d6b0e073ca4157c691cb0173941bad76.jpg
Export, ma i consumi interni?
La perdita del potere di acquisto da parte degli italiani?
Dove va una Nazione se l’economia interna e’ perennemente in recessione?
Penso che dopo questi 16 anni di euro la trasformazione dell’Italia sia visibile a tutti, solo chi ha interessi può negare una catastrofe del genere.
Dove ti giri e dove la gente annaspa.
Ah si. Ok!
ahahahahahh Paolo sei uno spettacolo che ti ci confondi… lo scienziato non lo fai ragionare: è tutta colpa dell’Europa e dell’euro e la peste la portavano le comete e se non viene più non è merito degli antibiotici e dei vaccini ma è perchè il complotto delle comete sta attaccando un altro pianeta.
Se porti un terrapiattista in orbita geostazionaria per fargli vedere che la Terra è rotonda, lui dopo ti dirà che gli oblò della navicella erano truccati o che gli avevi dato una droga che fa vedere le cose tonde.
Chi cavalca queste superstizioni per prendere il potere provocando enormi danni agli italiani, verrà spellato vivo… già litigano per declinare la propria responsabilità, ma non gli basterà per salvarsi… intanto, a differenza di poco tempo fa, i vari Matteo, Giggino, Virginia ecc. girano protetti dalla scorta… anche perchè hanno smesso da tempo di voler uscire dall’Europa.
Quelli che vogliono uscire dall’Europa anche a costo di fare default che tanto “poi si riparte”, si rassegnino: nè questo governo nè i prossimi lo faranno mai.
La vecchia Etruria, nel 2015, si posizionava, in un totale di 70 Popolari, tra le 10 banche ritenute, ma non nel confronto con la totalità dei 575 istituti di credito italiani allora operanti, le più grosse per imprese clienti. Questo è il dato fattuale. Dire con il senno dispregiativo di poi che era una “banchetta” (non “piccola” come è giusto dire di una banca territoriale che non punta a massimizzare i profitti e pertanto non è in grado di attrarre investitori italiani e stranieri) è una contraffazione controfattuale, politicamente strumentale detta da Renzi, pregiudiziale detta da te. Che questa cazzata, sia che sia detta per salvarsi la faccia (Renzi) o per sputtanare la tara congenita che caratterizza gli amministratori di banche come la vecchia Etruria (come dici te) è una falsità dire che era una “banchetta”, lasciando oltretutto intendere che quella dell’Etruria non aiutasse il territorio ma, anzi, fosse un peso, oltretutto un peso di stampo clientelare. Buona per assumere il cognato dello zio. Non in gradi di far scorrere il credito a vantaggio di imprese e famiglie. Questa è una cazzata che serve anche a mettere in cattiva luce agli occhi della pubblica opinione quei clienti, come ad esempio i truffati delle 4 banche, che compravano obbligazioni e azioni in cambio di mutui. E’ detta anche in questa chiave: rimborsarli?!? Ma che vergogna!
Da marzo sappiamo che questa “banchetta” poteva essere salvata. Purtroppo siamo nella Ue. Forse, se salvata, poteva essere risanata. Chissà. Rimessa in sesto anche grazie ad una riforma delle Popolari. Preferibilmente non quella di Renzi, riforma soverchiata dal caso Boschi.
Quelle che taluni definisco “banchette” sono state Banche determinanti per la crescita delle economie locali di ciascuna città italiana così come quelli che definiscono “liretta” la nostra ultima moneta nazionale (prima della vendita della nostra sovranità monetaria a coloro che hanno in mano il controllo di quasi tutto il Mondo) quando invece con la lira l’Italia è arrivata ad essere la quarta potenza industriale nel Mondo.
Mai stata quarta. E’ una cazzata. Saranno anche determinanti ma si sono tutte fuse. La CRF è diventata intesa, la banca toscana MPS, la Cesena credit agricole, idem la parma e piacenza, la popolare novara in Bpm, il credito romganolo in unicredit… idem la carispa perugia e la verona, e poi la lucca, la san miniato, la cariplo ecc ecc. Eran mille banche ne son rimaste un 20na… o come mai?
Mille banche? L’Italia quarta potenza mondiale non è una cazzata bensì un primato raggiunto nel 1991 ma corretto immediatamente al ribasso. Invece, l’Italia non ha mai visto operare gli sportelli di mille banche. Ok, il tuo è un modo di dire. A vanvera. Ma come mai quelle Popolari e di credito cooperativo sono andate in diminuzione…contrariamente alla Germania… si spiega non a vanvera bensì con l’accelerazione impressa a tante scalate e altrettante fusioni, sulla spinta di poteri politici finanziari economici editoriali (per piacere, non alludo ad alcun complotto giudaicoplutomassonico…mi bastano gli inciuci tra sinistra e certa destra succube del ce lo chiede la Ue) indifferenti all’economia reale e al radicamento territoriale locale. Speriamo che futuri interventi di governo in materia di banche abbiamo un occhio di riguardo per ciò che rimane della tipologia di aziende del credito interessate a dare sviluppo alle comunità locali e sostegni a piccole medie imprese e famiglie. In sostanza, c’è da sperare che un governo, se non questo in carica, un altro di segno opposto ad interventi di stampo liberista, provveda a cambiare gli interventi messi in atto dai governi PD. Il 26 maggio serve anche in questo senso UN VOTO PER CAMBIARE L’EUROPA CHE HA IMPEDITO DI SALVARE L’ETRURIA E LE ALTRE BANCHE.
Che dall’introduzione dell’euro ad oggi siamo retrocessi al settimo posto tra le potenze industriali e’ vero o è una cascata anche questa?
Sorpassati dalla Cina, 1.5 miliardi di persone e India 1 miliardo di persone. Nazioni emergenti che sono destinate a scalare altre posizioni. Dimmi che siamo in grado di fare concorrenza alla Cina e mi sganascio dalle risate…
Quando il PIL italiano aumentò in un colpo solo del 18% grazie a quello che venne definito dal The Economist un «gioco di prestigio statistico», l’Italia superò per Prodotto Interno Lordo la Gran Bretagna divenendo la quinta nazione più ricca del mondo, dopo gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania e la Francia.
Ma evidentemente non bastava…: il 15 maggio 1991 il ministro degli Esteri Gianni De Michelis rese noto che, secondo il rapporto messo a punto dalla società Business International e inviato da De Michelis anche al presidente del Consiglio Giulio Andreotti, l’Italia era diventata la quarta potenza industriale del mondo, davanti alla Francia e alla Gran Bretagna. Secondo questo rapporto del Business International, nel’90 l’Italia era diventata la quarta nazione più industrializzata del mondo dopo Stati Uniti, Giappone e Germania.
La stima venne poi corretta al ribasso per via del forte disavanzo dei conti pubblici italiani, e il PIL italiano subì un contro-sorpasso da parte sia della Francia e sia del Regno Unito durante gli anni NOVANTA durante i quali vi fu una stagnazione dell’economia italiana che crebbe in media solo dell’1,23% annuo contro la media europea del 2,28%.
The end.
meno male che so io il piappaiolo…
In breve: prima che cominciassero le grandi acquisizioni bancarie che ridussero drasticamente le sigle, BPE era il 94esimo istituto del panorama italiano. Mi ricordo ancora la classifica: 1BNL 2SanPaolo 3Comit, 4 Credit e poi a cascata. Alla fine degli anni 90 Pop. Vicenza e BPE erano piu’ o meno appaiate. Poi i veneti han preso il volo prima di fare il tonfo. Ma onestamente importare sega dei diminutivi. Questo era! Della 4 banche non era certamente la piu’ importante, visto che banca Marche era 4 volte piu’ grande.
Mi dispiace che mi leggi solo ogni tanto, perchè di questi problemi ho inziato a parlarne nel 2010. Nel 2013 assieme al Ruzzi ci fecero sapere che la banca stava meditando una querela. Le mie fonti erano interne alla stanza dei bottoni, ma ho sempre cercato di evitare guai ulteriori. Mi pento e mi dolgo di non aver avuto piu’ coraggio.
Sull’insider trading nessuna procura ha indagato BE. Non ci fu infatti nulla di strano, anche se in tanti ci avrebbero sperato. L’unico speculatore fu De Benedetti su BPM. Consob mostrando i dati di BE, spiegò che gli scambi avevano subito variazioni minime, anche se il titolo aveva avuto oscillazioni di rilievo, segno che pochi mvimenti erano in grado di generare grandi variazioni (un segnaccio per chi gioca in borsa)
Casalini, dai i numeri? 70 e non 98 erano le Popolari esistenti in Italia quando divenne legge la riforma decretata dal governo Renzi. Di quelle 70 (non 98) Popolari solamente 10 rientrarono nel parametro del patrimonio superiore agli 8 miliardi stabilito dalla riforma ed erano, dalla più grande alla più piccola 1) Banco Popolare 2) Ubi 3) Bper Emilia Romagna 4) Bpm Milano 5) Popolare Vicenza 6) Veneto Banca 7) Popolare Sondrio 8) Credito Valtellinese 9) BANCA POPOLARE DELL’ETRURIA 10) Popolare di Bari.
Casalini caro, Banca Marche non so quanto fosse più grossa ma so che questa banca era commissariata al 2013…sottolineo dal 2013. Questi sono i dati, noti e certi. Mi dispiace non poter dire altrettanto delle tue inchieste giornalistiche.
PS: non ho scritto di un insider trading indagato sul conto dell’Etruria. Ho ironizzato sul decreto legge con cui Renzi ha imposto la trasformazione delle banche popolari in società per azioni e su Renzi che poi venne interrogato dalla Procura di Roma per guadagni sospetti per le società di amici-finanziatori.
Ma io non ho citato la graduatoria delle popolari, ma delle banche italiane. La nostra era al 94′ posto. Nell’84 lavoravo per il parabancario della BNL e ci fecero una lezione su questi temi (il corso era certamente partigiano ma i numeri quelli erano). Governata per 30 anni da un grossista di formaggi che chiamava nel board tre bottegai, due artigiani, qualche industrialotto, tre ragionieri, diversi speculatori per gestire prestiti per miliardi di euro e che alla fine fu presieduta da un geometra… Parte di questa gente alla fine, per non aver mai aperto bocca, si è trovata sommersa di debiti e sanzioni milionarie. Per questo e non per i numeri la definisco una “banchetta” al di là delle battute infelici di Renzi.
PS. Quelli che continuano a vedere i comunisti dentro a BE, non sanno di quello che parlano. Parlano a vanvera e basta.
La vicenda dell’insider trading fu archiviata. Manco De Benedetti (che personalmente mi resta assai antipatico) fu inquisito per questo, anche se fu l’unico speculatore a guadagnarci. Dimostrò che quando fece la speculazione la notizia era già stata pubblicata dal Sole24ore e quindi tutti avrebbero potuto farlo. Capita spesso che i provvedimenti vengano resi noti quando sono in preparazione (oggi poi si fanno gli annunci 6 mesi prima) Eerano stati avvisati per tempo i vertici di bankitalia, i presidenti delle pricipali popolari (quelle coinvolte), la consob, l’abi ecc ecc. Quando Renzi gli confermò che la legge la stavano per approvare, il testo lo consocevano già tutti nel mondo bancario e anche i giornaloni…
Governava ancora Mario Monti quando il cda di BPE dichiarava che… https://uploads.disquscdn.com/images/8c64c6ceebaae047951eb137b72df249dc3efc0de3ec9f987bead5d58fd3dae3.jpg
Casalini praticamente tutte le Banche locali italiane sono state governate da ragionieri, industrialotti, artigianotti e bottegai ma sono state salvate da pesanti debitamenti e da rischi di default ad esclusione di 4 Banche tra cui Banca Etruria per le quali l’Unione Europea ha detto no.
Paolo caro, Banca Etruria era un peso per Arezzo???? Scolta amico mio, dentro la tua espressione dispregiativa “Abbiamo perso la banca del territorio, quella che assumeva il cognato perchè lo zio conosceva l’amico che contava” è implicato anche un modello di governance (in cui tu escludi erroneamente che la politica abbia mai avuto un peso) che, pur avendo consentito errori e affari così e così in passato, ha anche preservato per decenni il legame forte tra banca, piccole e medie imprese, famiglie. Legame allentato parecchio a cominciare da quando questa banca fu obbligata a trasformarsi in spa. Quella dell’Etruria sarà anche stata – come dici te e come dice Renzi- una “banchetta” ma era tra le prime 10 popolari italiane per attivi.
Scusa sai, ti domando: la tanto glorificata riforma delle Popolari decretata (senza neanche passare per il Parlamento) dall’allora governo Renzi-Boschi-Padoan alla luce di quanto tu sostieni oggi e sostiene pure Renzi oggi da quando l’Etruria è fallita, cosa fu? Una mossa per lanciare sui mercati internazionali alcune banchette decotte? Alò, non ci pigliamo pei fondelli.
Tra la riforma delle popolari e il commissariamento di Banca Etruria passarono 3 settimane scarse. Che vuoi dire che i problemi son nati in quelle 3 settimane? I problemi di BE nascono a cavallo del millennio, ma già serpeggiavano dagli ultimi due decenni del secolo scorso. I bilanci si possono aggiustare, si possono non far apparire i crediti ormai in cavalleria dicendo che possono ancora essere recuperati, ma quando Butali 15 anni fa scappò dal CDA rifiutandosi di firmare il bilancio, pensi che non avesse visto come stavano le cose? Rossano Soldini si dimise 10 anni fa esatti perchè? La prima ispezione di BI in cui si alzarono le antenne è di 12 anni fa. Lo so anche io che nel secolo scorso la Banca Mutua Popolare Aretina ha dato una bella spinta alla nostra città. La storia del dissesto ha radici profonde e lontane. Non mi fare aggiungere altro che di querele ne ho già avute sette e so bello che gonfio…
Di questa banca ormai conosco ogni prestito, ogni acquisizione, ogni nomina, ogni manfrina, ogni mancia degli ultimi 20 anni e il perchè di ciascuna di queste. Anche i ceffoni che son volati nel cda (letteralmente). Non mi fare pipponi su BE perchè non ne ho proprio bisogno.
In quanto alla riforma che dici tu, giaceva in un cassetto del centro detra dal 2004. Accompagnai personalmente e con la mia auto, Giorgio La malfa presidente della commissione finanze da Faralli a cui assicurò che nel cassetto sarebbe rimasta. Tira e molla nessuno aveva avuto il coraggio di dire che una holding finanziaria non poteva essere gestita come fosse una cooperativa ne tantomeno poteva quotarsi in borsa. Era una contraddizione nei termini. Un pastrocchio come solo in Italia sappiamo fare. E questo lo sapevano tutti da molto tempo. Solo che faceva comodo così. Sennò come potevano i commercianti aretini, gli industriali e gli artigiani, a piazzare qualcuno dentro il cda se fosse stata una spa in cui comanda chi mette i quattrini?
Ebbasta inciuci. Evviva una società liberale in cui il capitale non è un mostro, ma il motore dello sviluppo. E i caproni che votano oggi non han capito un cazzo che li stanno portando verso una società statalista postcomunista. Cazzi loro quando se ne renderanno conto.
(questo scrivevo un anno prima del decreto di riforma http://168.119.250.97/permalink/19592.html
Un bell’articolo su com’e’ stata amministrata MPS (che e’ viva e vegeta a differenza di Banca Etruria) ci starebbe bene, così capiremmo meglio i suoi criteri di paragone.
Il danno prodotto dall’Unione Europea alla città di Arezzo e’ di proporzioni non quantificabili.
https://www.huffingtonpost.it/2019/03/19/lerrore-di-bruxelles-ha-fatto-fallire-le-quattro-banche-la-corte-ue-decisione-della-commissione-su-tercas-va-annullata_a_23695567/?utm_hp_ref=it-homepage
Il danno prodotto dalla Vestagher ai risparmiatori di Banca Etruria è di proporzioni non quantificabili.
Però parliamoci chiaro: BE era decotta. Anzi peggio, era fradicia.
Non era piu’ in gredo di erogare denaro a nessuno.
Non aveva patrimonializzazione, non aveva liquidità, non aveva disponibilità. Era solo un peso per il territorio di riferimento.
Sta facendo molto di piu’ UBI Banca da un anno, di quello che ha fatto BE negli ultimi 10!
Poi possiamo pure stare qui a raccontarci le novelle dello stento e fantasticare su quello che abbiamo perso.
Abbiamo perso la banca del territorio, quella che assumeva il cognato perchè lo zio conosceva l’amico che contava. Questo certamente l’abbiamo perso.
Abbiamo perso la banca dove il CDA lo nominavano le associazioni di categoria: giganti del sistema bancario.
Abbiamo perso una holding amministrata come il condominio di casa, perchè volevamo continuare ad indossare il vestito della prima comunione anche per il matrimonio e se BE è arrivata a questo punto la colpa non è mica della Vestagher. No. E’ degli azionisti che si facevano coccolare alle assemblee e anche un po’ prima e forse anche un po’ dopo. Due mancette e tutti felici.
La Vestagher è stata stronza, ma se BE è andata a fondo mica è colpa sua… è anche colpa nostra.
Mi dispiace solo che i veri responsabili non li processerà mai nessuno.
PS. Anche se piace tanto pensare il contrario, in BE la politica non c’entra un cazzo e non c’è mai entrata un cazzo. C’entrano gli uomini, che si credono giganti ed invece sono nani.
Anche MPS e tante altre Banche erano e sono decotte ma non sono state fatte fallire come Banca Etruria.
E, visto che ha parlato di com’e’ stata mal amministrata Banca Etruria, mi faccia sapere com’e’ stata amministrata MPS.
UBI ha fatto bene fino ad oggi?
Ma UBI non è la Babca del territorio, Arezzo non ha più la sua Banca locale grazie all’Unione Europea e questo è e sarà un danno non quantificabile per l’economia locale.
Non parlo di ciò che non conosco se non per quello che ho letto sul giornale. Ora, visto che i giornali su BE ci han capito poco, credo che ciò che ho letto valga poco. La banca del territorio non li fa i miracoli. Io sono stato imprenditore di media impresa e non ci ho mai lavorato con le banche del territorio. Strumenti modesti, assistenza internazionale assente, parabancario ridicolo, ufficio estero minimo. Se avevo bisogno di una lettera di credito, la Citybank chi avrebbe preferito tra BPE e Unicredit? In un mondo globale sempre piu’ piccolo servono banche adeguate. Io esportavo esclusivamente in prosoluto. La banca del territorio, cos’era il factoring lo cercava sul vocabolario. La diffusione territoriale è utile per la raccolta e la piccola gestione del risparmio. Per gli anziani, per i piccoli commercianti e artigiani, per gli agricoltori. Scopi sociali importanti, ma chi è subentrato intende continuare anche se la concorrenza delle poste è molto forte. Finisco col dire che l’Europa ha impedito il salvataggio di BE. Ma se siamo arrivati ad aver bisogno di un bagnino non è colpa dell’Europa.
Paolo caro, francamente a me certe volte sfugge il significato delle metafore. Non sono arguto. Questa di Pinocchio, sinceramente, non comprendo cosa c’azzecca. Se l’hai inserita per aggravare il tuo giudizio sull’attuale governo, a tuo dire reo di regalare soldi pubblici agli speculatori in azioni ed obbligazioni, ok, è da copione. Altrimenti, anche senza metafora o l’ausilio di favole da cui trarre una morale, basterebbe dire che la quadra sui rimborsi rappresenta un’intercessione e/o una mediazione (chiamala come vuoi) in un grosso casino, di grossa dimensione, grossa a tal punto che va avanti da quella domenica del 2015 la discussione sul ruolo del governo Renzi Boschi; in sede giudiziaria è di questi giorni la notizia del processo su cui abbiamo polemizzato e che tu hai giustamente definito “monstre” agli ex consiglieri di amministrazione di BancaEtruria, una delle 4 banche del centro in cui le parti civili sono addirittura duemila, a dimostrazione di un groviglio difficilissimo di districare, tanto è grande la platea delle vittime. Se il tuo Pinocchio fosse stato lo spettatore di questo gran casino assistendo alla scena di un governo del Paese che dopo tanto arriva ad indicare a coloro che sono stati penalizzati dai fallimenti bancari la certezza di recuperare qualcosa, sono convinto che neanche lui, per quanto burattino, si sarebbe sentito un citrullo. In quanto:
questa via l’ha accettata anche l’Unione europea e, quindi, da europeista incallito e piuttosto acritico, dovresti essere semmai il primo a dire che va bene così.
Inoltre, a quanto ho capito io:
l’indennizzo sarà del 30 per cento per gli azionisti, invece gli obbligazionisti riavranno automaticamente il 95 per cento del capitale perso e la precedenza l’avranno i risparmiatori più bisognosi, non i ricchi, ma quelli con un reddito sotto la soglia dei 35mila euro e un patrimonio immobiliare non superiore ai 100mila. Per costoro i rimborsi saranno diretti, per gli altri un ulteriore controllo e verifica.
Io ho inteso così. E comunque non capisco come mai non hai mai incolpato di salvare gli speculatori quei governi PD che a suon di miliardi pubblici hanno salvato le banche, a confronto degli spiccioli messi nel tanto celebrato fondo per i rimborsi ai truffati.
Se lo avessero fatto avrebbero fatto bene. In realtà i soldi o li hanno prestati, o si son fatti cedere le quote. Meno tuttavia di quanto ci è costato salvare Alitalia a ripetizione. Son quasi sicuro anzi, che se si potesse tornare indietro, le 4 banchette non fallirebbero. Tutto sarebbe stato meglio di questo e sono sicuro che i grandi istituti di credito avrebbero fatto diversamente la loro parte. Io ho le mie idee ma non ho mai sostenuto alcun partito o alcun governo ad occhi chiusi. Il governo Renzi ha dimostrato una debolezza disarmante e Padoan in questo frangente mi ha molto deluso. Ma secondo me i rimborsi così come erano stati pensati erano equi e sufficienti (molto). Il resto è una mancia elettorale.
Alò, scherzi a parte, questi primissimi rimborsi avvengono (dopo tanto) grazie agli emendamenti al decreto Milleproroghe in vigore dal 22 settembre scorso. Emendamenti frutto dell’attuale maggioranza. Non del PD. Il fondo fu, sì, istituito dal Governo Gentiloni a fine 2017. Ma la sua attivazione è avvenuta grazie al Milleproroghe, sul quale il governo attuale pose la fiducia (la primissima fiducia) contro cui il PD occupò l’aula. Il PD maddè quale primogenitura si gloria? Semmai può vantarsi di avere appassionatamente gufato (e chissà che non abbia continuato a gufare insieme a Moscovici venuto in Italia in questi giorni ad aprire la campagna elettorale piddina) contro le norme di indennizzo della ben più vasta platea di coloro che non dovranno ricorrere all’arbitrato, sperando nell’apertura della procedura di infrazione contro l’Italia da parte della Ue
Obbligazionisti: chi aveva un reddito inferiore a 35 mila euro e patrimonio mobiliare sotto i 100 mila euro poteva chiedere il rimborso forfettario dell’80% dell’investimento; in alternativa c’era il ricorso all’arbitrato dell’autorità anticorruzione. In quest’ultimo caso l’Anac valuta ogni singola «truffa» e decide in base al grado di raggiro o di consapevolezza del risparmiatore. Dove viene accertata la violazione delle norme sul risparmio, il risparmiatore può ottenere fino al 100%. A fine 2018, per quanto riguarda gli obbligazionisti subordinati delle 4 banche, su 16.038 domande di indennizzo forfettario ne sono state liquidate 15.443, per un totale di 180,85 milioni di euro. Per quanto riguarda le venete, su 8.504 istanze ne sono state liquidate 2.183, per complessivi 8,67 milioni.
Azionisti: io continuo a ritenere che rimborsare gli azionisti deve essere un evento eccezionale e limitatissimo. Perché rifondere coloro che hanno partecipato regolarmente alle assemblee, hanno eletto e confermato questi dirigenti, li hanno sostenuti sbattendosene i coglioni di sapere quello che succedeva?
Se guadagno intasco io, se perdo paga pantalone. E’ un bel mondo davvero…
Dopo aver camminato una mezza giornata arrivarono a una città che aveva nome «Acchiappa-citrulli». Appena entrato in città, Pinocchio vide tutte le strade popolate di cani spelacchiati, che sbadigliavano dall’appetito, di pecore tosate, che tremavano dal freddo, di galline rimaste senza cresta e senza bargigli, che chiedevano l’elemosina d’un chicco di granturco, di grosse farfalle, che non potevano piú volare, perché avevano venduto le loro bellissime ali colorite, di pavoni tutti scodati, che si vergognavano a farsi vedere, e di fagiani che zampettavano cheti cheti, rimpiangendo le loro scintillanti penne d’oro e d’argento, oramai perdute per sempre.
In mezzo a questa folla di accattoni e di poveri vergognosi, passavano di tanto in tanto alcune carrozze signorili con dentro o qualche Volpe, o qualche Gazza ladra, o qualche uccellaccio di rapina.
— E il Campo dei miracoli dov’è? — domandò Pinocchio.
— È qui a due passi….