Banca Etruria e le responsabilità penali: non stiamo giocando a l’omo nero e a chi resta il gobbo paga penitenza!

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AREZZO BANCA ETRURIA SEDE STORICA

Quando si parla di responsabilità, è bene scinderne i significati. Un conto è la responsabilità morale, un altro la responsabilità civile, un altro ancora la responsabilità penale. Infine ricordo quanto sancisce la nostra costituzione: la responsabilità penale è solo personale. Non esiste una responsabilità penale per conto terzi.

Chiarito ciò, non ho neppure voglia di ricordare i passaggi con cui la Banca Mutua Popolare Aretina, florido istituto locale, fu affondato a colpi di acquisizioni farlocche, dettate da interessi inconfessabili.

Voglio invece ricordare che  13 anni fa, un consigliere della banca si dimise denunciandone il malcostume (Rossano Soldini per non fare nomi ma anche cognomi).

Tutti si voltarono altrove: l’assemblea riunita in pompa magna con ballerine e ricchi cotillon fece finta di non capire, la Guardia di Finanza preferì non immischiarsi, la Procura della Repubblica era in altre faccende affaccendate. Si mosse, con calma e cautela, la vigilanza di Bankitalia. Ci vollero 5 anni ancora prima di decidere che BEtruria doveva considerarsi spacciata.  I bilanci furono fatti esplodere, le garanzie richieste da bankitalia toccarono livelli mai visti prima in Europa (e nemmeno dopo).

Su Banca Etruria si era scatenata la tempesta perfetta: la volontà di cancellarla facendola acquisire a terzi con la scomparsa di un concorrente temibile dal centro Italia ed infine la possibilità di colpire Renzi (ingenuo al cubo) attraverso M.E. Boschi dopo l’improvvida nomina del padre.

Sto accusando Bankitalia? Si lo sto facendo.

Quasi un anno di gestione dei commissari straordinari nel più assoluto oblio. Fu chiaro in quel piovoso novembre, che gli era stato chiesto di non fare nulla e nulla era stato fatto: si aspettava solo il fallimento.

Nessuna trattativa diretta, nessuna due diligence presa in seria considerazione, nessun atto messo in campo per trovare uno straccio di soluzione. Forse per la prima volta nella storia repubblicana, si realizzava una sequenza che aveva un solo scopo: far fallire Banca Etruria.

Le associazioni dei risparmiatori (farlocche) si son prestate a far chiasso per rastrellare un po’ di consenso, politicizzandosi in forma esasperata e sperando in un ritorno elettorale (un fiasco), non hanno mai fatto un vero lavoro di inchiesta, per capire come siamo arrivati a questo punto.

Nessuno ha mai analizzato gli ultimi 30 anni di vita della banca, per capire le radici del debito. Tanto gli eventuali responsabili o son prescritti dalla legge o dalla natura.

Un ubriaco cercava le chiavi di casa sotto ad un lampione. Un passante si fermò ad aiutarlo, finchè non gli chiese: “Sei sicuro di averle perse qui?” – “No rispose l’ubriaco, le ho perse nella strada accanto” – “E allora perché le cerchiamo qui?” – “Perché la strada accanto è buia e qui c’è un lampione”.

Questi sono i processi a Banca Etruria. Si cercano i colpevoli dove non si potranno trovare, tanto per far calmare gli incazzati. Su questa amarissima vicenda locale, accetto qualunque confronto.

Paolo Casalini

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