In carcere la giudice Saguto, corruzione e soldi dalle amministrazioni giudiziarie

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Silvana Saguto

Ci sono voluti nell’ordine: 10 anni di inchieste di una piccola televisione di provincia (Telejato), una puntata de Le Iene e una docuserie di Netflix ma alla fine la (ex) giudice Silvana Saguto e’ finita dietro le sbarre.

Per Silvana Saguto, ex presidente delle sezioni Misure di prevenzione di Trapani e Caltanissetta che gestiva un immenso patrimonio di amministrazioni giudiziarie, la Cassazione ha confermato la condanna a 7 anni e 10 mesi di reclusione per i reati di corruzione e concussione.

In carcere è stato portato anche il marito di Silvana Saguto, l’ingegnere Lorenzo Caramma, deve scontare 6 anni e un mese. La procura generale nissena presieduta da Fabio D’Anna ha messo in esecuzione la sentenza di appello pure nei confronti dell’avvocato Gaetano Cappellano Seminara e del professore Carmelo Provenzano: il primo, che deve scontare 6 anni e sette mesi, si è consegnato nel carcere di Bollate (Milano); il secondo, condannato a 6 anni e 8 mesi, si è consegnato a Roma.

A bussare a casa di Silvana Saguto sono stati gli stessi investigatori del Gruppo tutela spesa pubblica che nove anni fa iniziarono a indagare sulla gestione scandalosa dei beni sottratti con i sequestri e le amministrazioni giudiziarie.

Negli anni d’oro intorno alla Caputo c’era anche un gran via vai,  la presidentessa diceva all’agente della scorta di andare a prendere la fidanzata del figlio e i poliziotti erano sempre a disposizione. Per fare la spesa, per andare in lavanderia.

La parabola della giudice si è conclusa proprio in quella casa che era diventata la sua corte, in cui erano ammessi solo pochi devoti. Casa che peraltro adesso è stata confiscata, per provare a blindare almeno una parte dei risarcimenti alle parti civili, perché nei conti bancari della giudice imputata non c’era nulla.

Giustizia e’ (s)fatta, troppo tempo c’e’ voluto per far si che altri giudici si degnassero di mettere sotto indagine una collega… come spesso accade infatti “cane non morde cane”.

 

 

 

 

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