6 anzi quasi 600 volte e più: forza.

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I paramedici in 1ª linea.

Quanto accaduto all’ospedale della Gruccia dove alcuni infermieri risultano contagiati dal corona virus mi ha spinto a dare forma diversa al ringraziamento che desidero estendere a tutte quelle figure (infermieri, operatori sociosanitari, tecnici, e tanti altri) impegnate in 1ª linea contro questa fottuta epidemia.
Ho già parlato dei medici, qualche paramedico aveva brontolato perché non avevo citato quella ampia categoria: non una dimenticanza, sono la voglia di fare un ragionamento un pochino più articolato. Una ragazza a me molto cara fa parte di questo gruppo, sa quanto tengo a lei, alle sue colleghe e al lavoro che svolgono.
Il loro impegno ed il loro ruolo in questa battaglia è sostanziato dai numeri dei soggetti contagiati fra i paramedici, quasi 600 in tutta Italia, a cui aggiungere naturalmente medici e altro personale del servizio sanitario.
Pensavo come è cambiato il rapporto fra il paziente e l’infermiere, io faccio parte di quella generazione (ho quasi sessant’anni) che quando andava al pronto soccorso da rabuschio si appoggiava agli infermieri anziani, l’esperienza e manualità venivano privilegiate; adesso credo che la formazione per l’utilizzo di tecniche e attrezzature sanitarie abbia ribaltato questo rapporto, facendo ricercare più gli operatori giovani. Perché è cambiato il loro ruolo e peso nell’organizzazione sanitaria affidando loro incarichi di responsabilità più elevata: professionisti che non si preoccupano soltanto del prelievo del sangue, della distribuzione dei farmaci, ma appunto paramedici. Come gli Stati Uniti gli addetti al 1º soccorso. Pensare poi ai tecnici di laboratorio alle prese con macchinari e procedure complesse mi porta a apprezzare maggiormente il ruolo fondamentale che tutti svolgono nell’ambito della sanità.
Complessità che appunto richiede percorsi almeno triennali di studio e formazione sul campo, una preparazione che purtroppo li espone a rischi come gli attuali.
Negli ultimi mesi in Toscana sono entrati in servizio qualche migliaio di infermieri e operatori socio sociosanitari, mi domando come facessero funzionare i servizi con una tale carenza di personale: credo che tutti abbiamo compreso che le risorse da destinare a questo settore non possono essere sottoposte a riduzioni.
Altro pensiero va alle famiglie che hanno subito lutti in questi giorni in cui persino l’onoranza funebre subisce i vincoli per la tutela dal corona virus. Difficilmente posso comprendere quanto dolorosa possa essere la rinuncia al saluto al proprio caro, quasi sempre l’ultima forma di rispetto e affetto. Quanto è stronzo questo virus.
E sono sicuro che anche voi vorrete dedicare un pensiero ai degenti del hospice e ai loro familiari, ora che anche in quella realtà tocca fare i conti con le rinunce che l’epidemia si porta dietro. Spero soltanto che quel servizio che riesca a riprendere funzionalità totale al più presto.
Un sentito abbraccio.

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